Un brevetto dell’Universita degli Studi di Catania sarà in grado di spiegare gli effetti delle nanoplastiche sull’ uomo e sull’ ambiente. Le micropalstiche sono ovunque nell’aria, nel cibo, nel sangue umano e causano spesso lesioni infiammatorie. E’ questo il dato principale emerso durante il convegno dal titolo “Rifiuti, contaminazione ambientale e microplastiche”. Le microplastiche, infatti, come frammenti e fibre, a causa delle loro piccole dimensioni possono entrare nel corpo umano attraverso il contatto, l’ingestione o l’inalazione, penetrare nei tessuti e nelle cellule generando impatti sull’uomo, anche a causa del rilascio di sostanze chimiche pericolose.
“Grazie al metodo di questo brevetto -spiega la Professoressa di Igiene e Medicina preventiva dell’Universita’ di Catania Margherita Ferrante – possiamo individuare tutte le plastiche anche quelle più piccole, capire quante particelle penetrano nel sottosuolo e nei vegetali come broccoli, carote, patate, piuttosto che mele e pere che la popolazione ingerisce. Inoltre stiamo effettuando degli studi con il Policlinico di Catania per capire se ci possa essere o meno una correlazione tra malattie intestinali, carcinoma del colon e le nanoplastiche. Avendo capito che le microplastiche sono molto diffuse nell’ambiente – aggiunge- il brevetto che il nostro gruppo ha messo a punto, ci fa capire quante se ne accumulano nel corpo umano e se possono causare delle patologie. Il lavoro deve essere quello di ridurre in primis l’uso della plastica, il problema della gestione dei rifiuti per la salute è fondamentale è un problema globale ma nello stesso tempo bisogna attivare degli screenig di massa per capire il tipo di contaminazione nella popolazione ed intervenire in forma preventiva”.
“Vogliamo testimoniare un lavoro importante e di rilevanza mondiale come quello condotto dall’università degli studi di Catania- aggiunge Giuseppe Melita, medico ex rappresentante degli studenti al dipartimento e alla scuola di Medicina- prima nella quantificazione e oggi nella scoperta delle microplastiche nel sangue e poi nella correlazione delle stesse con la salute umana. Non di minor ed imprescindibile importanza l’impronta sociale di questo incontro, che pone le basi per una nuova sinergia tra associazioni e volontariato ambientale, tra l’università nelle figure delle associazioni studentesche che iniziano questo progetto, Libertas, Inmed e Iuris a fianco dell’ ONLUS Plastic Free, che si prodiga sul territorio con iniziative su scala regionale e nazionale seguitissime e che meritano una attenzione di maggior rilevanza da parte della nostra università”. In programma c’è un evento di raccolta dei rifiuti solidale giorno 22 Maggio ad Ognina.
A lanciare l’allarme sul continuo aumento della produzione di plastica, dannosa per la salute che causa un aumento dei tassi di malattie acute e croniche e dei decessi dovuti all’esposizione a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino presente nelle materie plastiche, Rosangela Arcidiacono di Plastic free. “Anche le plastiche biodegradabili e le bioplastiche, considerate più ecologiche rispetto a quelle convenzionali, fanno male- dice- bisognerebbe cambiare il proprio stile di vita. Le istituzioni dovrebbero attivare una campagna di comunicazione per far capire il danno che si sta provocando con tutti questi rifiuti di plastica. Ognuno nel suo piccolo dovrebbe uscire con la propria shopper di tela e non tornare a casa con tanti sacchettini di plastica che poi vengono dispersi nell’ambiente. Il mono uso ha devastato il mondo. Le acque sono piene di plastica, ci vogliono progetti di sensibilizzazione più ampi, attivare delle raccolte nei parchi, nelle coste diffondere questo messaggio a chiunque, partecipare anche solo una volta ad una raccolta di rifiuti aprirebbe gli occhi a tutti per capire quanto male facciamo a noi stessi se non fermiamo questo meccanismo”.
Gli ultimi studi indicano infatti che molte plastiche comuni, contengono e rilasciano sostanze chimiche pericolose, tra cui gli EDC, che sono dannose per la salute delle persone e possono causare cancro, diabete, disturbi riproduttivi, danni allo sviluppo neurologico dei feti e dei bambini e, nei casi più gravi, persino la morte.