La Commissione d’Albo degli Educatori Professionali è una delle commissioni di recente costituzione in seno all’Ordine TSRM PSTRP della Provincia di Palermo. E’ formata da professionisti con esperienze professionali e specialità diverse: Marco Berardi, 59 anni, con funzioni di Presidente, si occupa di dipendenze patologiche ed è impegnato, all’interno della macroarea della Salute Mentale, in attività di ricerca epidemiologica e documentazione sanitaria; Filomena De Nicotera, 51 anni, con funzioni di Vicepresidente, si dedica alla riabilitazione rivolta all’età evolutiva, con formazione specifica in tecniche riabilitative dei disturbi del neurosviluppo; il Consigliere Emanuele Cappelli, 53 anni, è impegnato nell’area penale minorile, ove si occupa anche di attività di formazione e di ricerca sui temi della devianza e della giustizia riparativa; il Consigliere Piero Scuderi, 44 anni, nell’ambito della salute mentale adulti, realizza interventi riabilitativi mediante tecniche di ArteTerapia, dedicandosi inoltre alla costruzione del lavoro di rete e all’inserimento sociale e lavorativo; la Consigliera Silvia Calò, 27 anni, ha iniziato la sua esperienza lavorativa occupandosi di ragazzi con disabilità cognitive nelle scuole, poi di persone con patologie psichiatriche in trattamento comunitario e oggi lavora nell’ambito di un progetto connesso al sistema integrato delle cure domiciliari.
Dottore Berardi, qual è il compito degli Educatori Professionali all’interno del Sistema Sanitario Nazionale?
Innanzitutto desidero, a nome di tutta la Commissione, ringraziare il Presidente dell’Ordine TSRM -PSTRP della provincia di Palermo, Gandolfo Marco Macaluso, il Consiglio Direttivo e i loro collaboratori, per la grande capacità dimostrata nel rapportarsi con competenza ed equità con le 19 differenti professioni che fanno capo all’Ordine, compito tutt’altro che facile. Un grazie anche per questa opportunità di promozione della nostra attività professionale. Ritornando alla sua domanda, non posso non citare il primo inquadramento dell’E.P. nel Sistema Sanitario Nazionale, compiuto nel lontano 1984 attraverso il Decreto Ministeriale n. 1219 del 10 febbraio. Ma è con il D.M. Sanità n. 520/1998 che vengono individuate la figura e il profilo professionale dell’E.P., quale operatore sociale e sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, attua specifici progetti educativi e riabilitativi nell’ambito di un progetto terapeutico multidisciplinare, con obiettivi educativo-relazionali mirati allo sviluppo delle potenzialità delle persone in difficoltà, per il raggiungimento di livelli sempre più avanzati di autonomia. Ciò all’interno di servizi e strutture socio sanitarie riabilitative e socio educative, in modo coordinato e integrato con le altre figure professionali, con il coinvolgimento delle persone interessate all’intervento e delle loro famiglie, dei gruppi, del contesto sociale di riferimento. Con la Legge 26 febbraio 1999 n. 42 l’E.P. viene connotato – così come tutte le altre professioni sanitarie – come professionista dotato di autonomia professionale e con il D.M. n. 118/2001 viene classificato all’interno delle professioni sanitarie riabilitative. Recentemente, con la Legge n. 205/2017 la denominazione della professione viene modificata in “Educatore Professionale Socio-Sanitario”, sia per evidenziarne la matrice “a tutto tondo”, sia per differenziarla da figure socio-pedagogiche di formazione umanistica non regolamentate in Ordini e Collegi e non abilitate ad esercitare le attività riservate al profilo professionale dell’E.P. di cui al D.M. n. 520/1998.
Dott. Scuderi, quali sono gli ambiti di lavoro dell’Educatore Professionale?
Gli ambiti di intervento sono molteplici: nell’area della Salute Mentale l’E.P. viene impiegato presso gli ambulatori, le comunità terapeutiche e i centri diurni della Salute Mentale Adulti e di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nei Servizi per le Dipendenze (SERD) e nelle Comunità per il recupero delle persone con problematiche di dipendenza da sostanze e comportamentali. Inoltre l’E.P. trova collocazione presso le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) per l’assistenza di persone non autosufficienti e nei Centri Ambulatoriali di Riabilitazione (CAR) per le attività di recupero e rieducazione funzionale di persone in condizione di disabilità. Un ulteriore ambito di attività è quello relativo alla prevenzione e alla promozione della salute presso gli Uffici di Educazione e Promozione della Salute delle ASP. Inoltre l’E.P. trova ampio spazio all’interno del sistema integrato di interventi e servizi sociali di cui alla legge 328/2000, per la promozione di interventi sociali, assistenziali e sociosanitari alle persone e alle famiglie in difficoltà. In questo ambito l’E.P. è chiamato ad operare interventi atti a garantire la qualità della vita, le pari opportunità, la non discriminazione e i diritti di cittadinanza, trovando spesso collocazione all’interno di progetti ad hoc e presso Centri Giovani, Case famiglia e Comunità per minori a rischio.
Dott. Cappelli, può approfondire il tema dell’intervento dell’Educatore Professionale con i minori a rischio nell’ambito della giustizia minorile?
