PALERMO. “Le aziende sanitarie siciliane, come al solito, sembrano appartenere non a Regioni ma a Nazioni diverse, ognuna avanti in ordine sparso, con poca coerenza e nessuna uniformità di comportamento”. Lo afferma Cimo Sicilia riferendosi alle proroghe dei contratti dei precari Covid, aggiungendo: “I casi sono due, o i direttori generali non hanno seguito gli input assessoriali o questi non erano sufficientemente chiari”.
Dal sindacato dei medici fanno alcuni esempi: “All’Asp di Catania, il direttore generale Maurizio Lanza si è limitato a non decidere, prorogando i suoi precari per soli 15 giorni, riducendone l’orario e riparametrando i compensi (Delibera 546 del 31 marzo 2022). Il 16 aprile si vedrà, il tempo non manca. A Ragusa, il direttore generale Angelo Aliquò ha ritenuto di prendere alla lettera la frase della Circolare assessoriale evidenziata in neretto “garantire la piena operatività degli assetti individuati in corso di emergenza fino alla data del 31 dicembre 2022” e ha proceduto alla proroga di tutti i contratti fino a fine anno (Delibera 789 del 31.03.2022)”.
Ed ancora: “A Trapani, la direzione strategica guidata dal Commissario Paolo Zappalà, indica il termine del 31 dicembre per il rinnovo dei contratti già nel titolo della Delibera 447 del 30 marzo 2022. A Palermo, il direttore generale dell’Asp, Daniela Faraoni, ha prorogato tutti i contratti in essere al 30 giugno 2022, rimodulando però l’orario al ribasso, contraendolo secondo le indicazioni assessoriali che ne danno facoltà alle aziende. Oggi queste riduzioni del monte ore vengono contestate dal prorogato Commissario all’emergenza per la Provincia di Palermo, Renato Costa, secondo cui il limite di 20 ore settimanali è inadeguato così come la data di proroga al 30 giugno”.
Secondo Cimo Sicilia “peggio è andata a Villa Sofia-Cervello di Palermo, guidata dal direttore generale Walter Messina, dove è stato necessario attendere le ultime ore del 31 marzo per riuscire a partorire una Delibera (la 562 del 31.03.2022) piena di correzioni a penna dell’ultim’ora e in cui si è dato sfogo alla fantasia, con alcuni incarichi prorogati al 30 giugno e altri al 31 dicembre, con orari ridotti ad alcuni amministrativi e non ad altri. Tutti a casa invece 12 psicologi, 7 psicoterapeuti e 3 fisioterapisti, avvertiti in serata di non presentarsi al lavoro l’indomani mattina. Evidentemente i pazienti covid dell’Ospedale Cervello non hanno più bisogno di supporto psicologico e nemmeno di riabilitazione fisica. E per fortuna che un colpo di biro ha salvato in extremis una cinquantina di operatori sociosanitari anche se solo fino al 30 giugno”.
Dal sindacato aggiungono: «A parte il desiderio e il dovere sindacale di tutelare lavoratori che si sono prodigati senza sosta nella lotta al Covid, il problema maggiore risiede nel rischio di perdere una forza lavoro che si è resa indispensabile non soltanto nell’ottica di fronteggiare la pandemia ma anche di tappare le falle di un sistema sanitario che era già in emergenza ben prima dell’arrivo del Covid e che oggi lo è ancor di più visto che il tempo passa e i più anziani vanno in pensione. Ma, a livello regionale non sembra che le necessità assistenziali siano state realmente recepite, come dimostra l’invarianza sostanziale del tetto di spesa attribuito alle varie ASP e Azienda Ospedaliere le cui dotazioni organiche misere erano e tali sono rimaste».
Infine, Cimo Sicilia sottolinea: “Tuttavia siamo ancora in tempo per correre ai ripari. È necessario andare con urgenza a rivedere le assegnazioni economiche alle aziende sanitarie, ridefinire con altrettanta celerità le dotazioni organiche nei punti nevralgici evidenziati dalla stessa pandemia e, nelle more, uniformare le proroghe di tutti i contratti dei cosiddetti precari Covid fino al 31 dicembre dell’anno in corso, in attesa di capire se la pandemia sia definitivamente… scaduta”.