Sulle recenti vicende che hanno visto protagonista l’ordine dei medici di Catania con le dimissioni del presidente Massimo Buscema (nella foto) e il commissariamento deciso dal Ministero intervengono per la federazione di comparto della Ugl il segretario regionale Raffaele Lanteri ed il segretario provinciale Aurelio Guglielmino.
«La bagarre degli ultimi giorni non può lasciarci indifferenti. Non possiamo che apprezzare il gesto dell’ex presidente Buscema che, rendendosi finalmente conto di non avere più il consenso dell’elettorato che lo ha eletto presidente, ha deciso di rassegnare le dimissioni ed a questo gesto di coerenza non possiamo che plaudire. Forse sarebbe stato giusto se lo avesse fatto quando gli è stato rimproverato di non essersi costituito parte civile dopo l’episodio dell’aggressione alla collega Serafina Strano”.
Ed aggiungono: «Oggi abbiamo la prova che Buscema non è il male assoluto, ed ha dimostrato che nella vita si può anche rinunciare ad una poltrona comoda e prestigiosa come quella dell’ordine. Nel suo mandato non ha commesso solo sbagli, ma ha saputo condurre l’organizzazione in un determinato modo anche con l’aiuto dei consiglieri».
«Ci chiediamo allora- aggiungono Lanteri e Guglielmino- dove erano questi eletti quando venivano fatti gli errori? Per questo non possiamo affatto tollerare che quelli che sono stati i suoi compagni di viaggio, coloro che hanno condiviso un percorso giusto o sbagliato che sia, che di conseguenza sono corresponsabili degli errori, oggi si ripresentino quasi a volersi ricostruire una nuova verginità, prendendo addirittura le distanze da una gestione che loro stessi hanno condotto negli anni».
«Quanti sono i veri “dissidenti” e quanti sono, invece, coloro che in realtà stanno saltando giù dalla nave che affonda alla ricerca di una nuova vetrina? Facciamo un accorato appello, dunque, a tutti i colleghi perché possano valutare bene i candidati e chiedere il perché si stanno candidando».
«Non ci piacciono i riciclati– tuonano i due sindacalisti- L’ordine non è un partito politico, né tanto meno un posto di potere. È un luogo di incontro, dove vanno risolte le problematiche dei colleghi e il presidente è un collega al quale esporre criticità, fornire consigli e proposte. Speriamo che tutto ciò sia chiaro e che in occasione della formazione del nuovo consiglio prevalga il buonsenso. L’ordine non va salvato, va recuperato».