Il Decreto 261/2016 riguardante i ricoveri ospedalieri, ed in particolare le schede di dimissione ospedaliera, ha notevolmente ampliato le informazioni obbligatorie che devono essere presenti in queste schede, introducendo interessanti indicazioni sia di carattere amministrativo/organizzativo che di carattere clinico. Studiando i dati raccolti in queste schede si riesce ad avere un quadro abbastanza preciso della situazione, questo grazie all’elevato livello di completezza della rilevazione, pari al 99,8 % per gli istituti pubblici e al 99,1 % per quelli privati accreditati.
In particolare in Sicilia sono state presentate 593.480 schede di dimissione (v. Grafico_Dimissioni) suddivise su un totale di 139 istituti tra pubblici e privati. Comparando i dati relativi alla durata della degenza media (Indice Comparativo di Performance) e quelli relativi alla complessità della casistica (Indice di Case-Mix) trattata in occasione di questi ricoveri, si scopre che in Sicilia, rispetto allo standard italiano, si tende leggermente a trattenere più a lungo il paziente nonostante la complessità della casistica sia più bassa rispetto allo standard e questo dato viene addebitato ad una probabile inefficienza organizzativa delle strutture. Altro dato interessante si ottiene studiando le informazioni provenienti dal fenomeno della mobilità ospedaliera interregionale.
Le persone residenti in Sicilia che preferiscono andarsi a curare in altre regioni (mobilità passiva) sono 33.244. In cima alle preferenze la Lombardia con 11.669 ricoveri di residenti siciliani, segue l’Emilia Romagna con 4.982, il Veneto (3.601), Lazio (3424), Toscana (3026), e via via tutte le altre regioni con un numero di ricoveri dell’ordine delle centinaia. Per quanto riguarda la mobilità attiva che dovrebbe segnalare la capacità della Sicilia di attirare pazienti da altre Regioni, si registra un saldo di 7.655 ricoveri, ad esclusione di cittadini stranieri o di nazionalità sconosciuta. Quasi la metà di questi provengono dalla Calabria (3.688 ricoveri), il resto distribuiti tra tutte le regioni.
Entrambe queste indicazioni possono essere interpretate come misura proxy, cioè una rappresentazione abbastanza reale della qualità sanitaria erogata. E quindi se l’indice di fuga posiziona la Sicilia tra le prime otto Regioni, dall’altro lato il basso indice di attrazione, che dovrebbe segnalare la presenza di centri di eccellenza per particolari patologie, o più in generale una assistenza sanitaria ritenuta qualitativamente migliore, penalizza la Sicilia che fatica a raggiungere le cifre di altre regioni virtuose come l’Emilia Romagna.
In ogni caso il trend relativo alla mobilità è andato migliorando, frutto, probabilmente del complessivo miglioramento del sistema sanitario. Così se nel 2005 le persone che lasciavano l’isola per curarsi erano 45.301 di contro quelle che invece venivano qui erano 12.062. Questo dato si è sempre più assottigliato passando nel 2009 a 40.038 (mobilità passiva) e 10.624 (mobilità attiva). Nel 2011 le persone in mobilità passiva sono 37.843, contro le 9375 provenienti da fuori l’isola. Dal 2013 in poi i due valori si sono pressoché stabilizzati avvicinandosi a quelli odierni.
2013 mobilità passiva 33.234 mobilità attiva 9445
2015 mobilità passiva 32.731 mobilità attiva 8614
2016 mobilità passiva 33.565 mobilità attiva 7971
2017 mobilità passiva 33.681 mobilità attiva 7904