Non tocca ai medici di famiglia l’assistenza a domicilio dei pazienti Covid o sospetti Covid. Lo stabilisce il Tar del Lazio (clicca qui) accogliendo il ricorso del Sindacato Medici Italiani contro il provvedimento assunto dal governatore Zingaretti.
«Incaricare i medici di medicina generale del compito di assistenza domiciliare ai malati Covid risulta in contrasto con la normativa emergenziale. Infatti, per effetto delle disposizioni regionali della Regione Lazio i medici di medicina generale risultavano investiti di una funzione di assistenza domiciliare ai pazienti Covid del tutto impropria, che per legge dovrebbe spettare unicamente alle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca)», sottolinea Cristina Patrizi, Responsabile Regionale Area Convenzionata del Sindacato Medici Italiani.
«I medici rischiavano, così, di essere distolti dal compito di prestare l’assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi- aggiunge- I medici per mesi sono stati lasciati soli ad assistere tutta la popolazione ed anche i pazienti Covid e sospetti covid, investiti di una funzione domiciliare, ostinatamente reiterata con atti successivi e anche recenti, di questa Regione, in contrasto con la normativa nazionale. Ciò ha esposto medici e cittadini ad un rischio epidemiologico ed infettivo del quale qualcuno dovrà rispondere».
In Sicilia l’intesa per la discesa in campo dei medici di famiglia è stata siglata nei giorni scorsi, ma le modalità sono diverse da quelle “bocciate” dal Tar del Lazio, anzitutto perchè non andranno nelle case dei pazienti Covid ma effettueranno solo tamponi rapidi ai contatti stretti asintomatici o ai sospetti di contatto: clicca qui per l’intervista video di Insanitas a Luigi Galvano (FIMMG Sicilia).