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Dal palazzo

La lettera aperta

Trapianti cardiaci pediatrici, da Palermo parte l’appello: «Siano consentiti pure all’Ismett»

Il presidente del Movimento per la Salute dei giovani scrive al ministro Grillo, al governatore Musumeci e all'assessore Razza: «Finora non sono possibili da Roma in giù».

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PALERMO. «Da Roma in giù non sono operativi i trapianti cardiaci pediatrici. Una grave mancanza, che potrebbe essere colmata autorizzando in tal senso l’Ismett».

Lo afferma Fabrizio Artale, presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Movimento per la Salute dei Giovani”, che ha inviato una lettera aperta al ministro Grillo, al governatore Musumeci e all’assessore Razza.

«Mi permetto di rimettere in discussione il futuro dell’annosa problematica riguardante la Cardiochirurgia Pediatrica e per i Cardiopatici Congeniti Adulti (GUCH) di Palermo, in vista dell’attuazione della Nuova Rete Ospedaliera Siciliana», è il prologo della lettera, che prosegue così: «Considerando che la delicata attività in questione dovrebbe essere espletata con l’inscindibile cooperazione di altre specialità pediatriche, possiamo affermare con certezza che nel capoluogo siciliano ci sono tutti i presupposti logistico/assistenziali per realizzare un Centro di Alta Eccellenza Sanitaria».

Subito dopo Artale va, letteralmente, al cuore del problema: «Per rendere operativa questa vitale attività sanitaria è necessario avvalersi di un “Heart Team” costituito principalmente da Cardiologi, Aritmologi, Emodinamisti, Cardiochirurghi, Cardioanestesisti, Perfusionisti e da personale infermieristico altamente specializzati, che possano essere in grado, anche, di attualizzare una indispensabile attività di trapianti cardiaci pediatrici così come viene fatto, per tutti gli altri “organi solidi” pediatrici, presso l’Irccs Ismett di Palermo».

Infine, dal Movimento per la Salute dei giovani sottolineano: «Auspichiamo che queste considerazioni possano divenire spunto di importanti riflessioni ed efficaci risoluzioni che tanti piccoli e giovani sofferenti cardiopatici, con le loro famiglie, attendono da troppo tempo».

 

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