PALERMO. Una riduzione di circa mille prestazioni di risonanza magnetica negli ultimi cinque mesi, rispetto ai mesi precedenti; è questo il dato allarmante dell’Arnas Civico di Palermo.
Sono 250 le prestazioni riconducibili ai pazienti ricoverati, mentre i restanti 2/3 sono esterni, cioè quelli in cura all’Ospedale Civico, tra cui anche malati oncologici, ma non ricoverati e invitati a trovare una soluzione fuori dall’ospedale palermitano per le loro risonanze magnetiche di controllo.
La risonanza magnetica, attiva fino a cinque mesi fa nel vecchio reparto di oncologia, è stata spenta in attesa di essere trasferita nei nuovi locali di Neuroradiologia, inaugurati da Giovanni Migliore poco prima della fine dell’incarico di Commissario, ma non ancora attivi.
«Non si comprende quale sia la reale partita politica: si organizzano nuovi locali per l’unica neuroradiologia collocata in un ospedale Hub della Sicilia Occidentale, poi si sceglie però di declassarla da unità operativa complessa a semplice e di continuare a far mancare le figure professionali necessarie per il buon funzionamento-commenta Angelo Collodoro, vicesegretario regionale CIMO- Sarebbe più onesto dire pubblicamente che il progetto è smantellare la neuroradiologia del Civico per ricrearla altrove».
Ad oggi, la neuroradiologia dell’Arnas Civico dispone solo di un neuroradiologo interventista che ovviamente non può coprire da solo, l’h24 e i 365 giorni dell’anno.
«L’ospedale Civico ha all’interno del reparto di radiologia dei professionisti radiologi interventisti molto competenti che non sono stati inseriti nel nuovo progetto di neuroradiologia- dichiara Mario Di Salvo, rappresentante Fials Palermo- Questa carenza di organico ha determinato l’aumento di trasferimenti in elisoccorso verso la Sicilia Orientale».
Sono 18 i pazienti che da inizio anno sono stati trasportati dall’Ospedale Civico di Palermo al Policlinico di Messina o al Cannizzaro di Catania.
«La Segreteria Aziendale della Fials, conoscendo perfettamente le dinamiche di questa U.O. si rende disponibile ad una riorganizzazione razionale dello stesso, rendendola veramente confacente alle esigenze della “rete tempo dipendente”», conclude Di Salvo.