PALERMO. È necessario che medici, infermieri, studenti di medicina e professioni sanitarie e tutti gli operatori di settore si sottopongano alla somministrazione vaccinale contro l’influenza.
Al fine di informare e coinvolgere in maniera più capillare una quota sempre maggiore di operatori sanitari, è nata nel 2016 la campagna “Vaccinarsi in Sicilia”, che sfrutta il suo portale ufficiale e le sue pagine social cercando di sensibilizzare soprattutto i giovani sull’importanza di proteggere i propri pazienti a partire da un semplice gesto di responsabilità.
«La campagna di vaccinazione antinfluenzale è di straordinaria importanza, intanto in ambito assistenziale perché- sottolinea Carmelo Maida, ricercatore in Igiene e dirigente sanitario del Policlinico Universitario Giaccone– rientrerebbe tra i doveri morali di un operatore sanitario per mettersi nelle condizioni di salvaguardare i propri assistiti che compongono la popolazione più fragile. Uno strumento di Sanità pubblica per ridurre l’incidenza di questa patologia all’interno di una struttura sanitaria».
Un’azione non così scontata come potrebbe sembrare. «Fino al 2014-2015 circa il 5% degli operatori sanitari si vaccinava», spiega Claudio Costantino, ricercatore in Igiene generale ed applicata presso il Policlinico Giaccone e tra i primi promotori della campagna vaccinale.
E aggiunge: «Dall’anno successivo abbiamo deciso di cambiare strategia con i social e i mezzi di comunicazione più innovativi. Siamo riusciti a coinvolgere un numero crescente di medici, di medici in formazione specialistica e di studenti agli ultimi anni che frequentano già i reparti come tirocinanti a vaccinarsi».
La campagna “Vaccinarsi in Sicilia” presso il Centro Prelievi dell’Istituto di Igiene ha portato a risultati sorprendenti quadruplicando la copertura vaccinale pari al 28-30%.
Per quest’anno le previsioni guardano alla somministrazione di circa 2.500 vaccini soltanto al Policlinico di Palermo. «I giovani sono quelli che maggiormente recepiscono l’importanza della vaccinazione. Per quanto riguarda gli operatori sanitari più avanti con l’età- spiega Costantino- se già si vaccinavano continuano a farlo. Sono pochi invece quelli che decidono di vaccinarsi de novo ma la maggior parte rimane distante dal concetto di vaccinazione».
I ceppi influenzali da cui proteggersi sono quattro: «i ceppi A, l’AH3N2 e A H1N1, e i due ceppi B, Wisconsin e Yamagata, dalle zone dove sono stati isolati per la prima volta», spiega il ricercatore.
Sono due le vaccinazioni proposte per proteggersi dai quatto virus, il quadrivalente non adiuvato e il trivalente adiuvato.
«Il primo viene somministrato a soggetti giovani e in salute, proposto alla maggior parte degli operatori sanitari e si può fare anche ai bambini a partire dai sei mesi di vita. Il secondo- continua Costantino- è riservato ai soggetti sopra i 65 anni o con patologie che determinano una riduzione del sistema immunitario come un diabete grave, una forte immunodepressione o con terapie immunosoppressive, per esempio cortisoniche ad alte dosi. Si deve sempre valutare, come per qualsiasi farmaco un’appropriatezza prescrittiva e somministrativa».
Inoltre, per chi ne facesse richiesta, sono disponibili il vaccino contro lo pneumococco e, da gennaio secondo le linee guida assessoriali, anche contro il morbillo, esigenza dettata da una sempre maggiore incidenza della malattia e da un’assenza sempre più rilevante tra gli operatori sanitari di questo tipo di immunizzazione.
Si attende, tra fine novembre e le festività natalizie, il primo picco influenzale. Prima che il nostro sistema immunitario sviluppi, attraverso al vaccinazione, le giuste risposte ai virus influenzali intercorre un periodo di 7-10 giorni. È necessario correre subito ai ripari richiedendo, nel caso degli operatori sanitari, la somministrazione presso l’ambulatorio di “Vaccinarsi in Sicilia” o in caso contrario presso il proprio medico di medicina generale o il proprio centro vaccinale di appartenenza.
All’ambulatorio, infatti, è consentito l’accesso solo agli operatori sanitari e ai pazienti in dimissione. «Purtroppo- spiega Costantino- al momento nessuna azienda sanitaria siciliana è dotata di un ambulatorio vaccinale aperto alla popolazione. Possono venire però i pazienti in dimissione nel caso in cui gli sia stata indicata la vaccinazione antinfluenzale. L’obiettivo è avere aVaccinarSì, più presto un ambulatorio aperto anche alla popolazione generale».