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L'intervento dell'Aadi

Prescrizione dei farmaci pure da parte degli infermieri? «A beneficiarne sarebbero i cittadini»

Lo sottolinea Matteo Incaviglia, segretario dell'Associazione Avvocatura Di Diritto Infermieristico Sicilia.

Tempo di lettura: 3 minuti

«La prescrizione di farmaci da parte degli infermieri è una realtà in molti altri paesi europei». Lo sottolinea Matteo Incaviglia, segretario dell’Associazione Avvocatura Di Diritto Infermieristico Sicilia, aggiungendo: «Non risulta esserci alcun depauperamento della qualità, anzi c’è un beneficio sia per gli operatori sanitari che per i cittadini bisognosi di assistenza».

L’Aadi, quindi, interviene sul dibattito in corso (vedi precedente articolo di Insanitas) dopo la recente apertura del direttore generale dell’Aifa (Agenzia Italiana del farmaco), Mario Melazzini, secondo il quale  “occorre studiare forme di prescrizione di medicinali da parte degli infermieri”.

«Riteniamo giusta la proposta lanciata dal direttore dell’Aifa- sottolinea Incaviglia- Non potranno essere le anacronistiche prese di posizioni da parte di taluni esponenti sindacali ad arrestare tale evoluzione. In merito alla prescrizione di farmaci da parte degli infermieri, vogliamo ribadire che si parla certamente solo di alcuni tipi di farmaci. Nessuno degli infermieri mai potrebbe pensare di sostituirsi al Cardiologo piuttosto che all’Urologo nella prescrizione di farmaci specifici alla patologia trattata da questi professionisti».

Incaviglia, quindi, ribadisce: «Si parla evidentemente di alcuni tipi di farmaci e di alcuni presidi: si pensi per esempio ai farmaci usati per il trattamento delle lesioni cutanee da compressione».

Inoltre sottolinea: «Centinaia di infermieri curano a domicilio pazienti con problematiche cutanee, ma quando si tratta di prescrivere una pomata devono chiedere al medico, che magari non ha mai visto o ha visto raramente quel dato paziente. Si pensi ad alcuni presidi: sacchetti per urostomie, piuttosto che per colonstomie, cambiati sistematicamente dagli infermieri, ma per la prescrizione devono rivolgersi al medico, al quale spesso devono spiegare quale tipo di sacchetto e quale misura prescrivere».

«Non ci risultano essere vere le affermazioni secondo cui “in tutti i paesi dove si è attuato il task shifting, il risultato è stato un abbassamento di qualità dei Servizi Sanitari”. Riteniamo queste affermazioni scorrette, troviamo infatti antipatico che per tutelare i propri interessi di categoria, si paventi chissà quali rischi per i pazienti nel caso in cui taluni farmaci venissero prescritti da altri professionisti».

Il segretario dell’Aadi Sicilia aggiunge: «Invero la questione non riguarda solo i farmaci, si pensi ad esempio alle CTU redatte dai medici anche quando le questioni riguardano attività Infermieristiche e/o di altri professionisti della salute, non di rado in queste CTU si legge la denominazione “Paramedici”, in riferimento ad altri professionisti, Infermieri in primis, dimostrando di non conoscere nemmeno il profilo professionale degli stessi professionisti alla quale la CTU si riferisce. Riteniamo più corretto che la CTU, quando riguarda la valutazione di questioni proprie dell’attività infermieristica, venga redatta da un collega Infermiere, o vogliamo parlare di trasferimento di competenze?».

 

demansionamento

Matteo Incaviglia

 

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