Tra le problematiche più stringenti della sanità siciliana c’è sempre stata la mobilità passiva, termine con il quale si indicano i volumi di prestazioni sanitarie erogate al di fuori della regione di appartenenza ed il corrispondente valore economico, che viene portato a debito della regione di provenienza ed a credito della regione di destinazione. Il debito stimato in Sicilia per ogni abitante è di 47,76 euro all’ultimo dato disponibile, cioè quello del 2018. Il fenomeno è stato ampiamente studiato da Innogea, i cui ricercatori hanno analizzato la correlazione della mobilità passiva nell’area muscolo scheletrico in Sicilia.
Mobilità passiva in Italia
«La mobilità sanitaria in Italia è un fenomeno di vaste proporzioni, che determina ogni anno la formazione di un alto volume di crediti e di debiti tra i Servizi Sanitari delle Regioni, il cui valore nel 2018 ammontava ad oltre 4 miliardi e 500 milioni di euro – ha precisato ad Insanitas Vittorio Scaffidi Abbate (a destra nella foto), presidente onorario e responsabile scientifico di Innogea- Nei dibattiti da tempo in corso su origini e rimedi di questo fenomeno è stata quasi sempre indicata come causa determinante il livello di qualità delle cure. Con lo studio le cui risultanze sono riportate nel rapporto che presentiamo, Innogea si è proposta di verificare la fondatezza di tale affermazione conducendo un’indagine approfondita che mette a confronto i dati sulla mobilità sanitaria passiva e la qualità degli esiti clinici in Sicilia quali risultano dal Programma Nazionale Esiti di Agenas, nell’area clinica dell’Ortopedia e Traumatologia. A conclusione delle analisi condotte si può affermare che non sia provata una correlazione diretta tra mobilità passiva e qualità dell’esito clinico ma che quest’ultima debba essere considerata come una delle molte possibili cause sulle quali il Sistema Sanitario Nazionale deve intervenire. Ciò nulla toglie alla necessità di un impegno costante per il miglioramento degli esiti clinici di tutti gli ospedali pubblici e privati, che abbia come riferimento i risultati dei best in class».
Nello studio si evince che il fenomeno della mobilità passiva abbia caratteristiche multifattoriali cioè: la qualità percepita delle prestazioni sanitarie; la qualità erogata e gli esiti clinici; la lunghezza dei tempi di attesa per il ricovero nella regione di residenza; i cittadini che, pur vivendo in regioni diverse per motivi di lavoro o familiari, non hanno fatto il cambio di residenza (mobilità fittizia); l’assistenza dei familiari durante e dopo il ricovero; altri fattori.
Mobilità passiva in Sicilia nell’area muscoloscheletrica
Con l’analisi in oggetto, quindi, Innogea ha voluto approfondire il fattore degli esiti clinici al fine di comprendere se nell’area muscoloscheletrico tale elemento incida sulla mobilità passiva che si registra annualmente. La ricerca mette quindi in correlazione i dati di mobilità passiva relativi alla regione Sicilia (SDO 2020) con le performance cliniche in termini di outcomes che nello stesso anno hanno fatto registrare, nel loro insieme, le strutture sanitarie pubbliche e private della Regione in confronto con i dati medi e con i best in class nazionali. Le procedure analizzate sono l’artroscopia del ginocchio, la frattura del collo del femore, frattura di tibia e perone, protesi di anca, protesi di ginocchio e la protesi di spalla.
«Sulla mobilità passiva dalla Sicilia per l’area clinica muscolo scheletrica incide molto la qualità clinica percepita- riferisce Marco Lampasona (a sinistra nella foto), presidente di Innogea- In Sicilia e, soprattutto, a Palermo, c’è la falsa credenza che la qualità dell’ortopedia sia scarsa, ciò crea mobilità a favore di altre regioni italiane. In realtà noi abbiamo studiato che siamo messi molto bene in termini di performance, non è la clinica scadente ma la percezione che si ha di essa. Incidono molto anche i lunghi tempi di attesa, in questo caso se fossi la Regione Siciliana destinerei un budget maggiore per far scorrere le liste di attesa ed evitare di pagare queste prestazioni ad altre regioni. La qualità clinica dell’area muscolo scheletrica in Sicilia è quindi più che buona, la mobilità passiva dipende quindi da altri fattori che devono essere studiati».
Volumi e Mobilità Area Muscoloscheletrico in Sicilia
Secondo l’analisi di Innogea il 5,6% dei residenti siciliani che hanno usufruito di prestazioni nell’area muscoloscheletrica (1.193 su 21.494), lo hanno fatto ricorrendo a strutture di altre Regioni. Tale percentuale assume valori maggiormente rilevanti se consideriamo procedure come l’artroscopia del ginocchio (11,6%), la protesi di ginocchio (9,7%), la protesi di spalla (8,3%) e la protesi d’anca (6,8%). Bassissima è invece la percentuale di pazienti che da altre Regioni vengono in Sicilia per le medesime procedure. La percentuale varia dallo 0,7% (Protesi di ginocchio) al 2,8% (Frattura di tibia e perone) con una media del 1,4%. La sanità siciliana risulta poco attrattiva da questo punto di vista.
Analisi Esiti Clinici Ospedali Pubblici e Privati Area Muscoloscheletrico Sicilia
«Dall’analisi dei dati Agenas PNE 2021 emergono le seguenti considerazioni: per ciascun indicatore esiste un best in class regionale dotato del miglior esito possibile (0 o 100)- scrivono i ricercatori di Innogea- Ciò ci consente di affermare che in Regione Sicilia esiste certamente un’offerta sanitaria di eccellenza in ambito muscoloscheletrico: in due casi (artroscopia di ginocchio e protesi di spalla) la mediana degli esiti ADJ della Regione è la migliore d’Italia e pari all’esito migliore possibile (0 re-interventi a 6 mesi e riammissioni a 30 giorni rispettivamente). Se si osserva il dato di mobilità per queste due procedure si nota come, tra tutte le procedure in esame, siamo di fronte a due dei tre valori più alti di mobilità (11,6% e 8,3%). In altre parole, si hanno paradossalmente maggiori mobilità proprio per quelle procedure per cui l’offerta sanitaria siciliana è più diffusamente di qualità. Per tutte le procedure prese in esame una elevatissima percentuale di strutture è dotata di esiti migliori della media nazionale (tra il 48 ed il 67%). Il che significa, che in Sicilia tra la metà e i due terzi delle strutture performa meglio della media nazionale Italia. Inoltre, esiste sempre una significativa percentuale di strutture regionali, in grado di assicurare esiti clinici allineati con la migliore regione d’Italia. Tale percentuale va da un minimo dell’11% (comunque significativa) per frattura di femore- mortalità a 30 giorni ad un massimo addirittura del 60% per artroscopia del ginocchio e re-intervento entro 6 mesi. Possiamo quindi concludere, dalle brevi analisi sopra riportate, che i dati di mobilità per le procedure dell’area clinica “Muscoloscheletrico” non siano direttamente correlati al fattore degli esiti clinici delle strutture pubbliche e private della regione bensì ad altri fattori».