ENNA. È notizia degli scorsi giorni che l’IRCCS Oasi Maria SS. di Troina e l’Università degli Studi di Catania partecipano con un ruolo chiave al progetto europeo ICOD: il primo finanziato dalla Comunità Europea per studiare un innovativo approccio farmacologico al trattamento dei deficit cognitivi nella Sindrome di Down. ICOD, sta per “Improving COgnition in Down syndrome”, il progetto infatti nasce per offrire alle persone che soffrono di questa forma di disabilità e alle loro famiglie, un nuovo approccio sia nella valutazione che nel trattamento dei deficit cognitivi. La Sicilia ha dunque l’occasione di confrontarsi con importanti partner internazionali ed è rappresentata da due referenti sui cinque che compongono il coordinamento dell’intero progetto.
Insanitas per saperne di più ne ha parlato con il professore Filippo Caraci (nella foto), coordinatore per le attività di dissemination a livello europeo, docente di Farmacologia presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute di UniCT e Responsabile dell’UOR di Neurofarmacologia presso l’Oasi di Troina.
Qual è il ruolo dell’Italia in questo progetto Europeo?
«L’Italia ha un ruolo centrale in questo progetto. Noi siamo orgogliosi del compito che è stato assegnato sia all’Università di Catania che all’IRCCS di Troina, non solo come partner del progetto, ma anche come centro coordinatore per le attività di dissemination a livello europeo».
Torniamo alla collaborazione tra UniCT e Oasi. Quale ruolo ricopriranno reciprocamente?
«Il progetto nasce grazie alla collaborazione scientifica tra l’Università di Catania e l’IRCCS di Troina nell’ambito dell’accordo quadro di ricerca siglato il 23 dicembre 2020 dal Rettore Francesco Priolo e dal Presidente dell’Oasi Padre Silvio Rotondo, dopo una collaborazione di anni. Si è dunque realizzata una piattaforma congiunta tra IRCC e UniCT, questa consentirà ai docente UniCT e ai ricercatori dell’Oasi di Troina di partecipare attivamente alla ricerca traslazionale attingendo a dati comuni. UniCt darà il know how scientifico, l’Oasi di Troina- la sua straordinarietà è che i medici seguono da trent’anni i loro pazienti- invece ha un ruolo essenziale, sarà la sede dove verranno reclutate, per l’Italia, le persone -33 delle 128 – con sindrome di Down, per la conduzione dello studio clinico che avverrà, in sede, in una fase successiva a quella attuale: gli studi di farmacocinetica ovvero come il farmaco si distribuisce nell’organismo».
Professore Caraci, può spiegarci in cosa consiste l’innovatività del progetto ICOD?
«I deficit cognitivi influenzano profondamente l’autonomia delle persone con Sindrome di Down e richiedono un approccio multimodale in cui la possibile efficacia clinica del nuovo farmaco deve essere vista all’interno di un trattamento più ampio che preveda una più attenta valutazione psicometrica delle funzioni cognitive con nuovi e validati strumenti psicometrici come quelli che saranno adottati in questo progetto. Mi riferisco in particolare al Bordeaux Maze Test, un test per la valutazione delle funzioni cognitive ed in particolare della memoria di lavoro sviluppato per essere utilizzato sia a livello preclinico (nei modelli animali di Sindrome di Down) che a livello clinico. Uno degli elementi di innovatività del progetto è proprio quello di sviluppare strumenti psicometrici validati e accettati a livello internazionale in grado di rilevare l’efficacia clinica di un nuovo farmaco sia a livello preclinico che clinico. Non miriamo a una maggiore medicalizzazione dei pazienti, al centro rimane infatti la persona con la sindrome di Down».
Perché questo nuovo farmaco sarebbe innovativo?
«A fronte della grande necessità di nuovi trattamenti farmacologici per il miglioramento delle funzioni cognitive nella sindrome di Down, non esistono ancora farmaci approvati per il trattamento dei deficit cognitivi nella SD. Il nuovo farmaco andrebbe a rispondere a questo bisogno in un’area terapeutica dove non esistono attualmente farmaci in commercio».
Professore Caraci, ci spieghi meglio. Il farmaco come interverrà sulla sindrome?
