ASP e Ospedali

Il caso

Ospedale di Enna, che fine ha fatto l’Hospice per le cure palliative?

Fino al 2016 era il fiore all’occhiello dell'Umberto I, poi la chiusura e lavori in corso per accogliere in quegli spazi altri reparti.

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Che fine ha fatto l’Hospice dell’Umberto I di Enna? Fino al 2016 era definito il fiore all’occhiello del nosocomio, un traguardo di dignità dove trascorrere con accudimento sanitario e familiare l’ultimo tragitto della propria esistenza. Ma perché è stato chiuso? Strutture sanitarie di tale tipologia, che garantiscono l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore a tutti i cittadini nel rispetto della dignità, non hanno forse l’obbligo di essere ubicate all’interno degli ospedali ma sono indispensabili perché danno la possibilità ai malati terminali e alle loro famiglie di essere supportati h24 veicolando, inoltre, un senso di umana pietà che oramai, in questa società, si sta perdendo.

I malati terminali, non necessariamente oncologici, spesso hanno la necessità di avere un supporto complesso e complessivo e ahimè in alcuni casi non basta il servizio domiciliare di cure palliative che anche l’Asp di Enna ha avviato sul territorio oramai da anni, affidando la direzione dell’Hospice e delle cure palliative al dottore Paolo Lo Manto (già responsabile del reparto dopo la dottoressa Paola Viola), che ora svolge le proprie funzioni in ufficio presso l’ex Inam. È ovvio dunque che il suo non dovrebbe essere solo un ruolo amministrativo ma sociale. Lo Manto, raggiunto telefonicamente ha preferito non rilasciare dichiarazioni per telefono.

L’Hospice garantiva uno sforzo multidisciplinare restituendo dignità al morire e sottraendo il paziente, o almeno cercando di sottrarlo, al dolore. Adesso davanti la porta del reparto, collocato al terzo piano, proprio difronte Ostetricia- come a voler sfidare la morte con la forza della vita- c’è un grande cartellone che annuncia, senza data di inizio e di fine, dei lavori necessari per accogliere in quegli spazi altri reparti (come si vede dalla foto). E i locali- delle camere singole, dotate di tutti i confort, dove potevano dimorare i pazienti coi loro familiari- sono pressoché smantellati.

Quando l’assistenza ospedaliera non può dare più risposte e l’assistenza domiciliare non può garantire il necessario supporto (h24) il ricovero in appositi luoghi di cura com’è l’hospice non fa altro che garantire un diritto fondamentale alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione italiana. Perché spazzare via tutto questo? A chiederselo sono anche molti medici di famiglia che giornalmente si imbattono in estenuanti incartamenti per dare risposte certe ai pazienti più bisognosi.

Ci sembra dunque di trovarci di fatto di fronte alla soppressione di un reparto che colorava di umanità e di civiltà le ultime settimane di vita dei nostri cari. Da qui sorge spontaneo il desiderio di fare un appello all’Asp di Enna a rivedere la sua posizione. Abbiamo contattato la direzione sanitaria per avere una replica, non appena dovesse pervenire sarà pubblicata. AGGIORNAMENTO del 14 novembre, ecco la replica del dg Francesco Iudica (CLICCA QUI)

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