PALERMO. Prosegue a ritmo serrato la campagna vaccinale in Italia, che a breve includerà anche la terza dose di vaccino anti Covid. Dopo l’autorizzazione rilasciata dall’Aifa per le dosi addizionali, il Ministero della Salute ha già anticipato che si partirà con i soggetti fragili, principalmente trapiantati, immunodepressi e over 80. Anche in Sicilia fervono i preparativi, in cui probabilmente si partirà con le terze dosi tra la fine di questo mese e i primi giorni di ottobre, così come dichiarato dall’assessore regionale Ruggero Razza al Giornale di Sicilia precisando inoltre che “non vogliamo fare la corsa per arrivare primi ma la decisione dipenderà da ciò che verrà stabilito dalle linee guida ministeriali che dovranno indicare le date e soprattutto l’ordine delle priorità. È vero che i primi a fare i richiami saranno i pazienti fragili, ma ancora il Ministero della Salute non ha detto quale tipo di malattia o di disabilità inserire in questa categoria”.
In attesa di ulteriori precisazioni da parte del Governo centrale molte voci ricordano l’importanza di continuare ad immunizzare anche chi lavora in prima linea tra gli operatori sanitari, per cui la terza dose sembra essere prevista per gennaio. «Grazie ai diversi studi scientifici pubblicati al mondo abbiamo ormai chiaro che la protezione anticorpale dura 6/8 mesi con i vaccini ad mRna e qualche mese in più con quelli a vettore virale, sappiamo però che a determinare la protezione o meno dal contagio non è soltanto il titolo anticorpale, ma tutta una serie di fattori che sono indicati dagli studiosi come correlati di immunità- precisa Antonello Giarratano (nella foto di Insanitas), professore di “Anestesia e Rianimazione” di UniPa e direttore della relativa UOC del Policlinico “Giaccone”, oltre che membro del CTS regionale– Chiaramente il calcolo del dosaggio anticorpale può avere un razionale, ciò non esime dal mettere in conto il fatto che siamo protetti dalla malattia grave per un anno, ma gli operatori sanitari non sono protetti dal contagio già da un mesetto, infatti, nonostante siano abituati a proteggersi, continuano a contagiarsi con numeri sempre crescenti».
La decisione del Ministero della Salute di vaccinare prima i soggetti fragili è una scelta che non vuole ricalcare gli errori già fatti come la vaccinazione per categorie della prima ora. Ma è chiaro che gli operatori sanitari che combattono il Covid in prima linea non possono essere considerati alla stregua di qualunque altra categoria a rischio.
«Dopo mesi e mesi di pandemia, gli operatori sanitari non ce la fanno più, soprattutto in alcune aree, sono provati psicologicamente e fisicamente. Adesso sanno che potrebbero contagiarsi e anche se ciò non provoca la morte, causa però la sospensione dal lavoro, oltre le problematiche che si creerebbero in ambito familiare. Inoltre, se si dovessero contagiare 7 anestesisti e 4 infermieri in rianimazione Covid, ad esempio, come si farà a curare gli altri?- si chiede ancora Giarratano- A fronte di un numero limitato di dosi si potrebbe procedere a somministrare la terza dose anche ai sanitari che lavorano in prima linea contro il Covid tra cui quelli di Pronto Soccorso, Anestesia e Rianimazione, Malattie Infettive, ecc…Una soluzione alternativa potrebbe essere quella di lasciare i sanitari liberi di decidere se vogliono fare la terza dose oppure no».