«Devo dire che il risultato delle elezioni è stato molto soddisfacente. Su 10 mila iscritti hanno votato in 2600 iscritti. Mi pare un buon risultato considerato che i commissari hanno previsto l’elezione solo a Catania, nella sede storica del Hotel Nettuno. Sedi decentrate avrebbero consentito senz’altro una maggiore affluenza al voto. Nel futuro bisognerà cominciare a pensare a formule telematiche di voto, come si fa già adesso, ad esempio, all’EMPAM»: inizia con questa considerazione la nostra intervista al neo presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Catania Ignazio La Mantia.
Presidente, cosa cambia con il nuovo corso?
«Voglio che l’Ordine sia la casa di tutti i medici. Deve dare indicazioni alla politica e mai farsi influenzare da essa. A questo proposito, ade esempio, mi piace ricordare che fra i consiglieri eletti abbiamo il collega Pino Liberti, commissario Covid per l’area metropolitana di Catania. Potremmo dare anche su questo versante il nostro contributo».
Com’è Il rapporto con gli esponenti dell’altra lista?
«Voglio sottolineare che intercorrono ottimi rapporti con chi era candidato nell’altra lista. Subito dopo lo scrutinio, ad esempio, ho chiamato personalmente il collega Giorgio Giannone che è persona squisita e di altissimo livello professionale. Il nostro obbiettivo, per utilizzare un termine sportivo, è il fair play: non sono alla ricerca di protagonismi. Sono sempre stato innamorato della mia professione e vedere negli anni appena trascorsi il nostro ordine intercettato, indagato, vituperato, mi faceva male. E’ chiaro che ci sono stati dei veleni che per troppi anni hanno contaminato il nostro ordine professionale. Adesso è giunto il momento di superarli e riportare serenità all’interno della nostra categoria».
Quanto accaduto ha contribuito ad incrinare in generale l’immagine della vostra professione?
«Il medico un tempo suscitava un automatico senso di fiducia. Oggi questo è venuto meno. Ma è un discorso generale, che non ha strettamente a che vedere con quanto accaduto nel recente passato nel nostro ordine professionale, cosa che di certo non ha contribuito a migliorare la situazione. Dobbiamo ricominciare dalla base, dalla deontologia, dall’etica, dalla responsabilità per riconquistare quel sentimento da parte della cittadinanza».
Qual è adesso il suo compito più importante in qualità di presidente?
«Tornare a far valere lo spirito di appartenenza. L’orgoglio di essere medici e di far parte di una comunità. Vorrei che i colleghi si iscrivessero all’ordine non solo per poter esercitare, ma per fare un percorso dentro l’ordine, informarsi, confrontarsi, potare proposte. Ed in tal senso abbiamo subito cominciato a lavorare, ad esempio portando in commissione di laurea la più giovane fra i componenti del nostro direttivo. Questo per lanciare un messaggio ai giovani medici e mostrare loro la vicinanza e la totale apertura dell’ordine, nella speranza che sia uno stimolo a partecipare attivamente alla vita dell’OMCeO di Catania».
Cosa le ha lasciato questa esperienza?
«Un insegnamento. Fra i 2600 colleghi che sono venuti a votare c’è stato anche un medico in pensione di 92 anni, il collega Angilello, che è rimasto per tutti questi anni iscritto all’ordine, nonostante non eserciti più da tantissimo tempo. Questo è l’insegnamento: il senso di appartenenza. La consapevolezza che ciascuno di noi può essere partecipe e protagonista del presente e del futuro dell’Ordine che ho l’onore di rappresentare. Mi permetta di chiudere questa intervista con un ringraziamento e gli auguri di buon lavoro a tutti i componenti del nuovo direttivo: Giovanni Benedetto, Santo Bonanno, Nunzio Campagna (Vice Presidente), Carmelo Coppolino, Salvatore Curatolo, Giovanni Francesco Di Fede, Adriana Di Gregorio, Sebastiano Ferlito, Elisabetta Battaglia (Tesoriere), Antonino Gurgone, Salvatore Iannuzzi, Giuseppe Liberti, Gianpaolo Marcone, Gabriella Pellegriti, Alfio Saggio (Segretario) e Giovanni Scornavacca. Ed ai nuovi Revisori Nicolò Sofia, Tommaso Piticchio ed il supplente Gaetano Angemi».