Reparti accorpati, interventi chirurgici rinviati, ambulatori chiusi, ambulanze ridotte: è la stretta che si profila in Campania perché le norme europee a medici e infermieri impongono di restare in servizio massimo 48 ore a settimana e riposarne 11, tra un turno e l’altro.
Nella Campania da tempo costretta a bloccare le assunzioni per ripianare i conti in rosso della sanità, le carenze di personale in organico non consentono di garantire tutti i servizi e, per adeguarsi alle nuove regole, e quindi evitare che scattino sanzioni pecuniarie e contestazioni penali, i manager di Asl e ospedali sono impegnati a riorganizzare l’assistenza, tagliando le attività cosiddette «non urgenti».
Mentre la Corte dei Conti avvia una serie di accertamenti nelle strutture sanitarie per capire perché la più ampia riorganizzazione dei reparti e non solo, disposta con il decreto Balduzzi nel 2012, non è decollata. I programmi di Asl e ospedali avrebbero dovuto essere approvati dalla Regione, e già realizzati.
Ritardi nel mirino. L’indagine contabile è condotta dal pubblico ministero Ferruccio Capalbo e la spesa contestata, collegata alla riforma mancata, questa l’ipotesi al vaglio, ammonta a più di dieci milioni di euro.