I giudici della Corte di Appello di Palermo hanno accolto il ricorso presentato dalla Seus, la società che gestisce il servizio del 118, condannata a pagare all’Inps 10 milioni. La corte ha riformato la sentenza di primo grado annullando il verbale di accertamento dell’Istituto di Previdenza.
L’Inps contestava alla Seus il mancato versamento dei contributi previdenziali relativi all’assunzione dei lavoratori licenziati da Sise Spa, la società che aveva la gestione del servizio
emergenza urgenza 118 in Sicilia prima di Seus. Secondo l’ente di previdenza la Seus avrebbe goduto indebitamente dei benefici contributivi previsti dalla legge per l’assunzione del personale ex Sise poiché, secondo l’istituto, vi sarebbe stato un trasferimento di azienda tra Sise e Seus e quindi una continuità aziendale.
I giudici hanno accolto le tesi della Seus, difesa dall’avvocato Alessandro Cucchiara che ha sostenuto che non c’è stato un trasferimento d’azienda visto che la Seus aveva una nuova forma di organizzazione nella gestione del servizio 118 in Sicilia.
L’assunzione del personale proveniente da Sise si è resa necessaria per rispettate gli accordi politico-sindacali tra l’assessorato regionale della Salute e la Cgil, la Fials, la Cisl, e l’Ugl per il mantenimento dei livelli di occupazione del personale. La tesi è stata accolta e, dunque, è caduta anche l’indebita percezione delle agevolazioni contributive.