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Dal palazzo

Il rapporto presentato a Roma

Sanità pubblica, ancora troppi sprechi ed inefficienze: ecco il “piano terapeutico” della Fondazione Gimbe

Il resoconto del 3° Rapporto sulla sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, presentato a Roma presso la Sala Capitolare del Senato.

Tempo di lettura: 7 minuti

Definanziamento progressivo, eccesso di prestazioni nei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), sprechi e inefficienze, espansione dell’intermediazione assicurativa rappresentano una miscela letale per la sanità pubblica.

Questi in sintesi alcuni dei punti nevralgici evidenziati dal 3° Rapporto sulla sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, presentato dalla Fondazione GIMBE presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica a Roma.

«La Fondazione GIMBE – spiega il Presidente Nino Cartabellotta (nella foto)- ribadisce che non esiste alcun disegno occulto di smantellamento e privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, ma continua a mancare un piano preciso di salvataggio. Nella consapevolezza che la sanità rappresenti un considerevole capitolo di spesa pubblica da ottimizzare, oltre ad una leva di sviluppo economico da sostenere, il Rapporto valuta con una prospettiva di medio termine il tema della sostenibilità del SSN, ripartendo dal suo obiettivo primario: promuovere, mantenere e recuperare la salute delle persone».

Il Rapporto si apre con i risultati di una revisione sistematica delle “classifiche” internazionali che valutano le performance dei sistemi sanitari.

«Occorre fermare le strumentalizzazioni nel dibattito pubblico- puntualizza Cartabellotta- che decantano prestigiose posizioni del nostro Servizio Sanitario Nazionale in classifiche ormai obsolete (2° posto nella classifica OMS del 2000 con dati 1997), oppure che mettono in relazione l’aspettativa di vita con la spesa sanitaria pro-capite (3° posto nella classifica Bloomberg) per cui meno spendiamo più scaliamo la classifica, visto che la longevità dipende soprattutto da altre ragioni».

Il sistema più completo e aggiornato per individuare le aree di miglioramento è quello dell’OCSE, che non stila tuttavia nessuna classifica: al fine di condividere le criticità e valutare le azioni necessarie per allinearsi a standard internazionali, il Rapporto ha analizzato 194 indicatori riportando per 151 di essi la posizione in classifica del nostro SSN, il dato nazionale e la media OCSE.

La spesa sanitaria 2016:
Secondo le stime effettuate, ammonta a € 157,613 miliardi di cui: € 112,182 miliardi di spesa pubblica; € 45,431 miliardi di spesa privata di cui € 5,601 miliardi di spesa intermediata (€ 3,831 miliardi da fondi sanitari, € 0,593 miliardi da polizze individuali, € 1,177 miliardi da altri enti) e € 39,830 miliardi di spesa a carico delle famiglie (out-of-pocket).

«Al di là di rivalutare cifre assolute e composizione percentuale della spesa sanitaria- illustra Cartabellotta- la vera sfida è identificare il ritorno in termini di salute delle risorse investite (value for money): le nostre stime preliminari dimostrano che il 19% della spesa pubblica, almeno il 40% di quella out-of-pocket ed il 50% di quella intermediata non producono alcun ritorno in termini di salute».

La terza sezione del rapporto è dedicata alle macro-determinanti della crisi di sostenibilità del SSN.
Definanziamento pubblico: Nel periodo 2013-2018 a fronte di quasi € 7 miliardi di aumento nominale del finanziamento, ne sono “sopravvissuti” meno di € 6; nel periodo 2015-2018 l’attuazione degli obiettivi di finanza pubblica ha sottratto, rispetto ai livelli programmati, € 12,11 miliardi.

«Con tale definanziamento progressivo– precisa Cartabellotta – l’Italia continua inesorabilmente a perdere terreno nel confronto con gli altri paesi, con una percentuale di PIL e una spesa pro-capite inferiori alla media OCSE e che si avvicinano sempre di più ai paesi dell’Europa Orientale».

Nessuna luce in fondo al tunnel visto che il DEF 2018, a fronte di una prevista crescita annua del PIL nominale del 3% nel triennio 2018-2020, riduce il rapporto spesa sanitaria/PIL dal 6,6% del 2018 al 6,4% del 2019, al 6,3% nel 2020 e 2021.

Sostenibilità ed esigibilità dei nuovi LEA: il Rapporto analizza le criticità metodologiche per definire e aggiornare gli elenchi delle prestazioni e quelle che condizionano erogazione ed esigibilità dei nuovi LEA in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.

«Nell’impossibilità di aumentare il finanziamento pubblico- sottolinea Cartabellotta- è indispensabile rivalutare complessivamente tutte le prestazioni inserite nei LEA, al fine di attuare un consistente sfoltimento e mettere fine all’inaccettabile paradosso per cui in Italia convivono il paniere LEA, più ricco (sulla carta), ed un finanziamento pubblico tra i più bassi d’Europa».

Sprechi e inefficienze: Vengono aggiornate le stime sull’impatto degli sprechi sulla spesa sanitaria pubblica 2017: € 21,59 miliardi erosi da sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate (€ 6,48 mld), frodi e abusi (€ 4,75 mld), acquisti a costi eccessivi (€ 2,16 mld), sottoutilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate (€ 3,24 mld), complessità amministrative (€ 2,37 mld), inadeguato coordinamento dell’assistenza (€ 2,59 mld). Rispetto alle stime 2016, si riconosce un recupero complessivo di oltre € 1,3 miliardi, grazie ai numerosi interventi messi in atto.

