PALERMO. Il 71% degli operatori sanitari siciliani ha subito una aggressione fisica o verbale durante il turno di lavoro; di questi, il 40,8% dichiara di esser stato vittima di aggressioni fisiche.
È questo il risultato del sondaggio che Anaao Assomed ha condotto da aprile a maggio 2018 su un campione di medici di tutte le specialità, iscritti all’Associazione.
L’escalation progressiva degli episodi di violenza ha assunto dimensione nazionale tanto da dar vita all’Osservatorio permanente contro la violenza a operatori sanitari, nato lo scorso marzo su proposta di Filippo Anelli, presidente di FNOMCeO.
L’Osservatorio, presieduto dal Ministro della Salute, ha il compito di raccogliere dati, di fare proposte per la prevenzione, per nuove norme di legge, per misure amministrative e organizzative.
Ne fanno parte il comandante dei Carabinieri del Nas, il coordinatore degli assessori alla sanità regionali, il presidente della Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, il presidente della Federazione degli infermieri, il presidente della Federazione nazionale ordini dei veterinari, il presidente della Federazione dei farmacisti, il direttore generale dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali e i direttori generali della Prevenzione, della Programmazione e delle Professioni sanitarie del ministero.
Il sondaggio nazionale ha coinvolto 1.280 soggetti con un tasso di risposte crescente all’aumentare dell’età: il 6,67% è di età compresa tra 25 e 35 anni, il 21,63% tra 35 e 45 anni; il 27,83% tra 35 e 55 anni e il 43,88% tra 55 e 65 anni.
La situazione siciliana è più allarmante della media nazionale, dove il 65% circa dei partecipanti alla survey ha risposto di essere stato vittima di aggressioni, di questi il 66,19% riferisce aggressioni verbali mentre il 33,81% aggressioni fisiche.
La situazione peggiora per i Medici che lavorano in Pronto Soccorso e 118 dove le stesse percentuali salgono all’80,2%. Rispetto alle aggressioni fisiche, invece, particolarmente colpiti sono i medici dei reparti di Psichiatria/SERT (il 34,12% di tutte le aggressioni fisiche) e i medici di Pronto soccorso/118 (il 20,26% di tutte le aggressioni fisiche).
Il 50% dei responders ignora che le aggressioni dovrebbero essere identificate come evento sentinella dalla propria Direzione aziendale come raccomandato dal Ministero della Salute, mentre il 18% asserisce che addirittura non vengono riconosciute.
Le cause delle aggressioni per i medici coinvolti nell’indagine sono da riferire a fattori socio-culturali per il 37.2%, definanziamento del SSN per il 23,4%, carenze organizzative per il 20%, carenze di comunicazione per l’8,5%.
La ricerca condotta da Anaao Assomed è stata curata dalla dott.ssa Elisabetta Lombardo, componente per Anaao Assomed del tavolo tecnico FNOMCeO nazionale sulla sicurezza degli operatori sanitari: “Il tema della sicurezza- dichiara- è stato sottostimato e quello che emerge sugli organi di stampa è solo la punta di un icesberg. Il fenomeno non può essere imputato semplicisticamente a fattori solamente culturali. I preoccupanti dati della Sicilia ci pongono al pari delle altre regioni del Sud dove i piani di rientro, il blocco delle assunzioni, il taglio dei posti letto, il definanziamento progressivo del Sistema sanitario nazionale hanno aggravato il disagio dei cittadini e degli stessi operatori sanitari”.
Ed aggiunge: “L’implementazione dei sistemi di sicurezza, vigilanza, videosorveglianza, modifiche strutturali dell’edilizia sanitaria, sono stati fatti a macchia di leopardo nella nostra regione. Le Direzioni Aziendali spesso non hanno adottato tutte le misure previste dalla raccomandazione del Ministero della Salute num.8 del 2007 riconoscendo come evento sentinella gli episodi di violenza”.
L’Anaao Assomed ritiene quindi “indispensabile che la sicurezza degli operatori sanitari rientri tra gli obiettivi dei Direttori Generali pena la decadenza dall’incarico. Infine la nota più dolente, il pronto soccorso che risulta il reparto più colpito da questa ondata di aggressività strettamente correlata al sovraffollamento: è necessario ripensare tutta l’organizzazione delle aziende sanitarie in sua funzione a partire dalla gestione dei posti letto.”
Il questionario chiede, infine, di esprimersi sul ruolo del sindacato come tutore della sicurezza degli operatori: il 56,4% non sa se il problema viene trattato ai tavoli sindacali, mentre il 30,8% è convinto che esso non venga mai discusso.