PALERMO. Ogni anno in Sicilia più di 17.000 anziani sono colpiti da tumore. L’incidenza aumenta in modo direttamente proporzionale all’età e più del 60 per cento dei nuovi casi riguarda gli over 65.
Per pianificare il più adeguato percorso di assistenza e cura, domani 27 marzo a partire dalle 8.30 nella sede dell’Ordine dei medici di Palermo a Villa Magnisi si svolgerà l’incontro di aggiornamento per tutte le specialità mediche e sanitarie.
L’iniziativa è denominata “Insieme con gli anziani contro il cancro” (dibattito dedicato ai malati anziani con e senza tumore) e fa parte della roadmap Oncologico-geriatrica promossa e coordinata dal prof. Silvio Monfardini (oncologo e direttore del programma Oncologia Geriatrica dell’Istituto Palazzolo Fondazione “Don Carlo Gnocchi” di Milano) e dal prof. Giuseppe Colloca (Direttore della Divisione di Geriatria del Policlinico Gemelli di Roma) e che ha già visto undici incontri in tutta Italia.
L’incontro di Palermo (clicca qui per il programma) avviene nella sede dell’Ordine dei medici per espresso volere del presidente provinciale Toti Amato, a dimostrazione della grande importanza che si attribuisce all’argomento anche in sede Ordinistica.
Ignazio Carreca, direttore della “International School of Medical Sciences” della Fondazione Majorana di Erice e organizzatore dell’incontro, sottolinea: «È necessario favorire un rapporto più strutturato con familiari, medici di famiglia e strutture residenziali, ma soprattutto l’inserimento dell’anziano non fragile negli studi clinici innovativi da cui finora questa categoria è stata pressoché esclusa».
Conclude Silvio Monfardini: «Ci troviamo di fronte spesso a pazienti complessi che, oltre alla patologia oncologica, presentano comorbidità e disabilità. Queste condizioni però non devono determinare l’automatica esclusione dall’accesso alle terapie innovative, che anzi potrebbero essere molto efficaci anche negli over 65. La definizione del programma di cura deve considerare anche le condizioni sociali di queste persone, facilitandone pure l’accesso agli ospedali. La complessità del quadro clinico impone un maggiore coordinamento tra ospedale e territorio».