Dal palazzo

L'intervento

Ozonoterapia contro il Coronavirus? «Ecco perchè potrebbe essere di aiuto»

Il parere di Francesco Cosentino, medico chirurgo di Trapani, componente dell'AIRO, l'Accademia Internazionale di Ricerca in Ossigeno Ozono Terapia.

Tempo di lettura: 4 minuti

«L’ossigeno-ozono terapia è una tecnica che potrebbe essere di ausilio per combattere il Covid-19». Lo afferma Francesco Cosentino, medico chirurgo di Trapani, componente dell’AIRO, l’Accademia Internazionale di Ricerca in Ossigeno Ozono Terapia.

«Il covid-19- spiega il dott. Cosentino- è un virus che muta e ha un’aggressività superiore a quella dell’influenza. Tant’è che fa parte della famiglia dei coronavirus, virus che hanno convissuto sempre nel nostro corpo. All’inizio non si è capito che provocasse una CID, Coagulazione Intravascolare Disseminata, ossia una trombo embolia venosa. In pratica, il sangue si coagulava dentro i vasi venosi, di conseguenza si formavano dei trombi che impedivano gli scambi gassosi, quindi il passaggio di ossigeno a livello polmonare. Tant’è che 9 pazienti intubati su 10, morivano».

Il medico trapanese poi stigmatizza l’operato del Governo riguardo ai fondi stanziati, circa 140 milioni di euro, per finanziare alcune associazioni ed istituti di ricerca per lo studio del vaccino anti Covid.

«Il prof. Anthony Fauci, il gota della sanità vaccinale americana, ha spiegato che per individuare e testare il vaccino ci vogliono 12/18 mesi e che non è garantito l’effetto, proprio perché il Coronaviurs muta velocemente. Perché sprecare tutto questo denaro e non sostenere, invece, altri tipi di ricerca?».

In due video pubblicati sui social, il dottor Cosentino parla di due sperimentazioni contro il Coronavirus: l’utilizzo del plasma immune, sperimentato dal dottor De Donno, primario del reparto di pneumologia dell’ospedale di Mantova, e la grande autoemoinfusione, soffermandosi su quest’ultima tecnica che si avvale dell’ozonoterapia.

«L’ozono, che è un gas contenuto nell’atmosfera, ha delle spiccate proprietà ossidanti. Interviene nell’ossigenazione dei vari organi e tessuti e ha anche una funzione antibatterica, antivirale e antifingina. La grande autoemoinfusione consiste nel prelevare 200 cc di sangue dalla vena del braccio del paziente che viene mescolato con una miscela di ozono, prodotto da un apposito macchinario medico a marchio CE; dopodiché, il sangue ozonizzato verrà fatto defluire, sempre tramite un circuito chiuso, nella vene del paziente distribuendosi in ogni parte dell’organismo. Come interviene sul Covid? La grande autoemoinfusione svolge tre funzioni nei confronti del virus: la funzione virustatica, cioè inattiva il virus, migliora il microcircolo, polarizza i globuli rossi rendendo il sangue più fluido, e interviene anche nell’influenzare i meccanismi di ossido-riduzione, che consentono alla cellula di difendersi».

Ed ancora, spiegando la composizione del virus, chiarisce in che modo l’ozono riesca a inibirlo.

«Il virus dell’influenza è un filamento di materiale genetico avvolto da una capsula lipoproteica (capside). È un microorganismo che per potersi replicare deve entrare dentro la cellula. Se il virus si trova fuori dalla cellula, l’ozono agisce a livello del capside impedendo di attecchire nella cellula ospite e stimola il sistema immunitario che non lo riconosce come proprio e quindi lo elimina. Se il virus è, invece, penetrato all’interno della cellula, l’ozono, attraverso l’ossidazione mitocondriale, stimola la cellula stessa a produrre una serie di mediatori chimici, tra cui l’interferone, che hanno lo scopo di provocare l’inattivazione del virus attraverso la produzione di sostanze antiossidanti».

Il professionista trapanese spiega anche che l’ozono «non ha nessun effetto collaterale» e che «sono soltanto tre le controindicazioni nel caso di utilizzo nell’auto-emo-infusione: la gravidanza, il favismo e l’ipertidiroidismo».

Specifica, inoltre, che si possono trattare i pazienti senza sospendere l’uso dei farmaci. Infine, da socio dell’Accademia Internazionale di Ricerca in Ossigeno Ozono Terapia manifesta la volontà di collaborare per la sperimentazione scientifica.

«L’AIRO, presieduta dal prof. Dario Apuzzo, e di cui io faccio parte, si era offerta di fare delle sperimentazioni negli ospedali mettendo a disposizioni i macchinari e la nostra opera. Purtroppo ci sono state delle forti resistenti nei nostri confronti. Eppure ci sono tecniche innovative che stanno dando buoni risultati. Ritengo che bisognerebbe investire in ricerca, ad esempio in nutraceutica o sul potenziamento del sistema immunitario. Non è necessario arrivare ai vaccini, che sono sostanze tossiche, che contengono cellule di feti abortiti, piccole tracce di mercurio e grandi tracce di alluminio ed anche formaldeide, sostanza tossica bandita dall’OMS nel 2004».

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