“La riapertura deve essere adeguatamente supportata da organici idonei dei reparti di ginecologia e pediatria, al fine di garantire gli standard di sicurezza”.
Lo scrivono Rosetta Vaccaro (Segretario Aziendale CIMO Agrigento) e Salvatore Bennici (Segretario provinciale FESMED di Agrigento) in un appello lanciato all’assessore Ruggero Razza relativamente al Punto nascita di Licata.
I due sottolineano: “Già durante la gestione del Dg Salvatore Lucio Ficarra diffidammo l’Amministrazione a riaprire il punto nascita di Licata senza l’adeguamento strutturale ed organico necessario a al reparto, la cui chiusura in deroga concessa dal Ministero della Salute era subordinata a garantire gli standard di sicurezza strutturali (adeguamento sala parto e sala operatoria) e funzionali (adeguamento dotazione organica per garantire la guardia attiva H 24)”.
Secondo Vaccaro e Bennici “l’Organico Medico del Punto Nascita del Presidio Ospedaliero di Licata non rispetta gli standard di sicurezza descritti dal Decreto Assessoriale Salute Regione Sicilia n.1521 /2103, nonché da quanto previsto da parte della Convenzione Stato – Regioni in termini di Sicurezza dei Punti Nascita, così come reiteratamente richiesto sin dal 2012 dalla stessa Sub-Commissione Percorso Nascite della Provincia di Agrigento”.
Inoltre “il numero insufficiente di Ostetriche, tra l’altro, non garantisce efficientemente il Triage Ostetrico dedicato H 24. L’Organico insufficiente ed inadeguato della Ostetricia e Ginecologia del P.O. di Licata (AG) causerebbe un pericoloso SurMenage di attività lavorativa del personale medico e infermieristico in servizio, fuori dalle normative europee e sotto la totale Responsabilità della Direzione Strategica della Asp di Agrigento”.
Infine, Cimo e Festmed sottolineano: “Appare azzardato e pericoloso il ricorso ad Unità di Ginecologia e Ostetricia e di Pediatria, già insufficienti negli altri Centri Nascite della provincia di Agrigento” e sollecitano un “immediato intervento” all’assessore Razza “considerato che il personale in atto in servizio è numericamente uguale a quello presente all’atto della sua chiusura”.