PALERMO. Nei giorni scorsi si è scatenato in Sicilia un tam tam mediatico in merito all’utilizzo del plasma iperimmune e ciò ha causato una serie di disagi alle strutture sanitarie, ma dall’altro canto è servito a promuovere la donazione.
Facciamo, però, un passo indietro. La raccolta del plasma dei convalescenti Covid-19 in Sicilia è partita ad agosto del 2020, nell’ambito dello studio nazionale randomizzato “Tsunami” coordinato da Pisa, come conferma anche Roberta Fedele, direttore dell’UOC del Centro Trasfusionale dell’ospedale “Papardo” di Messina: «Ho visto una serie di lamentele antipatiche sui social, siamo stati accusati di aver pensato solo adesso al plasma iperimmune. Vorrei ricordare che in Sicilia abbiamo avuto la fortuna, fino a poche settimane fa, di avere pochissimi contagiati. Di conseguenza erano pochi quelli che potevano donare, inoltre con tutti i requisiti che si devono rispettare si riduce ancora di più la platea dei possibili donatori. Quindi non è che non abbiamo plasma perché non abbiamo fatto nulla, ci lavoriamo da mesi, a pianificare e organizzare. Ovvio che adesso con la diffusione del contagio ci saranno più persone che potranno donare. A luglio, l’Asp ci ha dato un elenco di quasi 400 persone e le abbiamo contattate quasi tutte, ma qui non c’è la cultura della donazione per cui alcuni ci hanno risposto anche male quando abbiamo chiesto di donare il plasma».
Le stesse problematiche sono state riscontrate a Catania: «Noi raccogliamo plasma iperimmune da agosto, ma fino a questo momento avevamo raccolto solo 20 sacche- racconta Nuccio Sciacca, primario del Centro trasfusionale dell’Ospedale “Garibaldi” di Catania- Così ho parlato con i clinici della struttura esortandoli a farmi contattare dai guariti dal Covid-19 per sensibilizzarli alla donazione. Dopodiché, non so come ma è spuntato sui social quell’annuncio a donare il plasma con il mio numero di telefono».
Nel frattempo un avvocato, evidentemente molto conosciuto in città, si è aggravato a causa del Covid e la popolazione etnea ha cominciato a richiedere l’utilizzo del plasma iperimmune per salvarlo: alcuni hanno utilizzato l’annuncio del centro trasfusionale per invitare a donare, altri hanno accusato le istituzioni che non avrebbero pensato per tempo a dotarsi della terapia con il plasma dei convalescenti.
In realtà, si stava aspettando che arrivasse la titolazione da Pavia perché in Sicilia non esiste un laboratorio specializzato che faccia questo tipo di misurazioni: «Quando noi raccogliamo il plasma, lo archiviamo, lo dividiamo in aliquote e poi lo congeliamo- spiega Sciacca- Una provetta di 5 ml viene mandato a Pavia per fare il titolo degli anticorpi neutralizzanti. Voglio assolutamente che il plasma iperimmune che usiamo garantisca efficacia. Non dobbiamo limitarci a raccogliere il plasma, dobbiamo fare la titolazione degli anticorpi. La mia direzione strategica è stata eccezionale da questo punto di vista perché nel giro di 48 ore ha stipulato la convezione con il laboratorio di virologia del Policlinico “San Matteo di Pavia”. Quindi se lunedì spedisco i campioni, massimo il venerdì ho i risultati online. Hanno organizzato un database per cui io mi collego, guardo a che punto è il mio campione, appena è pronto in tempo reale vedo il titolo di quell’anticorpo, cioè so veramente qual è la carica anticorpale di quel plasma e se va bene per essere trasfuso».
A Catania intanto si era scatenato il putiferio, tanto da spingere l’assessorato alla Salute a inviare un comunicato in cui ha chiarito che “in Sicilia sono già otto i centri di raccolta del plasma per la cura del Coronavirus autorizzati dal Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute”.
La mancata precisazione temporale, però, genera negli organi di informazione la percezione che la plasmaterapia sia appena partita. Il tam tam mediatico si scatena così in tutta la Sicilia e l’annuncio a donare con i numeri di telefono di primari e strutture spunta anche a Messina e a Palermo, in questo ultimo caso addirittura il Policlinico “Giaccone” è stato costretto a precisare con una nota ufficiale, perché è stato diffuso sul web un numero errato, ovvero quello dell’emergenza-urgenza, causando problemi nell’area critica.
«Da giovedì mi chiamano anche di notte– ammette Sciacca- Poco male però perché abbiamo raccolto oltre 100 sacche di plasma e così abbiamo la possibilità di darlo anche alle altre aziende ospedaliere. Abbiamo già consegnato il plasma iperimmune a Paternò, a Ragusa, Siracusa, al Policlinico di Catania».
Sabato sono arrivati i risultati dei titoli anticorpali al “Garibaldi” di Catania, vengono quindi trasfusi i primi otto pazienti ricoverati nella struttura e poi a macchia di leopardo nel resto della Sicilia.
Degna di nota è la trasfusione effettuata al “Cervello” di Palermo: «Nel nostro ospedale seguiamo pazienti con talassemia, uno di questi con la forma major ha avuto una grave polmonite da Covid, quindi abbiamo pensato di fare l’infusione con il plasma iperimmune, validato per titolo anticorpale e lo abbiamo trattato con due infusioni. Il paziente è in terapia intensiva a Partinico e potremo capire qualcosa sugli effetti tra 7/10 giorni», racconta Aurelio Maggio, primario di Medicina Trasfusionale presso l’azienda “Villa Sofia-Cervello”.
Dopo varie peripezie e polemiche, quindi, arriviamo al 17 novembre quando l’assessorato decide che il plasma iperimmune in Sicilia potrà essere raccolto in tutti i Centri trasfusionali e non soltanto nei primi otto centri designati.
Adesso dovremo attendere per capire se realmente funziona: «Alcuni effetti sembrano promettenti, però, è troppo presto ancora per capire la reale efficacia del plasma iperimmune- avverte Bruno Cacopardo, primario del reparto di Malattie infettive del “Garibaldi” di Catania e componente del Comitato tecnico- scientifico Regionale- Questa nostra esperienza si innesta nel trial multicentrico “Tsunami” che ha già arruolato in Italia oltre 600 pazienti. I dati sono ancora in fase di elaborazione statistica, quindi, credo che nell’arco di qualche settimana avremo dei risultati».
Non soltanto per i donatori esistono, infine, dei requisiti da rispettare ma anche i soggetti che possono essere trattati con plasma iperimmune devono avere delle caratteristiche precise contenute nel seguente documento ufficiale (clicca qui per visualizzarlo).