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Patologie muscolo-scheletriche, ferite e… cellulite: ecco la terapia con le onde d’urto

A parlarne ad Insanitas è il dott. Antonio Nigito, medico chirurgo, specialista in medicina fisica e riabilitativa.

Tempo di lettura: 4 minuti

Sempre più spesso assistiamo in campo medico a novità e progressi volti a migliorare continuamente l’offerta sanitaria. Tra le terapie innovative e più diffuse nell’ultimo periodo rientra, senza dubbio, quella che utilizza le cosiddette onde d’urto. Il trattamento nasce inizialmente per curare alcune malattie epatiche e renali (prima tra tutte, la distruzione dei calcoli). Negli ultimi anni, però, la terapia è stata applicata anche nell’ambito della fisioterapia, ottenendo dei grandi risultati. A parlarne ad Insanitas è il dott. Antonio Nigito, medico chirurgo, specialista in medicina fisica e riabilitativa.

Cosa sono le onde d’urto e in cosa consiste il relativo trattamento?
«Dal punto di vista fisico sono onde acustiche ad alta energia che vengono prodotte da appositi generatori (i cosiddetti litotritori) in grado poi di propagarsi nei tessuti in sequenza rapida e ripetuta. Il trattamento con onde d’urto è una metodica medica ambulatoriale, non invasiva, sicura e validata da società mediche scientifiche. Si tratta di una terapia medica che viene effettuata in poche sedute, a cadenza settimanale di breve durata (20-30 minuti) a seconda della patologia. In alcuni casi selezionati può risparmiare al paziente un eventuale intervento chirurgico e comunque non preclude, se necessario, la possibilità di sottoporvisi».

Ne esistono di diversi tipi?
«Fondamentalmente due: le onde d’urto focali extracorporee e le onde radiali (o balistiche). Le prime (trasmesse ai tessuti attraverso un’interfaccia che si adatta alla cute con applicatori di consistenza morbida ed elastica) possono essere utilizzate anche per il trattamento di patologie dell’osso (in quanto focalizzabili in profondità), oltre che di tendini e muscoli. Le onde radiali o balistiche, invece, generate con un meccanismo di tipo “pneumatico” (azionato da un compressore oppure da un sistema magnetico) prevedono al contatto con la cute un applicatore metallico, con azione di percussione diretta».

Per quali patologie la terapia ad onde d’urto viene principalmente utilizzata o è più indicata?
«Le onde d’urto furono introdotte per la prima volta in medicina agli inizi degli anni novanta per la cura dei calcoli renali. Negli anni successivi, grazie agli studi scientifici che ne hanno dimostrato l’effetto antinfiammatorio, antiedemigeno e antidolorifico, oltre che a migliorare localmente la microcircolazione, il loro ambito di utilizzo si è rapidamente esteso alle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico ed altri organi. Ora, ad esempio, le onde d’urto vengo utilizzate sui tendini per il trattamento della tendinopatia di spalla, per la fascite plantare, l’epicondilite ed epitrocleite (gomito del tennista e del golfista), la tendinite rotulea ed achillea, la borsite trocanterica e per il trattamento della tendinopatia adduttoria (pubalgia). Ma anche per il muscolo, per facilitarne il recupero in caso di distrazione muscolare, contratture, dolore da fibrosi e ossi-calcificazioni post-traumatiche. Valida anche per le patologie dell’osso quali fratture da stress, pseudoartrosi e ritardi di consolidazione. In ambito cutaneo, invece, vengono utilizzate per il trattamento di ferite difficili, ulcere diabetiche ed ustioni oltre che per la cellulite».

È doloroso sottoporsi al trattamento? Ci sono pazienti da dover considerare esclusi o a rischio?
«Molti hanno paura delle onde urto, pensano che siano dolorose. Non è assolutamente vero. Il trattamento deve essere eseguito da un medico qualificato che, dopo un’attenta anamnesi ed avere selezionato il paziente, applica le onde d’urto al tessuto target con strumentazione adeguata e con perizia nell’esecuzione. Il trattamento non deve essere doloroso e generalmente è ben tollerato. Per quanto riguarda le controindicazioni, non devono essere posti al trattamento pazienti in stato di gravidanza, pazienti con malattie tumorali maligne nell’area da trattare (non come patologia di base) e quelli con gravi patologie della coagulazione. Non devono, inoltre, essere trattati l’encefalo, il tessuto polmonare, le gonadi, le cartilagini di accrescimento».

Come vede il futuro di questa tecnologia in campo medico?
«Il futuro delle onde urto è senz’altro la medicina rigenerativa. Attualmente, ad esempio, si sta utilizzando in ambito sperimentale nella terapia cardiaca per il trattamento non invasivo di cardiopatie ischemiche quali angina pectoris. Ma anche in ambito neurologico oltre che per le lesioni del nervo periferico, per le patologie del midollo spinale e dell’encefalo. A livello osteoarticolare, il trattamento ad onde d’urto viene via via sempre più utilizzato per patologie dell’articolazione temporo-mandibolare, malattia parodontale, osteoporosi».

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