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Dal palazzo

«Colpa di disinformazione e “falsi miti”»

Vaccinazioni, gli esperti lanciano l’allarme: «In Italia la copertura è sotto la soglia di sicurezza»

Soprattutto a causa di disinformazione e falsi miti, spesso non si raggiunge il minimo del 95 per cento che garantisce la cosiddetta "immunità di gregge". E oltre a procurare morti, tutto ciò comporta anche un costo economico sia per lo Stato che per la famiglie a cause delle malattie che sopraggiungono.

Tempo di lettura: 6 minuti

Roma: una bambina di 4 anni muore per un’encefalite causata dal morbillo. Bologna: una neonata di soli 28 giorni muore di pertosse. E ancora Roma: tre lattanti di 2, 3 e 5 mesi colpiti da meningite da Haemophilus Influenzae di tipo B.

Questi alcuni dei più rilevanti casi italiani che hanno portato alla ribalta della cronaca malattie infettive. La comunità scientifica è compatta nell’individuare la causa: l’Italia è tra i Paesi meno virtuosi in tema di vaccinazioni e le coperture sono oggi in preoccupante calo.

I DATI NON TRANQUILLIZZANO…

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, le coperture vaccinali per malattie come poliomielite, tetano, difterite ed epatite B oggi sono al di sotto del 95% (la soglia di sicurezza) e la copertura scende sotto la soglia dell’86% per morbillo, parotite e rosolia, patologie per cui, secondo i dati diffusi dalla Società Italiana di Pediatria, oltre 358.000 bambini non sono stati vaccinati negli ultimi 5 anni.

«La vaccinazione rappresenta uno degli interventi di sanità pubblica maggiormente efficaci e sicuri- spiega Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità- Attraverso la cosiddetta immunità di gregge, anche i non vaccinati beneficiano degli effetti positivi della vaccinazione, sempre che la copertura sia superiore al 95 per cento. Il calo delle vaccinazioni costituisce un grave pericolo per la salute di tutti: per fare un esempio, la mancata vaccinazione antinfluenzale di tantissimi anziani dopo un falso allarme sui rischi del vaccino è stata una delle cause del “boom” di mortalità nel 2015».

L’informazione sui vaccini, il ruolo sociale dei media e la corretta informazione scientifica nell’era digitale sono al centro del Corso di Formazione Professionale “La corretta informazione a tutela della salute di tutti: il ‘caso’ vaccini, tra falsi miti e pregiudizi”, promosso dal Master “La Scienza nella Pratica Giornalistica” (SGP) della Sapienza Università di Roma con il supporto incondizionato di Sanofi Pasteur MSD.

VACCINAZIONI IN ETÀ PEDIATRICA

«Le vaccinazioni in età pediatrica sono indispensabili poiché i vaccini praticati riguardano malattie per le quali le cure disponibili non sono efficaci- dichiara Alberto Villani, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS di Roma- Bisogna superare l’ignoranza e la diffidenza e per questo è necessario avvalersi di fonti certificate, identificabili e autorevoli. La Società Italiana di Pediatria sta facendo tutto il possibile perché la cultura vaccinale sia sentita e diffusa».

VACCINAZIONI IN ETÀ ADOLESCENZIALE

Anche in età adolescenziale le vaccinazioni sono fondamentali: il vaccino contro il Papilloma Virus umano (HPV) è in grado di proteggere ragazzi e ragazze da vari tipi di cancro, come il tumore del collo dell’utero, il cancro anale, le lesioni precancerose di cervice, ano, vulva e vagina e i condilomi genitali.

«Nel piano vaccinale è prevista la vaccinazione contro HPV per le femmine di 12 anni di età ma alcune Regioni hanno ampliato a più classi d’età (17 e 25 anni) e hanno anche previsto i maschi di 12 anni- spiega Michele Conversano, Direttore del Dipartimento Prevenzione di ASL di Taranto- Tutto questo è stato facilitato sia dalla riduzione del costo del vaccino contro il Papilloma Virus sia dalla semplificazione della schedula di somministrazione (due dosi invece di tre). Allargando ai maschi questa vaccinazione, oltre a prevenire le malattie da HPV nel maschio stesso, si interviene riducendo il serbatoio infettivo. Adesso attendiamo il nuovo Piano Nazionale Vaccini nel quale la vaccinazione dovrebbe essere offerta a maschi e femmine gratuitamente in tutte le Regioni».

