«I lavoratori della Ricerca Sanitaria Pubblica non ci stanno più!». Con questo slogan prosegue la protesta per l’assenza delle dotazioni organiche della Ricerca a tempo indeterminato nel disegno legge per il riordino della disciplina degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico previsto dal PNRS. Una rivendicazione che coinvolge circa 1.300 in tutta italia tra ricercatori e collaboratori professionali e che oggi si è manifestata con sit-in del personale coinvolto degli Irccs di Trieste, Roma e Messina. In quest’ultimo caso si tratta del Bonino Pulejo e il sit-in si è svolto nella passeggiata a mare di fronte la prefettura.
I ricercatori sanitari e i collaboratori di supporto alla Ricerca Sanitaria si mobilitano per reclamare il loro diritto alla stabilità lavorativa, cui consegue l’efficienza delle innovazioni per diagnosi e cure per tutti gli utenti. Nei prossimi giorni proteste sono previste anche presso tutti gli altri Istituti (già programmati Milano e Napoli rispettivamente il 18 e 21 marzo). Inoltre c’è la richiesta di un incontro con il ministro della Salute, Roberto Speranza, per discutere del paradosso di non prevedere una dotazione organica per il personale che si occupa dello sviluppo della ricerca sanitaria.
Dopo il significativo segnale di protesta dei giorni scorsi, quando sono stati “appesi” all’esterno dei rispettivi Istituti i camici bianchi dei Ricercatori, continuano dunque le mobilitazioni degli IRCCS e degli IZS per cercare di scalfire il muro di una precarietà ormai consolidata che cumulativamente arriva a contare ben 18mila anni.
L’Associazione Ricercatori in Sanità-Italia (ARSI) ritiene la situazione rischiosa sia per la continuità dell’innovazione di terapie e diagnosi innovative per malattie rare, gravi e debilitanti che vengono trattate negli IRCCS-IZS sia per il rispetto delle Direttiva Europea 1999/70 sull’utilizzo dei contratti a termine.