Dal palazzo

I dati del CRQ

Omicron 2, da inizio anno in Sicilia 33 casi su 4.675 contagi sequenziati

L'infettivologo Cascio: «Molto probabilmente entro poche settimane questa variante più contagiosa e pericolosa diventerà dominante pure da noi. Sia Pfizer che Moderna stanno mettando a punto un vaccino specifico per Omicron»

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PALERMO. Sono 28 i casi di Omicron 2 registrati in Sicilia dall’inizio del mese di febbraio, su un totale di 1.315 contagi sequenziati, di cui la stragrande maggioranza (1.046) sono casi di Omicron 1. A gennaio, quando ancora si effettuava un numero maggiore di tamponi, su 3.360 sequenziamenti sono stati riscontrati 5 casi di Omicron 2. Questi sono i dati raccolti dal CRQ, diretto dalla professoressa Francesca Di Gaudio, sovrapponibili a quelli nazionali secondo cui la nuova sottovariante BA.2 del virus SARS-CoV-2 sarebbe contagiosa come Omicron 1, ma causerebbe delle malattie più gravi nei soggetti non vaccinati e potrebbe reinfettare anche chi ha già avuto Omicron 1.

Sull’argomento è stato pubblicato dall’Oms, nei giorni scorsi, un report stilato sulla base di due ricerche scientifiche. La prima è stata condotta in Giappone, su animali da laboratorio privi di immunità al Covid, e i dati preliminari hanno appunto evidenziato che Omicron 2 può causare malattie più gravi rispetto a Omicron 1. Per quanto riguarda i soggetti vaccinati o guariti, l’Oms ha invece preso in considerazione i dati reali sulla gravità clinica provenienti da Sud Africa, Regno Unito e Danimarca, dove l’immunità da vaccinazione o infezione naturale è elevata: guardando questi numeri, non è stata segnalata alcuna differenza di gravità tra BA.2 e BA.1. In merito alle reinfezioni, secondo il report la variante BA.1 offre una “forte protezione” contro la reinfezione provocata dalla sottovariante gemella.

«I dati preliminari suggeriscono che Omicron 2 sia 1,5 volte più contagiosa rispetto ad Omicron 1. In Danimarca, tale variante è diventata dominante in poche settimane e molto verosimilmente la stessa cosa avverrà anche da noi- avverte l’infettivologo Antonio Cascio (nella foto di Insanitas), professore di “Malattie Infettive e Tropicali” all’Università di Palermo e primario del reparto di “Malattie Infettive” del Policlinico “Giaccone”- Per fortuna adesso abbiamo tanti strumenti per combattere il virus come i monoclonali e gli antivirali specifici. Inoltre, a breve sarà disponibile una nuova formulazione specifica per Omicron».

Sia Pfizer che Moderna, infatti, stanno mettendo a punto un vaccino specifico per Omicron, rimodulando quello già esistente. Moderna sta pensando anche alla dose booster: «I dati mostrano che gli attuali vaccini prodotti dalle aziende e approvato dalla Food and Drug Administration statunitense continuano a proteggere da malattie gravi, purtroppo però sono scarsamente efficaci nel prevenire l’infezione da virus Omicron. Gli studi mostrano anche che il livello di immunità cellulo-mediata generata dal vaccino diminuisce nel tempo, il che ha portato la FDA ad autorizzare una dose di richiamo. Il rapido predominio della variante Omicron ha evidenziato la necessità di aumentare la protezione fornita dal vaccino esistente e la tecnologia dell’mRNA permette di modificare la base genetica del vaccino per coprire la variante Omicron in sole sei settimane circa» precisa ancora il professore Cascio.

«Il nuovo studio lanciato da Pfizer sta coinvolgendo più di 1.400 persone divise in tre gruppi- aggiunge- Un gruppo comprende persone che sono state vaccinate con due dosi dell’attuale vaccino e riceveranno una o due dosi del nuovo vaccino Omicron; un altro gruppo comprende coloro che sono stati vaccinati e potenziati con il vaccino Pfizer-BioNTech e riceveranno una quarta dose del vaccino esistente o una dose del vaccino Omicron; il gruppo finale comprende persone non vaccinate che riceveranno tre dosi del vaccino Omicron».

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