«Ho ritenuto opportuno abbandonare i lavori della Commissione Sanità dell’Ars, insieme ai colleghi Cappello e Barbagallo, perché non consento di mortificare le prerogative parlamentari e le nostre funzioni». Lo scrive il deputato regionale Salvo Giuffrida (nella foto) commentando quanto accaduto durante la seduta della Commissione che si è svolta nei giorni scorsi per l’approvazione della rete ospedaliera siciliana.
«Si è trattato a tutti gli effetti di una forzatura del Governo Regionale per ottenere l’approvazione “al buio” della Rete Ospedaliera», sottolinea l’esponente politico, aggiungendo: «Sin dal mio insediamento, avvenuto in corso di svolgimento dell’attuale legislatura, ho cercato più volte di promuovere una necessaria interlocuzione con il governo regionale ai fini di una approvazione efficace e condivisa della Rete Ospedaliera, che tenesse conto delle esigenze delle strutture dislocate nel territorio regionale, oggetto prioritario delle mie battaglie politiche».
Inoltre Giuffrida sottolinea: “Durante il mio mandato istituzionale ho intrapreso concrete iniziative a tutela del presidio ospedaliero di Giarre, con ulteriore attenzione dedicata ai problemi di sicurezza e alla mancanza di attrezzature presso le strutture sanitarie, senza dimenticare la necessità di realizzare un piano effettivo di assunzioni nel settore: aspetti che avrei voluto far valere in sede di definizione del piano, attraverso una concertazione seria ed effettiva, considerata la presenza di deputati componenti della Commissione (me compreso) subentrati in corso di legislatura e, quindi, non in grado di conoscere le varie tappe di predisposizione del piano. Ciò non è stato possibile: anche in quest’ultima occasione avevo chiesto almeno 48 ore per studiare la documentazione della Rete ed esprimere un voto consapevole nell’esercizio delle mie funzioni».
L’epilogo: «Questa richiesta è stata disattesa, con la conseguente mia scelta personale, condivisa da altri colleghi, di far mancare il numero legale. Resta evidente la grave condotta di questo governo che mortifica le prerogative dei parlamentari regionali, in assenza di una sana dialettica politica, fondata su dialogo, studio e interazione, che costituiscono i pilastri della democrazia».