Nuovo appuntamento di insanitas con il mondo delle professioni sanitarie. Obiettivo puntato questa volta sui tecnici di neurofisiopatologia che assolvono ad una funzione fondamentale in tutte le strutture sanitarie dotate di un reparto di neurologia o neurofisiopatologia o ancora di neuropsichiatria, ma anche negli ambulatori specializzati, nei reparti di terapia intensiva ed in sala operatoria. “Credo e spero che sia ormai chiaro ai più il ruolo fondamentale delle 19 professioni sanitarie che compongono il nostro ordine professionale – afferma il presidente dell’ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione Gandolfo Marco Macaluso – stiamo lavorando senza risparmiarci per ottenere, sia presso le istituzioni sanitarie di ogni ordine e grado, sia presso l’opinione pubblica, quella legittimazione e quella riconoscibilità che spesso è mancata. C’è ancora tanto da fare ma i risultati ottenuti, grazie alla collaborazione di tutti i componenti del Consiglio direttivo dell’ordine e di tutte le Commissioni d’Albo, ci dicono che siamo sulla strada giusta”. Per conoscere meglio la professione dei tecnici di neurofisiopatologia abbiamo intervistato la presidente della Commissione d’Albo Valeria Grimaudo.
Presidente, qual è il compito dei TNFP all’interno del SSN?
Il tecnico di neurofisiopatologia (TNFP) è un professionista sanitario che svolge la propria attività nell’ambito dello studio delle patologie del sistema nervoso centrale (SNC) e periferico, applicando, su prescrizione medica, le metodiche diagnostiche specifiche in campo neurologico e neurochirurgico, sia a scopi diagnostico-clinici che di ricerca. Utilizza apparecchiature elettromedicali ad elevata tecnologia, idonee alla registrazione dei fenomeni bioelettrici con diretto intervento sul paziente, dall’età evolutiva all’anziano, in regime di ricovero, ambulatoriale così come in area critica. Egli opera in piena autonomia e/o nel contesto di attività di equipe avendo, di fatti, dirette responsabilità nell’applicazione e nel risultato finale della metodica utilizzata. Le indagini strumentali di esclusiva competenza del TNFP sono numerose, tra le più note si annoverano l’Elettroencefalogramma (EEG) e l’Elettroneurografia (ENG) che, unitamente all’Elettromiografia (EMG) di pertinenza medica, permette di valutare funzionalità ed integrità delle strutture relative al Sistema Nervoso Periferico. Appannaggio della categoria sono, altresì, i Doppler, i Potenziali Evocati (PE), la Polisonnografia (PSG). Meno conosciute ma sicuramente degne di risalto ed in continuo sviluppo sono le indagini neurofisiologiche per gli stati vegetativi e di minima coscienza, la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) e l’attività di Neuromonitoraggio intraoperatorio (IOM), impiegata in corso interventi di neurochirurgia, ortopedia, oto-neuro-oftalmologia e cardiochirurgia. In ultimo, non certamente per importanza, l’accertamento medico-legale di morte cerebrale: la normativa vigente (DM salute 11 aprile 2008) prevede che le indagini neurofisiologiche, in questo delicato contesto, siano di unica pertinenza del TNFP.
In genere dove lavora un TNFP?
Il TNFP presta la propria attività lavorativa, in qualità di dipendente o in regime libero professionale, in tutte le strutture sanitarie dotate di Neurologia e/o Neurofisiopatologia e Neuropsichiatria, in ambulatori, reparti di terapia intensiva, anche neonatale-pediatrica, e in sala operatoria.
Quando è il caso di rivolgersi ad una figura professionale come la vostra?
E’ opportuno rivolgersi alla figura del TNFP su prescrizione generalmente del medico di base o dello specialista, in caso di sospetti o affezioni già acclarate a carico del sistema Nervoso Centrale (Cervello, Midollo Spinale) e Periferico (Nervi e Muscoli). Gli esami effettuati dal TNFP contribuiscono ad ottenere diagnosi inerenti alle patologie e/o disturbi che possono colpire il sistema nervoso utilizzando test in grado di analizzare la sua attività elettrica. Tali indagini elettrofisiologiche, ovviamente affiancate dalla clinica e dalle altre metodiche appartenenti alla medesima classe diagnostica (ad es. TAC, RMN, ecc), avvalorano, indirizzano e confermano elementi aggiuntivi indispensabili per un corretto orientamento, anche terapeutico, consentendo di diagnosticare precocemente molte patologie trattate da numerose branche specialistiche.
