PALERMO. Rinnovare dopo vent’anni il sistema delle analisi delle urine, riducendo il numero dei processi da eseguire e utilizzando soltanto una provetta.
Da quest’idea nasce CUADnm, il progetto realizzato da un team di medici e fisici della start-up siciliana SikeliUp e presentato a Londra all’ultima edizione di SMAU, il salone internazionale dedicato alla scoperta di nuove idee innovative.
Attualmente l’esame completo delle urine, tra i più diffusi al mondo (si pensi che in Cina ogni anno si consumano ben 1 miliardo di provette), è standardizzato e prevede un test suddiviso in due fasi, una chimico-fisica e una microscopica del sedimento urinario.
La prima consiste nel prelievo dalla provetta, manuale od automatizzato, di un campione di urina, poi depositato su una strip colorimetrica composta da circa dodici pad a ciascuno dei quali corrisponde un singolo parametro chimico-fisico.
La scansione delle strip avviene all’interno di analizzatori automatici con led ottico in grado di determinare i valori presenti nel campione di urina attraverso la lettura dei colori della strip. A seguire, la seconda fase viene eseguita al microscopio e comporta l’analisi microbiologica dei sedimenti urinari.
Grazie al sistema CUADnm, Complete Urine Analysis Device no microbiological, il processo di analisi viene dimezzato prevedendo che l’esame chimico-fisico avvenga direttamente in provetta senza alcuna fuoriuscita di urina ed eliminando uno dei due macchinari.
Ciò può avvenire perché la provetta CUAD si presenta suddivisa in due da una membrana che blocca l’urina nativa prima che scenda nella sua parte inferiore.
Durante la prima fase analitica, con un ago, viene quindi forato il tappo della provetta che, per evitare contaminazioni, non viene mai svitato e successivamente viene prelevato un campione di urina per poter eseguire l’esame microscopico del sedimento.
Dopo il prelievo, con lo stesso strumento, viene bucata anche la membrana che divide in due la provetta. Accade quindi che l’urina inizi a defluire nella parte inferiore della provetta dove è presente una strip colorimetrica appoggiata ad una parete semipiatta e protetta a sua volta da un’altra membrana semipermeabile attraverso la quale il materiale biologico può entrare ma non può uscire.
È nella parte inferiore della provetta CUAD che, entro il minuto di imbibizione (tempo raccomandato affinché il test non venga falsato), può avvenire l’esame chimico-fisico. Anche in questo caso però lo step finale è rappresentato dalla lettura colorimetrica al led dei pad.
La progettazione della provetta CUADnm è iniziata tre anni fa con un brevetto ottenuto prima in Italia e poi in tutta Europa, Stati Uniti, Cina, Giappone e Brasile.
“L’idea è stata molto apprezzata a Londra dai potenziali investitori. Tra questi – ha commentato il prof. Giuseppe Raso (nella foto), direttore scientifico di SikeliUp – il World Trade Cabin in collaborazione con il servizio sanitario britannico ma anche Google, interessata a finanziare il progetto”.
Tanti i vantaggi di questo nuovo sistema. “Uno è per il laboratorio di analisi a cui viene evitato l’ingombro di uno dei due macchinari. Ma il sistema CUAD prevede anche un incremento della velocità analitica perché- spiega Raso- non è necessario dover eseguire due passaggi, e comporta anche una riduzione del materiale reattivo, dei relativi costi di smaltimento e dei costi di manutenzione degli strumenti. In questo modo il sistema diventa userfriendly in quanto aumenta il grado di protezione degli operatori”.
Vantaggi anche per le aziende fornitrici, come “la riduzione dei costi di progettazione e produzione della strumentazione, la semplificazione del software e la riduzione dei costi di spedizione”.
La provetta CUADnm al momento è un’idea progettuale e per poter ottenere il primo prototipo occorrerà ancora un anno circa. Per la commercializzazione si prevedono invece dai 3 ai 5 anni di attesa.