Dal palazzo

Intervista a Michele Vecchio

Società Italiana di Neurologia, il nuovo presidente regionale: «Emozionato per questa ennesima sfida»

L'intervista di Insanitas a Michele Vecchio, responsabile dell’UOC di Neurologia all’Asp di Caltanissetta.

Tempo di lettura: 5 minuti

CALTANISSETTA. Nei giorni scorsi Michele Vecchio, classe 1963 (responsabile dell’UOC di Neurologia all’Asp di Caltanissetta) è stato eletto all’unanimità segretario regionale della Società Italiana di Neurologia (clicca qui). Ecco di seguito la nostra intervista.

Un incarico prestigioso…

«Sono emozionato per questa responsabilità che mi è stata data dalla comunità scientifica dei neurologi siciliani, con indicazione da parte del presidente nazionale, il professore Gianluigi Mancardi. Eminenti figure del mondo della ricerca pongono la neurologia italiana tra le migliori a livello mondiale. È stato per me importante anche che a questa elezione abbia voluto partecipare l’assessore Ruggero Razza, penso che possa realizzare quello spirito di cambiamento di cui tutti noi abbiamo bisogno. Mi è sembrato molto motivato, giuridicamente preparato e in grado di recepire le istanze dei professionisti. La Sanità non può andare avanti senza l’apporto determinante di chi ci lavora: i medici, gli infermieri, il personale sociosanitario, il personale amministrativo. L’attenzione che l’assessore ha voluto dare ai professionisti si materializzerà in uno dei compiti della Società Italiana di Neurologia: stare all’interno delle istituzioni, nei tavoli tecnici dove si affrontano le tematiche  operative sulla Sanità. L’assessore ha garantito alla nostra società una presenza costante. Noi saremo lì, vigileremo e daremo i consigli per cercare di sbagliare il meno possibile».

La neurologia è una delle branche più importanti della medicina…

«Tutte le discipline sono importanti. Semmai sono i numeri che pongono la neurologia in evidenza. L’ictus cerebrale per esempio è la seconda causa di morte, la prima causa di disabilità e la terza causa di demenza. Dobbiamo dare delle risposte a queste sfide. Lo stroke (ictus cerebrale) porta alla ridefinizione della disciplina neurologica verso l’emergenza-urgenza. L’assessore Razza ha come obiettivo la costituzione delle reti tempo-dipendenti. Nella rete ospedaliera sono già state disegnate le stroke unit, ce ne saranno quattro di Hub, cioè di primo livello, che sono Palermo, Caltanissetta, Catania e Messina».

L’iter nella Stroke Unit?

«Il paziente viene portato in area di emergenza, è sottoposto ai controlli, agli esami neuro radiologici. Poi si sceglie se praticare la terapia endovenosa o quella interventistica, con dei team specializzati, disponibili h24, per garantire una uniformità delle risposte. Cioè, non è possibile che l’ictus cerebrale a Milano ha un certo tipo di risposta con “outcome” positivi in termini di mortalità e disabilità, mentre se dovesse avvenire a Petralia Sottana o Mussomeli o a Gela questo non accade. Noi dobbiamo, nell’ambito delle normative regionali, disegnare dei team di professionisti multidisciplinari che, con risorse adeguate, consentiranno questo tipo di sistema, naturalmente collegato con il 118 che deve sapere esattamente dove portare il paziente. Lo stroke è stato il primo impegno assunto dall’assessore e noi saremo lì a garantire che tutte le figure- neurologo, neuroradiologo, neuroradiologo interventista, medici dell’emergenza e del Dea- siano partecipi a questo tipo di attività».

Michele Vecchio e Ruggero Razza

Fondamentale anche il ruolo della ricerca…

«La neurologia in questo momento, oltre allo stroke, non può tenere in secondo piano ciò che ci vede impegnati nella ricerca. Per esempio la sclerosi multipla dove siamo un’eccellenza in Italia e nel mondo, la demenza, per la quale tra poco arriveranno nuovi farmaci, e saremo in grado di determinare con grande anticipo la diagnosi precoce. Ma vi sono altre malattie che hanno aspetti clinico sociali come la cefalea, di cui soffrono milioni di persone. Entro quest’anno arriveranno dei farmaci nuovi che sono la rivoluzione in questo ambito. L’epilessia, un grande problema, che dobbiamo riportare a dignità. Quindi anche lì tavoli tecnici, e selezione di professionisti che devono garantire risposte sicure. Le linee guida saranno un altro obiettivo che i tavoli tecnici devono determinare anche perché ce lo impone la legge, ce lo impone la normativa medico-legale, la legge Gelli di riferimento, con protocolli a garanzia della sicurezza di noi stessi e dei pazienti».

Come si posiziona Caltanissetta a livello regionale?

«Una domanda che mi emoziona un po’.  Sono nato qui, questa è la mia città e ciò mi impone una particolare attenzione. Oltre a confrontarmi con la direzione strategica, devo confrontarmi con i cittadini. Io vado a prendere il caffè in piazza, al supermercato, nei ristoranti e voglio che nessuno mi dica “tu parli e  poi non facciamo niente delle cose che a noi interessano”. La neurologia qui ha una storia: è quella del dottore Avenia che l’ha fondata e io sono stato onorato di essere stato un suo allievo. Sono primario da oltre 10 anni e in questi anni ho indirizzato il reparto verso un criterio di efficienza e qualità. Facciamo le cure migliori per l’ictus, e anche per la sclerosi multipla di cui siamo Hub. La definizione di ospedale Hub, che il Sant’Elia merita, è stata fondamentalmente legata alla presenza della Neurologia. Abbiamo necessità di fare funzionare meglio tutto l’ospedale, che in questo momento vive una crisi di fiducia. Spesso sento i singoli operatori che mi dicono che questo e quest’altro non va bene. Se sono sfiduciati gli operatori, figuratevi i cittadini. Ciò ci deve dare maggiore motivazione per cambiare le cose».

Lei è diventato primario giovanissimo, adesso anche questo prestigioso incarico.

«Io sono sempre proiettato al futuro. Vivo pienamente la mia vita, lavoro, mi diverto a esercitare questa professione, che è la mia passione, faccio una vita come tutti gli altri, ho i miei hobby, mi piace tanto il mare, la natura, le persone. Vivo sempre a contatto con le persone, mi piace leggere le emozioni nei loro occhi e trasferire le mie di emozioni. Sono sposato, ho due figli meravigliosi, che purtroppo abitano fuori e questa è una realtà che riguarda molte famiglie e quindi mi sento partecipe del loro “dolore”. Ho una sensazione sempre sgradevole quando vado all’aeroporto di Catania per riaccompagnare i miei figli e insieme a me ci sono numerose famiglie che accompagnano i loro. Questo è un fenomeno che spero nei prossimi 10-20 anni possa invertirsi. Non è possibile che la storia dell’emigrazione debba sempre riguardare le famiglie dei siciliani».

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