VACCINAZIONI IN ETÀ ADULTA

La pratica vaccinale in età adulta è legata principalmente ai vaccini antinfluenzali, verso i quali spesso c’è scetticismo, talvolta anche da parte degli operatori sanitari. «La vaccinazione nell’adulto-anziano rimane una strategia sanitaria sottoutilizzata- sottolinea Graziano Onder, Ricercatore del Dipartimento di Geriatria, Neuroscienze e Ortopedia dell’Università Cattolica di Roma- Anche verso la vaccinazione antinfluenzale, sicura, e fortemente raccomandata, la sensibilità rimane bassa. Se l’influenza causa in Italia circa 8.000 decessi/anno attribuibili direttamente o indirettamente alla sua infezione, si stima che l’infezione da polmonite pneumococcica, per la quale la vaccinazione è poco diffusa, faccia 1,6 milioni di vittime ogni anno. Decessi evitabili con un semplice vaccino da somministrare dopo i 65 anni».

LA DISINFORMAZIONE

La comunicazione in ambito vaccinale ha sempre rivestito un ruolo cruciale nel processo di accettazione o resistenza verso le pratiche vaccinali, ma negli ultimi anni l’avvento del Web ha moltiplicato la velocità e la quantità delle informazioni disponibili, facilitando la pubblicazione di dati spesso errati e privi di base scientifica.

«La principale criticità informativa è costituita dai siti contrari alle vaccinazioni, che rappresentano il 35% delle fonti informative sul web quando si utilizzano le parole chiave “vaccino/i” e “vaccinazione/i”- spiega Antonio Ferro, Direttore Sanitario dell’Azienda ULSS 22 Bussolengo (VR) e responsabile del sito web VaccinarSì– Ritengo fondamentale che i mass-media facciano rete con gli operatori sanitari e che si crei una fitta rete di messaggi positivi e significativi sulle vaccinazioni, affinché si riesca ad aiutare il pensiero critico della nostra popolazione».

«La cattiva informazione relativa alla sicurezza e all’efficacia delle vaccinazioni e all’incontrollata diffusione di tesi senza alcuna base reale- spiega Roberto Burioni, Professore ordinario della Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano- è un chiaro esempio della natura “orizzontale” di Internet, che intrinsecamente pone sullo stesso livello qualunque fonte. L’avversione alle pratiche vaccinali è tanto antica quanto i vaccini, ma le nuove modalità di comunicazione fanno emergere problematiche estremamente complesse riguardo alla libertà di opinione ed alla necessità di garantire un falso pluralismo in presenza di affermazioni riconosciute false in modo unanime dalla comunità scientifica, ma capaci di indurre comportamenti pericolosi per il singolo e per la società».

I COSTI DELLE MANCATE VACCINAZIONI

Per il sistema-Italia, non vaccinare contro una malattia prevenibile rappresenta un costo rilevante non solo in termini di salute pubblica, ma anche economici: uno studio (Cicchetti, Mennini et al, 2010) ha evidenziato come il costo complessivo per l’influenza, tra spese del SSN, dell’INPS, delle aziende e delle famiglie (costi diretti ed indiretti), sia pari a circa 2,86 miliardi di euro; vaccinando tutta la popolazione maggiore di 18 anni, i costi complessivi si ridurrebbero a 1,56 miliardi.

«L’utilizzo dei vaccini si traduce in un numero minore di visite mediche, esami diagnostici, trattamenti, ricoveri ospedalieri e, di conseguenza, in notevoli risparmi sui costi sanitari», spiega Francesco Saverio Mennini, Professore di Economia Sanitaria e direttore del Centre for Economic Evaluation and HTA del CEIS (Università di Roma Tor Vergata). «La vaccinazione svolge un ruolo importante anche nella prevenzione dei tumori, come, per esempio, nel caso dei vaccini contro l’HPV, che a causa delle patologie ad esso correlate costa al SSN italiano 291 milioni di euro all’anno. Non vaccinare contro una malattia prevenibile rappresenta, a fronte di un limitato risparmio legato all’acquisto e alla somministrazione dei vaccini, un costo più rilevante tanto in termini di salute quanto in termini economici  tra costi diretti e indiretti».

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