PALERMO. Il tumore alla mammella visto dagli occhi delle donne che lo hanno vissuto e con grande forza di volontà sono riuscite ad andare avanti superando il problema. Questo uno dei tanti aspetti sulla patologia che verranno illustrati durante l’evento “Bra Day e Medicina di Genere, giornata divulgativa sulla ricostruzione mammaria: riscoprirsi belle dopo il tumore alla mammella” il 19 ottobre alle ore 17.00 presso Sala congressi Iemest (via Michele Miraglia, 20 Palermo).
Quest’anno per la quinta edizione sono previste le testimonianze di donne che racconteranno le loro case-stories e che si sono sottoposte alle cure e sono ritornate con grande dignità alla vita. Per l’occasione sfileranno perché “riscoperte belle”. Si discuterà dunque della patologia sia dal punto di vista socio-sanitario che da quello psicologico.
L’iniziativa a Palermo è organizzata in occasione del BRA DAY (Breast Reconstruction Awareness Day) Italy 2016 che è promossa in Italia dalla Fondazione Beautiful After Breast Cancer. Il BRA Day Italy 2016 è un evento che ha l’obiettivo di divulgare informazioni corrette e complete sulla ricostruzione del seno, per offrire alle donne la piena conoscenza riguardo lo sviluppo delle tecniche di chirurgia ricostruttiva.
Benedetto Di Trapani, vice-presidente A.I.D.O.P. ONLUS (Associazione Italiana Disfunzione Organi Pelvici – ONLUS), Chirurgo Generale e ricercatore IEMEST dichiara: «La chirurgia conservativa della mammella (quadrantectomia) ha progressivamente ma definitivamente sostituito la mastectomia nel trattamento dei tumori in stadio iniziale; associata alla radioterapia, essa è in grado di garantire alle pazienti le stesse percentuali di sopravvivenza globale e migliori risultati estetici rispetto alle mutilazioni a cui andavano incontro le donne sottoposte a mastectomia in epoca pre-ricostruzione mammaria, con un accettabile rischio di recidiva locale».
«Purtroppo non sempre però si riesce ad ottenere un buon risultato estetico soprattutto quando il tumore si sviluppa nei quadranti interni o inferiori della mammella; non più mutilazioni come la mastectomia ma in questi casi la donna corre il serio rischio di rimanere deturpata. Pertanto tutto ciò può anche non tradursi in una migliore qualità di vita per la paziente. A colmare questo gap interviene la chirurgia oncoplastica e la ricostruzione mammaria che invece raggiungono l’obiettivo di restituire la piena femminilità alla donna operata al seno e di conseguenza una buona qualità di vita. Le pazienti non sono solo guarite ma si sentono guarite!”
Aggiunge Giuseppe Cuccia, chirurgo plastico e responsabile scientifico dell’evento, illustrando i numeri per capire l’entità del problema: «L’incidenza di mortalità del tumore al seno è di 38.286 donne colpite nel 2010 (fonte: Centro nazionale di epidemiologia dei tumori). Il dato segnala un trend in crescita (l’anno prima erano 38.128) ogni anno si aggiungono centinaia di casi. In tutto il mondo è la prima causa di morte per le donne, si registra una diagnosi di tumore al seno ogni 23 secondi e una morte per questa malattia ogni 69 secondi.
Le italiane che muoiono sono 11 mila l’anno, mentre ogni 15 minuti si registra una nuova diagnosi in tutta la Penisola. Se si considera la diffusione territoriale in cima alla classifica si colloca la Lombardia (7.425 casi nel 2009), seguita dal Veneto (4.361), dal Lazio (4.273) e dal Piemonte (3.965).
Più significativo (per gli studiosi) è il tasso grezzo, ossia quello relativo alla percentuale di donne colpite in proporzione al numero di abitanti. Il tasso grezzo indica che il cancro alla mammella è più frequente in Friuli Venezia Giulia (215, 47 donne ogni centomila), poi in Emilia Romagna (200,62 su centomila), in Veneto (199,01), in Piemonte (195,59), in Puglia (85,58) e in Sicilia (103,80). Il dato però più evidente e incoraggiante è che la maggior parte delle pazienti arriva a guarigione completa e remissione della malattia. Gli aspetti che devono essere migliorati sono quelli relativi ai segni che lascia la malattia e l’intervento chirurgico per rimuoverla.
Oggi la ricostruzione mammaria è parte integrante di un approccio multidisciplinare e si arricchisce con la ricerca e con lo sviluppo di tecniche sempre meno invasive. Una di queste è la ricostruzione con tessuto adiposo autologo, una nuova frontiera della ricostruzione mammaria che, integrando conoscenze di ingegneria dei tessuti e di medicina rigenerativa, riesce ad ottenere una combinazione perfetta per ottenere una neo mammella molto simile in forma, volume e consistenza alla mammella originariamente ammalata”.
Per Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, «grazie agli screening organizzati è migliorata la prevenzione oncologica, anche se in modo disomogeneo tra le regioni italiane. Ma bisogna investire di più. Non solo nella Medicina di genere, ma anche nell’educazione alla prevenzione e nella Medicina di precisione, la cosiddetta medicina personalizzata. Con la ricerca sul genoma umano si sono acquisite conoscenze che stanno rivoluzionando, oltre all’oncologia, molte altre aree della medicina, come l’infettivologia e la psichiatria. La sanità pubblica dovrebbe investire molto nella ricerca in una patologia così diffusa, come quella tumorale, stabilendo anche regole chiare perché la medicina di precisione, che oggi ha costi altissimi, non si trasformi in una medicina per pochi».
Aggiunge Valeria Sorrentino, psicologa e Presidente Aspic Palermo: «Le nuove tecniche di chirurgia oncoplastica e di ricostruzione mammaria ci fanno ben sperare che oggi la donna operata di tumore al seno non venga più mutilata o deturpata ma che possa recuperare quella parte di sé corporeo danneggiata e che l’ha tradita in termini di femminilità, maternità e sessualità. Questo auspicio proviene da una evidenza clinica che per anni ha sottoposto le donne mastetectomizzate ad una diminuzione notevole della qualità di vita con conseguenze sociali devastanti e un correlato aumento di diagnosi di depressione e ansia sociale. Finalmente in alcune realtà sanitarie avanzate si può parlare di approccio integrato multidisciplinare in cui la presa in carico della paziente avviene anche attraverso il sostegno psicologico sia della paziente che del nucleo familiare. Il BRA DAY rappresenta una grande opportunità per diffondere in maniera capillare prevenzione e informazione».
Laura dell’Eva, dermopigmentatrice, spiega come la tecnica del “tatuaggio dolce”, attraverso una carezza con l’ago, effettuato senza anestesia e con colori naturali, va a completare la ricostruzione mammaria correggendo eventuali inestetismi.