«Il farmaco non interviene direttamente sulla sindrome, piuttosto su un dominio sintomatologico, su una dimensione clinicamente rilevante che è quella dei sintomi cognitivi, con un impatto importante sull’autonomia delle persone con sindrome di Down. Questo straordinario ricercatore siciliano da 32 anni in Francia ovvero Pier Vincenzo Piazza, fondatore di AELIS FARMA- che ha sintetizzato e sviluppato il farmaco- ha visto che quest’ultimo va ad agire sul recettore per i cannabinoidi che tutti gli esseri viventi esprimiamo, dai roditori agli esseri umani. Questo recettore-per qualche ragione molto attiva nella sindrome di Down- interferisce molto con il funzionamento cognitivo. In altri termini, riducendone l’attività di quest’ultimo, si rinnova il comportamento cognitivo, con la speranza che poi anche la memoria di lavoro ottenga un miglioramento. Quest’ultima è infatti fortemente compromessa nelle persone con la sindrome di Down. Immagini la difficoltà per una persona che non ce l’ha, lo sforzo che deve fare per tenere insieme tre o quattro informazioni nello stesso “cassetto” e metterle in ordine. In discussione è il miglioramento di quello che possiamo definire “flessibilità cognitiva”».
La durata prevista del progetto ed i tempi di sviluppo del farmaco?
«I 5 anni del Progetto ICOD saranno necessari per valutare sia il profilo farmacocinetico e di tollerabilità (negli studi di Fase I) che l’efficacia clinica del farmaco nello studio clinico multicentrico randomizzato controllato di fase II, dove saranno reclutati nel 2022 le 128 persone con Sindrome di Down. Se tutti questi studi avranno avuto esito positivo sarà poi necessario validare l’efficacia di AEF217 nello studio di fase III, al fine di completare la fase di sviluppo clinico e presentare tutti i dati alle Autorità Regolatorie. Si tratta quindi di un lungo e complesso percorso, ma il meccanismo completamente nuovo del farmaco, l’elevato livello di efficacia preclinica e l’innovativo approccio psicometrico del progetto ICOD ci lasciano ben sperare».
Questa ricerca è comunque un passo avanti?
«Sì, intanto ci sono nuovi strumenti per valutare le funzioni cognitive e c’è un nuovo farmaco. Immaginando lo scenario peggiore ovvero che il farmaco fallisca, comunque- così come ho detto alle famiglie dell’Oasi- avremo un altro modo di valutare le cose e avremmo fatto sì che l’IRCC di Troina diventi sede di ricerca per farmaci sulla disabilità intellettiva. Quest’ultima nel panorama della ricerca è considerata una Cenerentola. È sorprendente che la Comunità europea ci abbia dato il finanziamento ma la mole di dati raccolti- anche grazie alle famiglie dell’Oasi- erano davvero certosini e interessanti per non suscitare interesse. In qualche modo finalmente c’è un’attenzione sul mondo della disabilità intellettiva e non perderemo questa occasione. Da ricercatore ho visto fallire molte molecole, però sono fiducioso per questo farmaco perché non abbiamo fatto altro che imitare la natura. Non è una sostanza esogena che introduciamo nel corpo, bensì si tratta di riattivare una via endogena che ha un’azione protettiva nelle funzioni cognitive».
«*Il consorzio del progetto ICOD è guidato dal prof. Rafael De la Torre dell’IMIM di Barcelona, dal palermitano Pier Vincenzo Piazza di AELIS FARMA di Bordeaux (Leader della Società di Biotecnologie di origine siciliani che ha scoperto e sviluppato il farmaco AEF217) e infine dal prof. Filippo Caraci, coordinatore per le attività di dissemination a livello europeo, docente di Farmacologia presso il Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute di UniCT e Responsabile dell’UOR di Neurofarmacologia presso l’Oasi di Troina. Altri partner fondamentali del progetto sono l’Institut Jérôme Lejeune di Parigi (referente Sophie Durand), il Centre Hospitalier Universitaire di Saint-Etienne (referente Renaud Touraine) e l’Hospital Universitario de la Princesa di Madrid (referente Diego Real de Asúa) dove saranno reclutate insieme ad IMIM ed Oasi di Troina le persone con Sindrome di Down sia per gli studi di Fase I che per lo studio di fase II.