ENNA. È una storia che ha un inizio ma sembra non avere fine quella dell’ex Ciss, il Centro interprovinciale di riabilitazione multidisciplinare di Enna mai divenuto tale. E allora il Consiglio comunale si riunisce all’aperto alle sue pendici per riaccendere i riflettori sulla vicenda. La pandemia, una cosa buona l’aveva fatta, muovere le acque. Infatti il governo regionale a novembre- a seguito di un sopralluogo- aveva annunciato l’intenzione di finanziare i lavori per attivare 12 posti di Terapia Intensiva e 8 di Terapia Sub Intensiva, la provincia di Enna non è stata esentata dall’emergenza sanitaria. A muoversi e per un paio di giorni è stata però solo una ruspa, negli spazi limitrofi.
Il 13 novembre in una nota ufficiale dell’assessore Ruggero Razza con la quale, tra l’altro, replicava al primo cittadino Maurizio Dipietro, si leggeva: «In questi giorni si è già provveduto a dare impulso al completamento dei lavori con risorse anticipate dalla Regione, essendo da quasi due anni attese quelle nazionali delle quali non si ha alcuna notizia».
Ma che fine hanno fatto le citate risorse? Adibire l’ex Ciss a Covid Center non era la soluzione ma certo faceva ben sperare il territorio che da esso potrebbe ricavare nuova linfa vitale per servizi sì ma soprattutto in termini occupazionali. E adesso- a distanza di quasi vent’anni dal comodato d’uso gratuito in favore dell’Asp (2004) e quindi della Regione- l’imponente struttura (7200 mq) al centro della Sicilia rimane un’ingombrante incompiuta. Stamane sotto un cielo plumbeo e innanzi all’immobile- che rimane appunto chiuso- si sono riuniti i consiglieri per manifestare tutto il loro diniego a tale immobilismo.
Il sindaco Maurizio Dipietro nel suo intervento ha fatto un breve excursus sulla sfortunata storia della struttura donata alla città nel lontano 1982 per essere adibita a “casa di riposo per vecchi e inabili al lavoro”, ripensata come Centro di Riabilitazione, un ventennio dopo la riqualificazione di questo immobile era stata inserita in un accordo di programma con il Ministero della Salute, per un importo complessivo di 8 milioni di euro e oggi dopo diverse interlocuzioni con il Governo siciliano e l’Assessore Razza, rimane un buco nell’acqua.
Il sindaco, sostenuto dal vicesindaco Francesco Colianni, facendosi portavoce della sua giunta e dell’intero consiglio comunale (maggioranza e opposizione all’unisono) chiede a viva voce la definizione di questa vicenda: «Non è accettabile che sia passato un lasso di tempo così lungo per la realizzazione di un’opera che invece avrebbe ricadute socio-economiche importantissime su tutto il territorio. L’intento di questa giornata è di stimolare l’amministrazione regionale a definire questo percorso e dare risposte alle esigenze della collettività». Nel corso del dibattito è stata stigmatizzata «l’assenza dell’assessore alla Salute e della deputazione, nonché lo scarso interesse dimostrato dal Presidente della Regione alla vicenda». Dagli interventi è, altresì, emersa la chiara volontà di giungere ad una risoluzione del comodato d’uso qualora la struttura dovesse restare ancora inutilizzata.