Espansione del secondo pilastro: «La proposta di affidarsi al secondo pilastro per garantire la sostenibilità del SSN – evidenzia Cartabellotta – si è progressivamente affermata per l’interazione di vari fattori: in particolare, nelle crepe di una normativa frammentata e incompleta che ha permesso alla sanità integrativa di diventare sostitutiva si è insinuata una raffinata strategia di marketing alimentata da catastrofici, ma inverosimili, risultati sulla rinuncia alle cure».

Il Rapporto analizza in dettaglio il complesso ecosistema dei “terzi paganti” in sanità, le coperture offerte, l’impatto di fondi sanitari e polizze assicurative sulla spesa sanitaria e tutti i potenziali effetti collaterali del secondo pilastro: dai rischi per la sostenibilità a quelli di privatizzazione, dall’aumento delle diseguaglianze all’incremento della spesa sanitaria, dal sovra-utilizzo di prestazioni sanitarie alla frammentazione dei percorsi assistenziali.

Di particolare rilevanza la rivalutazione della “prognosi” del SSN al 2025: secondo le stime del Rapporto GIMBE il fabbisogno del SSN sarà di € 220 miliardi: un incremento stimato della spesa sanitaria totale nel periodo 2017-2025 di € 27 miliardi (€ 9 miliardi pubblica e € 18 miliardi privata) permetterebbe di raggiungere nel 2025 una cifra di poco superiore ai € 184 miliardi. A questi si aggiungerebbero circa € 15 miliardi dal recupero graduale di risorse dal disinvestimento da sprechi e inefficienze (per complessivi € 70 miliardi complessivi nel periodo 2017-2025).

«Nonostante la stima della spesa totale sia conservativa– rileva Cartabellotta- e il disinvestimento estremamente impegnativo, per raggiungere il fabbisogno stimato mancherebbero comunque ancora € 20,5 miliardi, una cifra che impone scelte politiche ben precise: visto che la soluzione non è sicuramente rappresentata dal secondo pilastro. Senza un consistente rilancio del finanziamento pubblico sarà impossibile mantenere un servizio sanitario pubblico equo e universalistico».

Il Rapporto si chiude con il capitolo 5 dedicato al “piano di salvataggio” del SSN elaborato dalla Fondazione GIMBE: «Visto che le azioni del prossimo Esecutivo saranno cruciali per il futuro del SSN – conclude Cartabellotta – i 12 punti programmatici del piano di salvataggio costituiranno il riferimento dell’Osservatorio GIMBE per monitorare il programma di Governo per la sanità, poichè il diritto alla tutela della salute degli italiani, oggi, è più che mai condizionato da scelte politiche. Se si intende realmente preservare la più grande conquista dei cittadini italiani, oltre ad aumentare il ritorno in termini di salute del denaro investito in sanità, è indispensabile invertire la rotta sul finanziamento pubblico. In alternativa, occorrerà governare adeguatamente la transizione ad un sistema misto, al fine di evitare una lenta involuzione del SSN che finirebbe per creare una sanità a doppio binario, sgretolando i principi di universalismo ed equità che da 40 anni costituiscono il DNA del nostro Servizio Sanitario Nazionale».

I 12 punti del “piano di salvataggio” del SSN elaborato dalla Fondazione GIMBE :

1. Salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali, economiche e fiscali;

2. Certezze sulle risorse per la sanità: stop alle periodiche revisioni al ribasso e rilancio del finanziamento pubblico;

3. Maggiori capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni nel pieno rispetto delle loro autonomie;

4. Costruire un servizio socio-sanitario nazionale, perché i bisogni sociali sono strettamente correlati a quelli sanitari;

5. Ridisegnare il perimetro dei LEA secondo evidenze scientifiche e principi di costo-efficacia e rivalutare la detraibilità delle spese mediche secondo gli stessi criteri;

6. Eliminare il superticket e definire criteri nazionali di compartecipazione alla spesa sanitaria equi e omogenei;

7. Piano nazionale contro gli sprechi in sanità per recuperare almeno 1 dei 2 euro sprecati ogni 10 spesi;

8. Riordino legislativo della sanità integrativa per evitare derive consumistiche e di privatizzazione;

9. Sana integrazione pubblico-privato e libera professione regolamentata secondo i reali bisogni di salute delle persone;

10. Rilanciare le politiche per il personale e programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari;

11. Finanziare ricerca clinica e organizzativa: almeno l’1% del Fondo sanitario nazionale per rispondere a quesiti rilevanti per il SSN;

12. Programma nazionale d’informazione scientifica a cittadini e pazienti per debellare le fake-news, ridurre il consumismo sanitario e promuovere decisioni realmente informate.

I punti programmatici del “piano di salvataggio” verranno sottoposti a continua rivalutazione attraverso periodiche consultazioni pubbliche, costituiranno il riferimento per l’Osservatorio GIMBE, per monitorare il programma di Governo per la sanità.

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