ENNA. Tutelare il più fragile ma con quali strumenti? Alcuni medici si interroga e dicono la loro. Tra questi a prendere una posizione netta e chiedere misure più sicure è il primario di Cardiologia dell’Umberto I di Enna, nonché direttore del Dipartimento di Medicina, Lello Vasco.
Non è plausibile limitarsi al tampone antigienico per rientrare, se il tuo lavoro è quello del medico, che passa dalla corsia alle sale intensive e operatorie. Il rischio di veicolare involontariamente il virus Sars- Covid diventa troppo altro. Con dati alle mani- confermati dai responsabili di laboratorio- è oramai notorio che gli antigeni, più noti come tampone rapido, non rilevano con precisione la variante Omicron5 e molti sono falsi negativi, smentiti subito dopo dai tamponi molecolari.
«Ci vuole dunque un’attenta valutazione e una revisione delle direttive che giungono anche dalla Regione Siciliana, per la categoria dei medici, degli infermieri e di chi sta in contatto stretto con i più fragili», dichiara il primario della cardiologia dell’Umberto I di Enna che con convinzione solleva il problema che riguarda tutti gli ospedali dell’Isola. Stessa soluzione andrebbe attuata per il trasferimento da un reparto all’altro dei pazienti. Omicron è oramai pandemica, per molti un’influenza ma ci sono ancora pazienti fragili che vengono duramente colpiti e muoiono. Perché non tutelarli?
«Se da un lato- continua il primario- è vero le nuove varianti sembrano meno “pericolose” rispetto alle precedenti relativamente agli aspetti clinici è altrettanto evidente che chi si infetta è costretto alla quarantena ed alla impossibilità di andare al lavoro . Nello stesso tempo i cosiddetti test antigenici, ormai largamente impiegati, esplorano la presenza di antigeni che potrebbero essere diversi da quelli espressi dalle nuove varianti omicron ba4 e ba5. Ciò comporta limitata accuratezza diagnostica di tali test in quanto potrebbero sfuggire infezioni da virus “nuovi” che espongono antigeni (proteine virali) sensibilmente diverse da quelle per le quali i test antigienici sono stati confezionati».
Per tale ragione capita che il test antigienico “negativo” possa essere smentito da un test molecolare che potrebbe risultare positivo. L’esecuzione di un test molecolare- come è risaputo- però non è previsto per sancire la fine della quarantena. Può accadere così che tanti falsi negativi riprendano le loro attività normali. Questo è estremamente pericoloso per chi fa lavori che lo mettono in contatto con i pazienti “fragili” quali sono per esempio i ricoverati negli ospedali o nelle RSA .