È uno dei più piccoli dispositivi medici impiantabili ad oggi noto (misura 360 micrometri), l’iStent inject W, prodotto da Glaukos, già approvato negli Usa e in Europa per la chirurgia microinvasiva del glaucoma. Viene impiantato nella struttura dell’occhio deputata al deflusso dell’umor acqueo, per ripristinarne la naturale funzionalità e ridurre la pressione intraoculare in modo sicuro ed efficace. L’equipe medica del reparto di “Oculistica” del Policlinico “Giaccone”, adesso allocato all’ex IMI, è stata la prima ad utilizzare l’innovativo device in Sicilia, in soli tre mesi ne ha già impiantati quattro. Insanitas ne ha parlato con il professore Salvatore Cillino, Direttore dell’U.O.C. di Oculistica del “Giaccone” e direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia dell’Università di Palermo.
Quando viene utilizzato l’iStent inject W per combattere il glaucoma?
«iStent inject W è l’ultima versione di questo device, un piccolissimo drenaggio che ha generalmente la finalità di abbassare la pressione dell’occhio. Le cause del glaucoma sono svariate, infatti, non dipende solo dalla pressione dell’occhio, ma anche dalla conformazione, dalla circolazione sistemica del sangue e dall’ereditarietà, perché è una malattia genetica. Di questi, l’unico fattore su cui possiamo intervenire è la pressione intraoculare ovvero quello principale a determinare questo danno progressivo nell’occhio. Quindi più abbassiamo la pressione e più abbiamo la probabilità che il danno progressivo non vada avanti, il quale consiste nella morte progressiva delle fibre del nervo ottico e in una perdita progressiva del campo visivo che si va a restringere, per cui il paziente può anche mantenere 10/10 di vista ma non si può neanche muovere nell’ambiente perché non vede nulla di quello che lo circonda. Ha solo una piccola isola centrale che funziona, è come se guardasse da un binocolo».
In che modo intervenite su questa patologia?
«Il glaucoma è la terza causa di cecità nei paesi industrializzati dopo la retinopatia diabetica e la degenerazione maculare senile, ma è “democratico” perché è causa di cecità in tutto il mondo, sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli industrializzati, è una malattia ubiquitaria. In questi casi, abbassando la pressione dell’occhio noi riusciamo a far sì che l’apporto di sangue migliori, a prescindere dall’utilizzo di colliri a cui questi pazienti sono legati per tutta la vita. Man mano che il tempo passa, infatti, è necessario aumentare il dosaggio del collirio perché la sensibilità al farmaco si riduce, per cui gli effetti collaterali cominciano a diventare considerevoli. Di fatto si determina così una congiuntivite più o meno cronica».
Quali sono le tecniche utilizzate oggi per mitigare gli effetti devastanti del glaucoma?
«Se nonostante l’uso del collirio la pressione si mantiene alta oppure il campo visivo va peggiorando anche se la pressione è controllata, si deve fare un importante esame cioè l’OCT che ci permette di vedere lo spessore delle fibre del nervo ottico e di quanto queste si riducano. Nel momento in cui questi parametri vanno peggiorando purtroppo si deve fare ricorso ad altre terapie, solitamente si interviene chirurgicamente. Attualmente si usa la tecnica laser che a volte funziona e altre volte no. Poi c’è la tecnica chirurgica classica che esiste da più di 50 anni e si chiama trabeculectomia, molto attenta nell’abbassare la pressione dell’occhio ma è invasiva e comporta rischi per l’occhio stesso, quindi le persone si rivolgono alla fase chirurgica molto tardi perché sia loro che i loro oculisti curanti hanno il timore di poter arrecare un danno considerevole a causa dell’intervento stesso. La trabeculectomia funziona molto bene quando è fatta bene, ma è pesante e invasiva. Tutto questo oggi si tende a modificarlo grazie alla chirurgia microinvasiva del glaucoma. Una delle tecniche più testate è appunto l’impianto di iStent inject oggi nella versione W».
Come funziona praticamente l’iStent inject W?
«È un piccolissimo tubicino di titanio che viene inserito dall’interno nel trabecolato, cioè la il punto di passaggio tra l’iride colorato e la sclera, il bianco dell’occhio. Si tratta di una piccolissima spugnetta circolare ed è proprio attraverso il trabecolato che l’umore acqueo prodotto passa e va verso le arterie e le vene. Questa spugnetta nelle persone che hanno il glaucoma di solito non funziona più e non fa passare più liquido, ciò provoca un progressivo aumento della pressione dell’occhio. Con la trabeculectomia togliamo un pezzettino di sclera e di cornea per creare uno spazio, in modo che l’umore acqueo possa uscire e raccogliersi sotto la congiuntiva creando sotto la palpebra una bella bozza utilizzata come un serbatoio che consente l’abbassamento della pressione. Quindi un intervento pesante che comporta una variazione anatomica che indebolisce l’occhio. Invece con iStent inject W lavoriamo dall’interno con una piccolissima apertura al passaggio tra il bianco dell’occhio e la cornea. In seguito, con un iniettore specifico brevettato, inseriamo questo microscopico tubicino di titanio biocompatibile nel trabecolato e creiamo un punto di passaggio dell’umore acqueo».
Si sono verificati casi di rigetto?
«No, il tubicino è infatti rivestito di eparina per evitare che si ricopra di tessuti ed è generalmente inserito durante l’intervento di cataratta, quindi prolunga di pochissimo tale intervento. Non dà effetti collaterali, non altera il profilo anatomico delle persone, ha un’efficacia un pochino meno potente della trabeculectomia, ma ha molti meno rischi ed effetti collaterali, quindi viene proposto in fasi molto più precoci. In uno dei primi interventi che abbiamo fatto (clicca qui per il video) c’era una piccola emorragia della congiuntiva. Nella fattispecie una signora aveva 35 di pressione dell’occhio, molto alta, e non poteva fare l’intervento classico perché aveva una debolezza congenita della congiuntiva, quindi abbiamo impiantato l’iStent inject W. Oggi la signora ha 20 di pressione senza nessuna terapia, mentre prima faceva tre colliri diversi, adesso le basta una sola goccina al giorno di un collirio specifico un po’ più leggero».