La Segreteria Regionale Cimo Sicilia torna a scrivere all’assessore regionale della Salute, Ruggero Razza. E gli chiede di fare chiarezza, dopo i problemi interpretativi del Decreto Madia, anche sulle procedure di mobilità.
La CIMO lamenta intanto che «solo in pochi, tra i manager della sanità, hanno recepito l’input assessoriale contenuto nell’Atto di Indirizzo del mese di gennaio scorso, di avviare contestualmente alle stabilizzazioni anche le procedure di mobilità regionale ed interregionale, indispensabili per poi procedere allo scorrimento e alla definitiva archiviazione delle vecchie graduatorie concorsuali ancora valide ed efficaci, per quindi poter finalmente bandire dopo oltre 10 anni un pubblico concorso».
Dal sindacato aggiungono: «La faccenda non è di poco conto, perché forse non si è ancora ben compreso che la stabilizzazione dei precari non inciderà minimamente sugli organici degli Ospedali siciliani da tempo in grande sofferenza. I precari occupano già occupano quei posti, cambierà quindi soltanto lo stato giuridico (ed economico) degli interessati, ma la procedura di stabilizzazione non ridarà comunque nuova linfa alla Sanità siciliana. Gli ospedali continuano a svuotarsi di medici e infermieri che nel frattempo invecchiano e vanno pure in pensione e di nuove assunzioni ancora non se ne vede l’ombra. L’estate è ormai alle porte e se non si pone rimedio al più presto il problema esploderà in tutta la sua gravità già nel mese di giugno».
Il Cimo sottolinea: «Ma la questione non è soltanto legata ai puntuali ritardi burocratici, ma anche alla regolarità dei Bandi di mobilità. Nei pochi fin qui pubblicati- ad esempio ASP di Trapani, Messina e Catania) si parla di avvisi di mobilità per titoli e colloquio, con tanto di punteggi da assegnare a ciascuno di essi, laddove la procedura di mobilità si configura invece come mera cessione di un contratto di lavoro, non prevedendo quindi alcuna forma di tipo concorsuale».
«La mobilità volontaria nella pubblica amministrazione è regolamentata dall’art. 30 del Decreto Legislativo 165 del 2001, modificato dalla Legge 246/2005 che ha introdotto l’espressione “cessione del contratto di lavoro”, recependo i risultati dell’elaborazione giurisprudenziale succedutasi nel tempo che ha più volte sancito come il passaggio diretto per mobilità di un dipendente della PA da un ente all’altro, lasci immutate la posizione e le tutele del lavoratore (anzianità di servizio, qualifica, trattamento economico)».
Dal Cimo affermano: «Secondo l’orientamento della Cassazione, la mobilità non può e non deve essere considerata come “nuova assunzione” e pertanto il dipendente che presenta istanza di accesso al Bando non può essere sottoposto a una nuova procedura concorsuale già sostenuta presso l’amministrazione cedente e non deve sostenere nemmeno il periodo di prova, anche questo già assolto in precedenza».
Semmai l’azienda che emana il Bando di mobilità «è tenuta a fissare preventivamente oggettivi criteri relativi al profilo professionale che si intende ricoprire e va ancora ricordato che il vigente CCNL del 2011 (integrativo di quello del 2009) all’art. 9, comma 6 prevede come “in caso di più domande rispetto ai posti messi a disposizione l’azienda procede ad una valutazione positiva e comparata da effettuarsi in base al curriculum di carriera e professionale del personale interessato in rapporto al posto da ricoprire. A parità di valutazione possono altresì essere prese in considerazione documentate situazioni familiari (ricongiunzione del nucleo familiare, numero dei famigliari, distanza tra le sedi etc.) o sociali”».
Da qui l’appello del Cimo: «Per evitare inutili e spiacevoli ricorsi all’autorità giudiziaria abbiamo chiesto il 23 marzo, in una nota inviata all’assessore Razza, la revoca dei Bandi di mobilità illegittimamente predisposti da alcune aziende del SSR e di renderli conformi alla vigente normativa statale e al CCNL della dirigenza medica. Abbiamo inoltre chiesto di intervenire sui Commissari per dare i dovuti input per accelerare sulle nuove assunzioni per evitare di ritrovarsi, molto presto, in una situazione di grave difficoltà».
Nella foto: Giuseppe Bonsignore e Giuseppe Riccardo Spampinato del Cimo.