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I dettagli

Protezione dei dati personali, ecco il modello organizzativo del Policlinico “Giaccone”

Il tema è stato trattato durante l'incontro promosso dall'Azienda Ospedaliera Universitaria e dal titolo "Privacy: Ruoli di responsabilità e controllo".

Tempo di lettura: 4 minuti

Innovazione, tecnologia, digitalizzazione. Come conciliare la spinta innovativa determinata dall’innovazione con la protezione dei dati personali alla luce del regolamento europeo sulla privacy (GDPR). È uno degli interrogativi emersi ieri in occasione dell’incontro promosso dall’Azienda Ospedaliera Universitaria “Paolo Giaccone”dal titolo “Privacy: Ruoli di responsabilità e controllo”. Intervenuti per i saluti istituzionali il rettore dell’Università degli Studi di Palermo Prof. Massimo Midiri, l’assessore alla salute Ruggero Razza e il Presidente della scuola di Medicina Prof. Marcello Ciaccio.

Iniziativa raccolta con entusiamo dai convenuti anche perché promossa dal Policlinico di Palermo che – come è stato ricordato durante il dibattito – è intitolato a Paolo Giaccone, medico legale ucciso dalla mafia per aver dimostrato con il suo operato integrità e correttezza. Correttezza che nell’azione amministrativa oggi significa soprattutto trasparenza e rispetto nelle norme; non come adempimenti formali, ma in modo concreto. In quest’ottica affrontare il tema del GDPR non significa semplicemente parlare di privacy, ma affermare la protezione dei dati personali come forma di cura nei confronti dei pazienti.

“Il Policlinico Giaccone – ha chiarito il Commissario dell’AOU Alessandro Caltagirone– ha promosso con entusiasmo l’organizzazione di tale incontro perché ha ritenuto che affrontare il tema e rappresentarlo da tutti i punti di vista degli attori coinvolti sarebbe stata una splendida iniziativa. La governance del processo di protezione dei dati personali è strettamente vincolata alla cultura del processo e alla sua massima diffusione all’interno dell’organizzazione aziendale. Ecco perché nella nostra azienda non ci siamo fermati ai soli e minimi adempimenti normativi. Abbiamo creato una squadra specifica: il Gap, gruppo aziendale privacy, che affianca il DPO nella gestione delle attività da portare avanti in questa materia. L’intento è stato quello di poter contare su un team operativo in cui fossero presenti, tra gli altri, anche i così detti “focal point” delegati rappresentanti delle diverse unità operative, per favorire una continua formazione e procedere all’aggiornamento del registro dei trattamenti”.

Una questione di sostanza e non una mera produzione di documenti. Lo ha ribadito più volte Chiara Delaini, Data Protecion Officer ( DPO) specializzata in sanità e tecnologia, che nel suo intervento ha chiarito ruolo e compiti del DPO, soprattutto in sanità. “Ci occupiamo di persone ed è per loro che lavoriamo. In sanità questo è rilevante, specie se penso agli interessati per antonomasia: i pazienti. Il nostro compito di DPO – insieme ai singoli referenti nell’organizzazione – è quello di innestare i principi della protezione dei dati nei processi sanitari”.

Esiste un confine tra la data protection e l’etica o stiamo parlando della stessa cosa? Un interrogativo posto da Chiara Delaini e ben accolto da Massimiliano Cappelano, giornalista, direttore di Cyber Security Trends (Rivista di Poste Italiane) curatore dell’edizione italiana, che ha focalizzato l’attenzione sul significato delle parole ruolo, responsabilità e controllo anche alla luce del processo di digitalizzazione e della spinta, sempre più preponderante, delle tecnologie dell’informazione.

Il tema dei controlli è stato affrontato dalla guardia di finanza. Il generale Antonio Quintavalle, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Palermo ha chiarito la sinergia e collaborazione che lega le fiamme gialle all’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Competenze poi approfondite in un intervento video dal Colonnello Marco Menegazzo, Comandante del Nucleo Frodi Informatiche e privacy.

Particolare interesse e curiosità ha suscitato l’intervento dell’avvocato Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali. “Ciò che abbiamo oggi davanti – ha evidenziato Scorza – appare molto più pericoloso rispetto a quanto ci siamo lasciati alle spalle e proprio per questo merita la nostra attenzione”.

Una riflessione, quella di Scorza, che – analizzando quanto accaduto già a partire dall’11 settembre – ha messo in luce quella consapevolezza, ormai consolidata, di avere nel tempo accettato una compressione della nostra privacy in nome di una una maggiore sicurezza. L’interrogativo attuale, anche alla luce dell’emergenza Covid, è quanto oggi -una volta compromessa la nostra privacy- essa resti tutelata anche dopo la fine della stagione pandemica. Numerose le mancanze sanzionate dall’Autorità in materia di sanità determinate dall’assenza di un’adeguata educazione, cultura e organizzazione in materia. Iniziative come queste sono volte proprio a far sì che tutto ciò non si determini, ma al contrario si possa affermare sempre più una maggiore sensibilità verso il principio che il diritto alla privacy non vale meno del diritto alla salute.

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