RAGUSA. Quella che sembrava un’utopia adesso diventerà realtà: il reparto di Pediatria dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa tornerà fruibile h24 entro metà febbraio. Lo ha confermato l’ASP di Ragusa con un breve comunicato e lo hanno prima annunciato trionfanti, con un post sulla loro pagina facebook, le mamme del comitato spontaneo “Riaprite Pediatria a Ragusa”, dopo che una loro rappresentanza ieri ha incontrato i vertici dell’ASP iblea e dopo una mobilitazione attiva che aveva coinvolto anche la comunità.
«Dopo mesi di lotte siamo felici di questo risultato» ha detto una delle mamme e componente del comitato spontaneo, aggiungendo: «Avevamo chiesto un ulteriore incontro all’ASP che ci aveva assicurato di lavorare alla risoluzione del problema e siamo felici di essere state accolte, ma soprattutto ascoltate. Il commissario straordinario Fabrizio Russo si è rivelato molto comprensivo e insieme al dottor Comisi ci ha spiegato come sia stata resa possibile la riapertura h24 del reparto. Auspichiamo che si risolva definitivamente la carenza d’organico con i nuovi bandi, motivo per cui, com’è noto, il reparto era operativo solo come ambulatorio e noi mamme siamo state costrette a ricorrere ad altri due ospedali della provincia quando necessario».
Come spiega ad Insanitas il dottor Fabrizio Comisi, direttore dell’Unità di Pediatria dell’ospedale “Guzzardi” e capo del Dipartimento materno infantile dell’Asp, raggiunto da noi telefonicamente, il problema deriva da una grave carenza in organico. Gli ultimi bandi sono andati deserti e ci sono stati anche pensionamenti e mancati reintegri. Comisi chiarisce come non siano state mai interrotte l’attività ambulatoriale né quella di consulenza per il pronto soccorso.
Dottor Comisi, si dice che il reparto non abbia mai aperto, è così?
«Non proprio. I ricoveri sono stati interrotti prima della pandemia per carenza d’organico. La differenza è che mentre in precedenza il pronto soccorso veniva gestito solo quando c’erano i medici presenti, la situazione è peggiorata al punto che di notte materialmente non c’erano più medici. Nel frattempo abbiamo ricostituito un organico di quattro persone, ma per fare la guardia ne servono almeno sei».
Si punta spesso il dito contro l’ASP, ma può spiegare meglio i motivi della carenza di personale?
«L’azienda si è trovata costretta ad interrompere i ricoveri in pediatria prima della pandemia dopo il pensionamento del primario del reparto perché mancavano i medici e non c’era un organico a sufficienza. Mi consenta di sottolineare l’abnegazione e lo spirito di servizio del personale sanitario e infermieristico: ci sono colleghe che hanno rinunciato a ciò che sarebbe spettato loro di diritto, come ad esempio le ferie e l’esenzione dalle notti perché neomamme, per fare un esempio».
Cosa si è fatto adesso per riattivare la fruizione del reparto h24?
«Per far sì che venga riattivato il reparto al momento abbiamo unificato formalmente gli organici tra Vittoria e Ragusa, per coprire i turni di guardia in modo tale da rendere possibile anche il turno di notte, ma ovviamente servono soluzioni definitive di reintegro dell’organico con nuovi bandi».
Perché non si è pensato prima a questa soluzione?
«Abbiamo reintegrato l’organico tra rientri in maternità e spostamenti interni. Adesso c’è un bando per il tempo determinato, che è quello più rapido, pubblicato domenica e giorno 9 febbraio si chiuderà, sperando ci siano adesioni».
È un problema che riguarda solo Ragusa?
«Riguarda tutte le regioni e proprio perché c’è posto ovunque i pediatri possono andare dove vogliono. A Ragusa i bandi si fanno, ma i medici non scelgono di venire qui. Adesso ci riproviamo, è possibile fare un bando perché è finito il primo turno utile di nuovi medici specializzati. Ad esempio, siamo riusciti a recuperare un giovane che rappresenterà la decima unità che si è specializzato a gennaio, ma non è sufficiente per coprire eventuali malattie o ferie dei colleghi».
Se non è un problema delle singole ASP cosa si potrebbe fare in maniera più strutturata?
«Il Ministero dovrebbe prevedere dei fondi destinati alle figure specializzate per crearne di nuove, sempre a numero chiuso, visto che gli specializzandi sono retribuiti e rimodulare i posti sulla base della necessità. Ci sono dei posti dove si sono creati dei punti nascita per un numero relativamente irrisorio di nascite all’anno e questo svuota in un certo senso di personale i reparti. È una questione che va trattata in maniera più ampia coinvolgendo anche chi è in grado di prendere delle decisioni concrete per i singoli territori».