«Relativamente alle stabilizzazioni, l’attenzione mediatica è destinata solamente al personale reclutato durante il periodo Covid in varie forme e nei vari profili professionali. Questo personale è sicuramente stato fondamentale a superare una fase terribile per il nostro Paese, ma non è stato il solo». Lo afferma Salvatore Mingrino (nella foto), segretario regionale aggiunto della Fedirets-Sezione Fedir, sottolineando che «in questi ultimi anni, specialmente dal 2020 in poi, quindi anche durante la pandemia, sia nella Sanità che in tanti Enti, personale del comparto e della dirigenza, amministrativi, ingegneri, avvocati, informatici, sono stati assunti a seguito di selezione e a tempo determinato per coprire i posti vacanti nei vari Enti».
«La legge Madia all’art. 20 del D. Lgs. N. 75/2017 ha previsto, con varie proroghe sino al 31/12/2022, tanto per il personale sanitario, quanto per il personale delle Amministrazioni pubbliche generalmente intese, Comuni e altri enti locali, la maturazione del periodo dei 36 mesi utile ai fini della stabilizzazione “diretta” (ex comma 1 dell’art. 20 Madia) che, purtroppo, poteva avvenire, appunto, entro il 31 dicembre 2022- aggiunge Mingrino- Il problema è proprio questo! Né la Legge di Bilancio 2023 né il Decreto “Milleproroghe”, approvati a fine anno 2022, hanno previsto la proroga, magari per adesso sino al 31/12/2023, di queste stabilizzazioni per chi ha maturato i 36 mesi di incarico, in barba a eguali sacrifici, uguale lavoro, spesso presso gli stessi uffici, nelle stesse Aziende, stessi Enti datori di lavoro di quel personale reclutato durante il periodo Covid. Ma non solo, all’interno della stessa categoria, ci sarà personale che è già stato stabilizzato perché ha maturato i 36 mesi entro la fine 2022, chi, invece è stato assunto qualche giorni dopo, ricadendo i 36 mesi nel 2023, si vede tagliato fiori da questa possibilità».
Mingrino sottolinea: «Per il solo personale del ruolo sanitario e del ruolo sociosanitario, invece la Legge n. 234 del 30/12/2021, all’art. 1, comma 268, lett. b), oggi prorogata al 31/12/2023, prevede la stabilizzazione con soli 18 mesi di incarico. Ciò non per fare una distinzione di priorità o di ruoli ma solo per richiamare ad equità e uguaglianza e parità di diritti a parità di requisiti: selezione preventiva e, addirittura, con soli 18 mesi di lavoro a differenza dei 36 mesi della legge Madia».
Dal punto di vista normativo secondo Mingrino «serve un intervento che preveda una della due soluzioni: 1) Una modifica della Legge Madia, all’art. 20 del D. Lgs. N. 75/2017, al comma 1 lett. c), che deve prevedere: “…abbia maturato, al 31 dicembre 2023…”. Questa con la maturazione dei 36 mesi, attualmente invece fermo al 31/12/2022. 2) L’altra opportunità sarebbe, per l’equità e parità di diritti, una modifica alla Legge n. 234 del 30/12/2021, art. 1, comma 268, lett. b) , già modificata dalla legge di bilancio 2023 – art. 1, comma 528 – che ha esteso la possibilità di stabilizzazione a seguito maturazione di 18 mesi entro il 31/12/2023, ma solo per il personale del ruolo sanitario e sociosanitario. L’articolo dovrebbe prevedere o: ” … tutto il personale delle aziende sanitarie, ospedaliere e ospedaliere universitarie…”, oppure la seguente espressione : “… il personale del ruolo sanitario, sociosanitario, amministrativo, tecnico, professionale, informatico… “».
Il sindacalista aggiunge: «Anche quest’ultima soluzione per chi, durante la pandemia, non ha guardato orari di lavoro, non ha lesinato sacrifici e rischi, stando accanto ai sanitari per le necessità degli approvvigionamenti, per la gestione del personale e il pagamento degli stipendi, per la gestione dei bilanci, per provvedere alle manutenzioni e organizzare i nuovi lavori di adattamento delle strutture, per le gestioni dei software e delle reti informatiche. Ci auguriamo che almeno i Parlamentari nazionali della nostra Regione possano prendere spunto da questa evidenziazione e far uscire l’argomento dall’equivoco e far assurgere a pari dignità migliaia di professionisti in attesa di stabilizzazione. L’ultimo treno resta la conversione in legge del Decreto Milleproroghe dove inserire un emendamento di questo genere».