Il prof. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo e ricercatore di fama mondiale, è stato ospite a Messina, in occasione di un convegno sul tema “Il complemento e la malattia renale: a lezione con gli esperti”, organizzato dall’UOC Nefrologia e Dialisi guidata dal prof. Domenico Santoro, presso l’A.O. U. Policlinico “G. Martino”.
«In questo momento- ha spiegato il professore ad Insanitas- siamo arrivati ad una situazione buona per quanto riguarda il nostro Paese. Abbiamo infatti, numeri bassi e un indice di trasmissibilità minimo, per cui è molto difficile contagiare altre persone. Abbiamo inoltre, un’occupazione di posti letto molto piccola in area medica e piccolissima in terapia intensiva e non ci sono più le manifestazioni gravi di malattia come la polmonite interstiziale, che abbiamo visto all’inizio. Le persone fragili, anziane e immunodepresse rischiano ancora di finire in terapia intensiva, ma abbiamo appena pubblicato un lavoro, che spiega che questi soggetti dopo essere stati vaccinati hanno meno probabilità di morire, rispetto a chi non si è sottoposto alla vaccinazione».
Se da un lato il virus in Italia non sembra destare preoccupazioni eccessive, dall’altro il professore esorta a non abbassare la guardia: «Dobbiamo sempre fare attenzione, perché si è verificata una diffusione enorme in Cina di varianti. È vero che si tratta di tipologie per cui siamo già vaccinati e che ci hanno già contagiato, per cui abbiamo una immunità c. d. ibrida, che dovrebbe proteggerci, ma se queste varianti continueranno a circolare per molti mesi, potrebbero rappresentare un problema anche qui da noi. Inoltre, è stato rilevato che in Canada e in America, i cervi si stanno infettando a causa dell’uomo: le varianti più gravi ora si trovano in questi animali e potrebbero mutare ancora. Per cui dobbiamo stare attenti, senza però allarmarci».
Le azioni da continuare a mettere in campo per tutelarsi contro il virus, per Remuzzi sono: «La quarta dose per anziani e fragili, il ciclo delle tre dosi per gli adolescenti, l’uso della mascherina e il lavaggio delle mani in luoghi affollati e non arieggiati».
Il direttore dell’Istituto Mario Negri ha poi sottolineato: «Durante la pandemia la ricerca ha avuto un rilievo fondamentale per sequenziare tutte le varianti e stabilire l’impiego degli antifiammatori, degli anticorpi monoclonali e del vaccino. Quest’ultimo ha evitato di morire a ben 21 milioni di persone solo nel 2021, per cui mi sembra ovvio che potenziare la ricerca scientifica sia l’unico modo per affrontare e debellare questo tipo di problemi. Purtroppo, sul tema non c’è molta sensibilità da parte della politica, infatti si parla poco di sanità e pochissimo di ricerca scientifica. Al momento, siamo indietro rispetto agli altri Paesi e dovremmo approfittare di quello che ci è successo, per mettere la ricerca in cima all’agenda dei politici».
Nel corso del convegno, Remuzzi ha effettuato una panoramica sul problema del Covid, illustrando gli inizi e l’evoluzione del virus. Il professore ha poi posto l’attenzione sulla possibilità di utilizzare la disponibilità illimitata dei letti di casa, potenziando fortemente l’assistenza territoriale. Infine, ha svolto un intervento sulle patologie renali complemento-mediate, riportando diversi casi studiati e nuovi target terapeutici.
Ulteriore relatrice dell’incontro è stata la dott.ssa Marina Noris, Responsabile del laboratorio di Immunologia e Genetica delle Malattie Rare del Centro di Ricerche Cliniche dell’Istituto Mario Negri, che ha trattato la Sindrome Emolitico Uremica Atipica (SEUa). La specialista ha in particolare sottolineato l’importanza della genetica per il follow-up dei pazienti. Grazie ad essa è possibile comprendere la gravità della patologia e predire la possibilità che si verifichino recidive, sospendendo le cure.
Soddisfatto il prof. Domenico Santoro, direttore dell’UOC di Nefrologia e Dialisi del Policlinico Martino. «Il convegno ha visto la partecipazione di due grandi esperti di una patologia rara, la Sindrome Emolitico Uremica Atipica, su cui hanno fatto importanti scoperte, che hanno permesso di arrivare ad una cura salva-vita. Oggi si è parlato di questo, ma anche di Covid, perché i due esperti che sono arrivati, provengono dall’area di Bergamo, che come tutti sappiamo è stata molto colpita. Loro non solo hanno subito il virus, ma lo hanno anche esaminato, facendo studi importanti sul trattamento del coronavirus, che è vero colpisce i polmoni, ma in cui il rene ha un ruolo rilevante».
Il professore ha inoltre ricordato il progetto finanziato dal Ministero della Salute per il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e coordinato dalla dott.ssa Marina Noris, a cui prenderà parte anche l’AOU Policlinico G.Martino. “Il progetto – ha spiegato Santoro – ci ha coinvolto come centro del Sud, ed è molto importante perché andremo in una zona della Sicilia in cui c’è alta prevalenza della Sindrome Emolitico Uremica Atipica, per fare uno screening della popolazione di tipo clinico e poi di tipo genetico, per identificare i pazienti, che un domani potrebbero usufruire di un trattamento”.