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ASP e Ospedali

Al secondo piano

Ospedale San Giovanni di Dio, taglio del nastro per la nuova sede della Chirurgia vascolare

Moderna e funzionale, si trova presso il secondo piano, scala A, del nosocomio agrigentino.

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AGRIGENTO. Inaugurata questa mattina presso il presidio ospedaliero “San Giovanni di Dio” di Agrigento la nuova sede dell’Unità operativa complessa di Chirurgia vascolare.

I nuovi ambienti, moderni e funzionali, sono presso il secondo piano, scala A, del nosocomio agrigentino. Il reparto, diretto da Leonildo Sichel, esegue la diagnostica ed il trattamento medico e chirurgico delle principali patologie arteriose, venose e linfatiche: aneurismi dell’aorta, periferici e viscerali, arteriopatie periferiche e dei tronchi sovraortici, sindromi varicose, flebopatie superficiali profonde, varicocele, linfopatie congenite ed acquisite, ulcere vascolari e “piede diabetico”.

Attivata nel novembre del duemila a seguito della rimodulazione della rete ospedaliera regionale e provinciale, che ha comportato il trasferimento del reparto dal presidio di Licata a quello agrigentino, l’unità è unica su tutto il territorio provinciale e vanta un elevato “indice di attrazione” registrando un considerevole afflusso di pazienti da tutto il comprensorio.

Fin dal periodo in cui era diretto da  Silvio Lo Bosco, docente a contratto della Scuola di specializzazione di chirurgia vascolare e oggi direttore sanitario Asp, il reparto gode di consolidati rapporti di collaborazione con l’Università di Catania e Palermo.

Non a caso al taglio del nastro oltre al commissario Asp, Gervasio Venuti, al direttore sanitario Lo Bosco, e a diversi dirigenti medici ospedalieri, era presente anche Pierfrancesco Veroux, direttore della Scuola di specializzazione di chirurgia vascolare del Policlinico universitario di Catania.

L’Unità è da anni impegnata nella prevenzione e nel trattamento del tromboembolismo venoso, tanto che nel 2004 è stata scelta come uno dei centri nazionali di riferimento per il trattamento della patologia partecipando attivamente al Progetto Scientifico Nazionale “SOS Flebite”.

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