Desta preoccupazioni la diffusione del vaiolo delle scimmie alle nostre latitudini, in cui la malattia non è endemica, nonostante le rassicurazioni arrivate dagli esperti del settore. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il centro dell’epidemia è l’Europa con 688 casi finora diagnosticati, l’88% del totale. È bene, però, ricordare che da diverso tempo alcuni vaccini utilizzati per il vaiolo si sono rivelati efficaci anche contro il vaiolo delle scimmie. Inoltre, questa tipologia di vaccini possono essere utilizzati sia nella fase pre-esposizione sia dopo essere entrati in contatto con il virus.
Il vaiolo delle scimmie
«È una malattia rara causata dall’infezione dal monkeypox virus (MPXV), virus a DNA a doppio filamento, membro del genere orthopoxvirus della famiglia Poxviridae. Le specie di orthopoxvirus (OPXV) patogene per l’uomo includono il virus del vaiolo bovino e il variola virus (causa del vaiolo, che è stato eradicato)- spiega Antonio Cascio (nella foto di Insanitas), direttore del reparto di Malattie Infettive e Tropicali del Policlinico “Giaccone” di Palermo- Il virus vaccinale è anche un OPXV che è stato utilizzato per vaccinare le persone ed è stato uno strumento chiave per l’eradicazione del vaiolo. L’MPXV prende il nome dal suo rilevamento iniziale nelle scimmie, ma viene trovato principalmente nei roditori».
Con l’eradicazione del vaiolo nel 1980 e la successiva cessazione della vaccinazione contro lo stesso, MPXV è emerso come il più importante orthopoxvirus in circolazione. Il vaiolo delle scimmie si presenta sporadicamente nelle parti centrali e occidentali della foresta pluviale tropicale dell’Africa e poiché tale malattia è correlata al virus che causa il vaiolo, i vaccini progettati per il vaiolo sembrano fornire un certo grado di protezione incrociata. Dati precedenti raccolti in Africa suggeriscono che i precedenti vaccini contro il vaiolo possono essere efficaci fino all’85% nel prevenire l’infezione da vaiolo delle scimmie. Riconoscendo tale efficacia protettiva, l’UK Health Security Agency nel Green Book (Immunisation Against Infectious Diseases) prevede che per chi lavora nei laboratori in cui vengono manipolati i virus del vaiolo e simili prendersi in considerazione la vaccinazione contro il vaiolo.
Vaccino contro il vaiolo
Storicamente, i vaccini contro il vaiolo di prima e seconda generazione utilizzati nei diversi programmi di immunizzazione si sono rivelati reattogeni essendo associati al rischio di altri gravi eventi avversi. I più recenti vaccini contro il vaiolo di terza generazione hanno un profilo di effetti collaterali molto migliorato.
«MVA-BN (Imvanex) è un vaccino Ankara modificato vivo di terza generazione, prodotto da Bavarian Nordic. Il virus utilizzato nel vaccino viene attenuato attraverso passaggi multipli nelle cellule fibroblastiche di embrioni di pollo. L’attenuazione porta ad una sostanziale perdita del loro genoma soprattutto dei geni responsabili della virulenza e della evasione immunitaria. Il virus attenuato ha una capacità di replicazione molto limitata e una bassa neuro-patogenicità negli studi sull’uomo e sugli animali, pur mantenendo le proprietà immunogeniche, comprese le risposte immunitarie protettive dimostrabili contro diversi orthopoxvirus- precisa ancora il professore Cascio- MVA-BN è stato approvato per l’uso nell’Unione Europea nel 2013, per l’immunizzazione attiva contro il vaiolo negli adulti. Attualmente, nessun altro vaccino contro il vaiolo di terza generazione è approvato per l’uso nell’UE. Sebbene il produttore non abbia cercato un’indicazione per il vaiolo delle scimmie nell’UE, MVA-BN è commercializzato col nome JYNNEOS negli Stati Uniti e ha ricevuto l’approvazione della FDA per la prevenzione del vaiolo e del vaiolo delle scimmie nel settembre 2019».
Il produttore raccomanda per il MVA-BN la seguente posologia come profilassi pre-esposizione
Profilassi post-esposizione (PEP) per il vaiolo delle scimmie
Secondo le linee guida internazionali l’uso della vaccinazione dopo un’esposizione al vaiolo delle scimmie può prevenire o attenuare l’infezione, come conferma anche l’infettivologo palermitano: «Negli Stati Uniti, l’Advisory Committee on Immunization Practices (ACIP) raccomanda che alle persone con un’esposizione monkeypox virus possa essere offerto caso per caso la vaccinazione post-esposizione. Il CDC consiglia di somministrare il vaccino contro il vaiolo entro 4 giorni dalla data di esposizione per prevenire l’insorgenza della malattia, ma dovrebbe essere offerto fino a 14 giorni dopo l’esposizione. La somministrazione del vaccino entro 14 giorni dall’esposizione può ridurre i sintomi della malattia, ma non necessariamente prevenire la malattia. Da notare che le raccomandazioni del CDC si basano ancora sull’uso di ACAM2000, che è un vaccino contro il vaiolo di seconda generazione, con un profilo di effetti collaterali diverso da MVA-BN (Imvanex)».
«Il Tecovirimat (TPOXX) è una piccola molecola sintetica selezionata da uno screening di oltre 350.000 composti chimici testati in vitro contro il virus vaccinale. La molecola ha dimostrato di inibire il virus del vaiolo e diversi orthopox virus animali a concentrazione submicromolare interagendo col prodotto di un gene che codifica per una fosfolipasi coinvolta nella formazione di un complesso proteico che catalizza l’avvolgimento di particelle virali mature intracellulari- riferisce Antonio Cascio- Tecovirimat ha mostrato una potente efficacia in più modelli animali. Il farmaco può essere somministrato per via orale e negli studi clinici di fase I si è dimostrato ben tollerato e sicuro. Uno studio di fase I realizzato su adulti di età compresa tra i 18 e i 79 anni ha permesso di validare un regime posologico di 600 mg per due volte al giorno, con un buon profilo di sicurezza».
«Più recentemente, è stata riportato una sopravvivenza del 100% nei macachi infettati con una dose letale di MPVX aerosolizzato nei casi in cui Tecovirimat sia stato somministrato fino a 5 giorni dopo il challenge; del 50% quando somministrato 8 giorni dopo il challenge- sottolinea Cascio- Nel luglio 2018, la FDA ha approvato Tecovirimat per il trattamento della malattia del vaiolo negli adulti e nei pazienti pediatrici di peso maggiore di 13 kg. Il 6 gennaio è stato autorizzato dall’EMA e in base a questa determina, l’Agenzia Italiana del Farmaco il 25 marzo 2022 ha approvato in Italia il trattamento con il Tecovirimat Siga capsule da 200 mg per combattere le infezioni virali negli adulti e nei bambini con peso corporeo di almeno 13 kg: vaiolo, vaiolo della scimmia, vaiolo bovino. La posologia per un adulto è di 600 mg 2 volte al giorno per 14 giorni».