Qual è il percorso di studi?
L’unico percorso, ad oggi valido, è quello universitario. Il corso di Laurea in Tecniche di Neurofisiopatologia, appartenente alla classe SNT/3 delle Professioni Sanitarie Tecniche ed abilitante alla professione. L’ammissione al corso di studio avviene attraverso una prova concorsuale. Il percorso formativo comprende sia attività didattica teorica sia attività pratica, particolare rilievo riveste l’attività formativa di tirocinio, svolta con la supervisione e la guida di tutori professionali appositamente assegnati. L’apprendimento delle competenze scientifico-tecniche e l’acquisizione delle capacità professionali specifiche sono computati in crediti formativi universitari, per un totale di 180 crediti nei tre anni. Il percorso di studi si completa con la Laurea Magistrale o Specialistica In Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Diagnostiche, seguono Master di II° livello e Dottorato di Ricerca.
E’ cambiato qualcosa nell’ambito della pandemia?
I Tecnici di Neurofisiopatologia, al pari di tutti gli altri professionisti della Sanità, sono impegnati in prima linea nella lotta al Covid-19 e nell’esercizio della loro professione, nel tentativo di arginare la diffusione del contagio. Nell’ambito di un quadro riorganizzativo che inevitabilmente ha comportato l’applicazione di misure di sicurezza specifiche, la linea generale da seguire è stata quella di elargire un trattamento ottimale ed appropriato nel minor tempo possibile, limitando la permanenza nella struttura e riducendo la possibilità di esposizione ad eventuali contatti a rischio. La maggior parte delle indagini diagnostiche neurofisiologiche prevedono una distanza tra operatore e paziente inferiore ad 1 metro (30-40 cm) ed un tempo di esposizione medio superiore ai 15 minuti, pertanto, come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’esecuzione di queste su pazienti sospetti/probabili/confermati è da ritenersi a maggior rischio di trasmissione per tipo di contatto assistenziale. A sostegno e integrazione delle linee guida ministeriali, 31 Commissioni d’Albo dei TNFP (presenti in 61 Ordini interprovinciali TSRM-PSTRP), in stretta collaborazione con l’Associazione Italiana Tecnici di Neurofisiopatologia (AITN), hanno emanato un vademecum contenente le raccomandazioni operative dedicate alla categoria. La pandemia è stato uno tsunami inaspettato, ci ha colti di sorpresa e ha messo in risalto tutte le pecche di un sistema sanitario depauperato della forza lavoro e delle dotazioni. Mi auguro che le interconnessioni generate da un così tragico evento possano rimettere al centro delle decisioni governative i temi riguardanti la salute, supportandone promozione e sviluppo. Lo stress correlato alla pandemia, subìto dagli operatori sanitari, è comunque mitigato dalla salda dedizione al proprio lavoro, si è innescato in tutti noi un fisiologico e ancestrale spirito di resilienza.
Quali sono gli obiettivi principali che state perseguendo?
La CdA dei TNFP si è insediata nel Settembre 2020 mediante elezioni suppletive, in forte ritardo rispetto ad altre CdA e, causa vigente normativa anti SARS-CoV-2, l’impossibilità di riunirsi in presenza ha determinato una considerevole battuta d’arresto per ciò che concerne la progettualità e gli obiettivi da perseguire.
Tuttavia permane come intenzione primaria quella della lotta sistematica all’abusivismo, tenuto conto che fino al 2018 e dunque fino alla creazione dell’Ordine TSRM-PSTRP, con la legge del 11/01/2018 n°3, la nostra categoria è stata certamente bistrattata da anni di reiterato abuso della professione addebitabile all’assenza di uno statuto che ne salvaguardasse l’esclusività nelle competenze. Secondariamente la Commissione intende prodigarsi nella costituzione di un progetto pilota dedicato alla formazione continua e potenzialmente tra pari, al fine di accrescere e rendere omogenea la conoscenza e le metodiche da attuare sul territorio, innalzando così lo standard qualitativo e, conseguentemente, il bagaglio professionale e culturale dei singoli professionisti. Riteniamo che aggregazione e condivisione possano portare in auge un senso di inclusione ed appartenenza che apporti beneficio alla professione e ad un sistema sanitario, ora più che mai, provato e allo stremo delle forze.