Quello della Giustizia Minorile costituisce a pieno titolo un altro importante ambito di intervento dell’Educatore Professionale. In tale contesto l’E.P., insieme al gruppo di lavoro multidisciplinare, effettua una presa in carico globale della persona nel suo contesto di vita, orientando la propria azione ed attenzione tanto all’individuo quanto ai gruppi. Competenze specifiche sono individuabili nella rilevazione dei loro bisogni evolutivi (di appartenenza, partecipazione, ascolto, guida, autonomia) e nell’azione di “accompagnamento educativo”, operata attraverso l’instaurazione di una relazione educativa, dei diversi momenti ed aspetti che connotano stadi e compiti di sviluppo che tali giovani sono chiamati a sostenere e superare per poter evolvere verso la condizione adulta. Ulteriori compiti parallelamente assunti e caratterizzanti la professione dell’E.P. sono quelli di decodifica e di intermediazione reciproca tra l’istituzione giudiziaria, il soggetto interessato e la sua famiglia. Azioni, compiti e funzioni che l’E.P. espleta nel quadro di un intervento educativo intenzionale, dunque progettualmente orientato, aderente agli scopi della riabilitazione e del reinserimento sociale costituzionalmente sanciti, per una crescita equilibrata, il benessere psico-fisico ed ecosistemico, l’autonomia e la piena realizzazione della persona.
Dott.ssa Calò, qual è il percorso di studi per poter fare questo lavoro?
Il percorso di studi prevede la frequenza del corso di laurea in “Educazione Professionale” di durata triennale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Tale corso contempla nel piano di studi discipline mediche e tecnico-scientifiche, scienze umane psicologiche e pedagogiche, tecniche riabilitative. Inoltre, sono previste ben 1500 ore di tirocinio nei diversi settori di intervento da effettuare presso strutture pubbliche o private. Il corso di laurea viene completato mediante il superamento di un esame di stato abilitante all’esercizio della professione. Successivamente al conseguimento della laurea in Educazione Professionale, è possibile frequentare il corso di Laurea Magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie oppure iscriversi a Master di I livello in varie specializzazioni. Il conseguimento della laurea magistrale offre la possibilità di concorrere agli incarichi previsti per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie, di essere ammessi ai Master di secondo livello e ai bandi di accesso ai dottorati di ricerca presso le Università. Al pari delle altre professioni sanitarie, l’E.P. è inserito nel programma di Formazione Continua in Medicina (ECM) che prevede l’obbligo di aggiornamento professionale, al fine di rispondere ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Servizio Sanitario e al proprio sviluppo professionale.
Dott.ssa De Nicotera, è cambiato qualcosa nell’ambito del vostro lavoro durante il periodo della pandemia?
L’E.P. impiega le sue competenze a favore di differenti tipologie di utenza, durante tutto l’arco di vita dell’individuo, dunque l’impatto in termini di operatività è stato sicuramente molto variegato a seconda del luogo dell’intervento e del setting professionale. Comune denominatore è però l’obiettivo di salute globale attraverso una relazione terapeutico-educativa con l’utente e la sua famiglia, in grado di promuovere la resilienza, l’autonomia e la possibilità di reagire in maniera sufficientemente funzionale alle problematiche emerse. L’E.P. ha dovuto pertanto misurarsi con tutte le difficoltà causate dall’emergenza Covid 19 per garantire la continuità del percorso e della relazione d’aiuto, ricorrendo, ove possibile, all’uso delle nuove tecnologie e della teleriabilitazione per continuare a supportare il percorso intrapreso con l’utenza. D’altro canto l’emergenza ha attivato modalità più intense di supporto e rete sociale, anche questo ambito dell’E.P., seppur a volte modellato “a distanza”. Certamente i postumi del disagio sociale causato dalla pandemia sono in divenire: già alcune ricerche dimostrano l’aumento di patologie psichiatriche reattive. Inoltre il peso economico del blocco delle attività produttive, rende più labile il confine tra disagio sociale e devianza. Tali prospettive inducono, amaramente, a riflettere su quanto sia fondamentale porre l’attenzione sull’aspetto psico-educativo della relazione d’aiuto, rendendo altresì più fruibile e tempestivo l’accesso ai percorsi riabilitativi.
Dottor Berardi, per concludere, quali sono gli obiettivi principali che state perseguendo come Commissione di Albo?
Il primo è promuovere la nostra professione, anche mediante la realizzazione di attività formative, per offrire un’informazione corretta rispetto al profilo professionale, spesso associato ad altre figure e qualifiche che per assonanza o per “vocazione” sono apparentemente simili. E’ molto importante sottolineare le differenze non solo per la tutela della professione, ma soprattutto per la tutela del cittadino/utente che spesso, per una disinformazione, non sa esattamente a chi rivolgersi. Chi affiderebbe il proprio bambino con gravi problematiche relazionali, giusto per fare un esempio, ad uno psicologo che non è abilitato all’esercizio della professione? Nessuno! Perché la stessa cosa non succede con le professioni sanitarie, tra cui quella dell’Educatore Professionale? Approfitto di questo mezzo d’informazione per suggerire ai lettori che oggi è possibile verificare se un professionista è abilitato all’esercizio professionale accedendo alla home page del sito web http://www.tsrmpa.org e cliccando sul tasto con lente d’ingrandimento “trova iscritto”. L’altro importante obiettivo che stiamo perseverando è sensibilizzare gli Organi competenti della Regione Sicilia, i Rettori degli atenei siciliani e i Direttori dei Dipartimenti afferenti, affinché vengano trovate soluzioni per l’istituzione di corsi di laurea SNT/2 in Educazione Professionale, mai attivati in nessuno degli atenei siciliani nonostante un fabbisogno formativo in costante aumento e una richiesta sempre più pressante da parte di Enti pubblici e privati di Educatori Professionali adeguatamente formati. Non è ammissibile che ancora nel 2021 tanti giovani siano costretti ad “emigrare” dalla Sicilia per iscriversi nelle Università del centro-nord, come se il diritto allo studio non riguardasse l’intero percorso formativo, dalla scuola dell’obbligo alla formazione universitaria.