Giuseppe De Donno, “padre” della plasmaterapia contro il Coronavirus, è stato trovato morto nella sua abitazione. Ex primario di Pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova, aveva sperimentato la cura con il plasma iperimmune insieme al Policlinico di Pavia. Poco più di un anno fa aveva partecipato a un’iniziativa dell’Università degli studi di Messina, in collaborazione con l’associazione universitaria Gea Universitas: un webinar dal titolo “Il covid-19 e la terapia con il plasma iperimumune: tra pro e contro” (clicca qui).
Nei mesi scorsi si è svolto in Italia, Sicilia compresa, lo studio randomizzato Tsunami, promosso da Aifa e dall’Istituto Superiore di Sanità, sul ruolo terapeutico del plasma iperimmune su pazienti con polmonite da Covid-19. In particolare, la ricerca è stata condotta in 27 centri clinici italiani, confrontando l’effetto del plasma del convalescente ad alto titolo di anticorpi neutralizzanti, associato alla terapia standard. In base ai risultati dello studio non è emerso alcun beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni, fatta eccezione per casistiche di pazienti trattati molto precocemente con plasma ad alto titolo.
L’esito dello studio Tsumani è stato commentato tra gli altri dall’infettivologo Antonio Cascio (Policlinico di Palermo) in un’intervista rilasciata ad Insanitas il 15 aprile 2021.