codici rossi caos calci tavolo tecnico bando

Emergenza urgenza

La denuncia

Tutti i rischi dei pronto soccorso senza specialisti, Cimo-Fesmed: «Emergenza-urgenza da riformare»

Le proposte del sindacato al Ministero della Salute: creare un 4° LEA dedicato all’emergenza, rete unica e ruolo unico

Tempo di lettura: 3 minuti

«Un dermatologo potrebbe ritrovarsi a dover intubare i pazienti. Un otorinolaringoiatra a rianimarli. Un medico non specializzato ad occuparsi della ventilazione non invasiva. Un ginecologo dei traumi da incidente stradale. Non è assistenza sanitaria di guerra, ma quello in cui qualsiasi cittadino italiano potrebbe imbattersi recandosi in uno dei tanti Pronto soccorso affidati a cooperative, medici non specializzati e libero professionisti per far fronte alla carenza di medici di Emergenza-Urgenza».

Lo affermano dalla Federazione Cimo-Fesmed, aggiungendo: «Il ricorso a medici esterni nei pronto soccorso non ha più i caratteri dell’urgenza e della straordinarietà, ma si è diffuso a macchia d’olio nella maggior parte degli ospedali italiani per evitare la chiusura dei presìdi, a scapito della qualità e della sicurezza delle cure. Ma come si è arrivati a questo punto? I medici specialisti non vogliono lavorare in pronto soccorso. Un lavoro ritenuto da più parti come la vera essenza della professione medica è oggi considerato ad alto rischio: di turni insostenibili (più una certezza che un rischio), di denunce, di aggressioni, di stress lavoro-correlato, di non avere tempo da dedicare a se stessi o alla propria famiglia. A fronte di uno stipendio non commisurato al carico di lavoro e dell’impossibilità di esercitare la libera professione e di fare carriera».

Inoltre «risultano praticamente inesistenti gli incarichi ad altissima specialità e professionalità, previsti anche per offrire un nuovo incentivo di crescita professionale. La “vocazione” lascia presto il passo al “chi me lo fa fare”. Prova ne è la mancata assegnazione di oltre 600 borse di specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza: i giovani preferiscono percorrere altre strade, ma questo significa che la crisi non si risolverà nemmeno nei prossimi anni. La rete dell’emergenza territoriale 118, al contempo, soffre della medesima carenza e di ulteriori difficoltà: ogni Regione ha una propria organizzazione, ma il comune denominatore è la frammentazione tra l’ospedale ed il territorio, che senza una rete unica ed un ruolo unico non riescono a dialogare. E a rimetterci, ovviamente, è il paziente».

La Federazione CIMO-FESMED sollecita «una riforma seria e lungimirante dell’Emergenza-Urgenza» e ha presentato al Ministero della Salute una serie di proposte:

– Creare un 4° Livello Essenziale di Assistenza completamente dedicato all’area della emergenza-urgenza ospedaliera e territoriale con risorse dedicate;

– Creare una rete unica con l’istituzione di un Dipartimento di Emergenza-Urgenza transmurale che ricomprenda le aree dedicate sia dell’ospedale che del territorio, individuando le unità complesse, semplici dipartimentali e semplici e attribuendo incarichi di altissima professionalità per creare effettivi sviluppi di carriera;

– Creare un ruolo unico con passaggio alla dipendenza, su base volontaria e/o con esperienza professionale di 5 anni, dei medici convenzionati dell’area 118 garantendo al singolo medico la conservazione della originaria sede di lavoro;

– Definire standard omogenei per il reale fabbisogno di personale nei Dipartimenti di Emergenza in relazione ai volumi di attività effettivi;

– Ridefinire con risorse aziendali il valore economico della guardia e della specifica indennità per il personale della dirigenza medica;

– Risolvere la problematica INAIL relativa agli indennizzi non erogati;

– Ridefinire gli ambiti entro i quali al medico che lavora nell’area della emergenza-urgenza venga riconosciuta l’attività prestata come lavoro usurante;

– Rivedere le equipollenze e le affinità degli specialisti in medicina di emergenza-urgenza, che impediscono di avere ulteriori opportunità di lavoro in altre discipline;

– Creare un percorso formativo unico ed omogeneo su tutto il territorio nazionale;

– Rendere stabile l’ingresso nel SSN dei medici specializzandi a decorrere dal 3° anno di specializzazione;

– Introdurre strumenti di deterrenza per prevenire i fenomeni di aggressione nei confronti degli operatori sanitari.

Contribuisci alla notizia
Invia una foto o un video
Scrivi alla redazione




    1


    Immagine non superiore a 5Mb (Formati permessi: JPG, JPEG, PNG)Video non superiore a 10Mb (Formati permessi: MP4, MOV, M4V)


    Informativa sul trattamento dei dati personali

    Con la presente informativa sul trattamento dei dati personali, redatta ai sensi del Regolamento UE 679/2016, InSanitas, in qualità di autonomo titolare del trattamento, La informa che tratterà i dati personali da Lei forniti unicamente per rispondere al messaggio da Lei inviato. La informiamo che può trovare ogni altra ulteriore informazione relativa al trattamento dei Suoi dati nella Privacy Policy del presente sito web.

    Contenuti sponsorizzati

    Leggi anche