PALERMO. Ha scatenato voci di dissenso e critiche la decisione di utilizzare in Sicilia solo il tampone antigenico per diagnosticare i casi di Covid–19, decidere il termine della quarantena e dell’isolamento che entra in vigore oggi, escludendo- tranne poche eccezioni- la conferma con il molecolare. Alcuni membri del Comitato Tecnico Scientifico siciliano, che sul tema non è stato consultato dagli organi istituzionali regionali, hanno sollevato non pochi dubbi su questa metodologia di lavoro.
Proprio di ieri, infatti, è la notizia resa nota da Giudo Rasi, consulente del commissario per l’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo e direttore scientifico di Consulcesi che ha dichiarato: «Con la variante Omicron destinata a diventare predominante, i tamponi antigenici rapidi rischiano di diventare inutili. La nuova versione del virus Sars-CoV-2 sembra in grado di sfuggire con maggior frequenza ai test diagnostici oggi più utilizzati».
Che i tamponi antigenici rapidi siano poco sensibili e quindi poco attendibili nel rilevare la positività alla variante Omicron lo ha anche sottolineato la Food and Drug Administration (Fda). «Dati preliminari indicano che circa il 40% delle persone positive alla variante Omicron può risultare negativo ai test rapidi, quasi 1 su 2. La “perdita” di affidabilità dei test antigenici rapidi potrebbe rendere “più complicato e difficile” contenere la pandemia» ha dichiarato infine Rasi.
La scelta di affidarsi soltanto ai tamponi rapidi di ultima generazione per contrastare la pandemia si scontra, quindi, con le linee guida dei tecnici, i quali avvertono che tutto ciò potrebbe portare ad una notevole diffusione dei contagi e potrebbe mandare in tilt il sistema di tracciamento.