PALERMO. Il rischio clinico e la sicurezza del paziente sono gli elementi fondamentali da cui partire per il miglioramento e l’evoluzione del servizio sanitario.
È questo l’assunto di partenza del forum “L’innovazione per la prevenzione dei rischi in ospedale e per la sicurezza del paziente. Le innovazioni nell’industria sanitaria”, organizzato presso la sede dell’Ordine dei Medici di Palermo dall’associazione HCRM- Hospital and Clinical Risk Managers” impegnata nella realizzazione di politiche di qualità e sicurezza delle cure e delle strutture sanitarie.
«Crediamo come il privato- spiega Alberto Firenze, presidente nazionale di HCRM – gli stakeholders, l’industria debbano avere un ruolo importante in maniera proattiva e preventiva anche nel settore dell’innovazione all’interno delle strutture sanitarie qualunque esse siano».
Si parla infatti di medicina predittiva, capace cioè di prevedere il rischio di malattia per il paziente e in grado di migliorare la qualità di vita sia degli operatori sanitari sia dei destinatari delle cure. Un settore in crescita che richiede un ricorso più frequente a test, analisi e controlli clinici, procedure che potrebbero avere un impatto non indifferenze sui costi del servizio sanitario.
L’eliminazione o la limitazione di errori a favore della sicurezza del paziente, non solo può contribuire al miglioramento nell’erogazione dei servizi ma anche a un abbattimento dei costi di gestione di una struttura sanitaria.
Nel corso del forum è emersa quindi la necessità, da parte dell’industria, di assurgere a un ruolo proattivo piuttosto che reattivo investendo nella ricerca.
«Nel 2019 apriremo la scuola permanente di rischio clinico- continua Firenze- al fine di mettere in atto una serie di azioni che garantiscano sia il paziente sia l’operatore all’interno della struttura. La standardizzazione dei comportamenti diventa fondamentale per tutti gli operatori sanitari».
L’obiettivo, secondo HCRM, è proporre metodiche innovative a partire da quelle già esistenti da ricombinare.
«Il passaggio che bisogna fare oggi è rendere culturalmente pronto anche il territorio. Tutte le attività svolte a livello domiciliare, per esempio, restano scoperte da un controllo di gestione del rischio clinico. Stiamo quindi lavorando affinché quello che è stato fatto in questi anni in ospedale possa essere allargato anche a rete sul territorio in modo da ridurre sempre di più i rischi per il paziente. La nostra azione- conclude Firenze- è orientata a tutti gli operatori sanitari, non solo medici ma anche infermieri, fisioterapisti e tecnici di radiologia per cominciare a comunicare e coprire il gap sulla sicurezza delle cure».
È necessaria quindi la collaborazione fra le diverse figure sanitarie per minimizzare il rischio clinico. «Tra colleghi responsabili del rischio clinico stiamo collaborando e abbiamo iniziato- aggiunge Anna Maria Longhitano, presidente regionale HCRM Sicilia- il percorso con la Joint Commission e secondo le raccomandazioni ministeriali».
Le procedure elaborate devono essere condivise e integrate «con tutto il personale in corsia per poterle recepire e monitorare tendendo a un miglioramento continuo», spiega Longhitano. Cresce infatti costantemente non solo l’interesse ma anche l’attenzione per gli eventi – sentinella, gli errori e i quasi errori e aumenta anche la richiesta di indirizzi da applicare negli approcci con il paziente «proattivi anziché reattivi negli eventi avversi che sono devastanti non solo per chi li subisce dal punto di vista assistenziale- conclude- ma anche per l’operatore sanitario».