Dal palazzo

“Dies Panormitanae Atque Magnae Graeciae”

Medicina Interna, un ruolo sempre più indispensabile nella Sanità: ecco il resoconto del Convegno nazionale di Palermo

“Dies Panormitanae Atque Magnae Graeciae” ha visto riuniti importanti esperti di caratura internazionale sul tema della complessità clinica e assistenziale. Interviste e foto di Insanitas.

Tempo di lettura: 7 minuti

PALERMO. Si è chiuso, presso il Mondello Palace Hotel, il secondo convegno nazionale sulla complessità clinica e assistenziale “Dies Panormitanae Atque Magnae Graeciae”, che ha visto a Palermo importanti esperti di caratura internazionale di vari settori della medicina interna.

Presidenti del congresso: il presidente nazionale della Società Italiana di Medicina Interna, il professore Francesco Perticone (Ordinario di Medicina interna all’Università Magna Grecia di Catanzaro) e il Professore Salvatore Corrao (nella foto in alto), responsabile scientifico e direttore della Unità Operativa di Medicina Interna dell’Ospedale Civico di Palermo.

Il paziente, guardato nella sua complessità clinica, attraverso un approccio multidisciplinare alle patologie, ma anche in riferimento a tutti quei profili che concorrono sul fronte preventivo a preservare o a migliorare la qualità della vita, come lo sport e la cura dell’alimentazione, è stato al centro del confronto scientifico snodatosi, nel corso di tre giornate, lungo un ampio ventaglio di argomenti: dalle patologie croniche a quelle infettive, alla psoriasi e all’artrite psoriasica, alle malattie epatiche e intestinali, senza trascurare alcune patologie rare, come la malattia di Fabry.

Peculiarità dell’evento: l’omaggio alla storia e alla tradizione della nostra terra, dalle radici della cultura greca, ai grani di Sicilia quale emblema di una dieta salutare, centrale nella lotta alle infiammazioni intestinali.

L’apertura dei lavori è stata ospitata a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei Medici di Palermo e ha visto la partecipazione, tra gli altri, del sindaco Leoluca Orlando e del presidente della Scuola di Medicina, Francesco Vitale che, in rappresentanza del Rettore, Fabrizio Micari, ha rimarcato l’impegno dell’Università di Palermo verso «una formazione sempre più qualificata, in cui i giovani medici possano fare percorsi di tirocinio, anche integrati, tra le varie realtà ospedaliere, per orientare al meglio le loro potenzialità e attingere conoscenze sempre più ampie attraverso lo scambio e l’interazione delle esperienze molteplici e alte dell’offerta sanitaria della Regione».

Durante questa prima parte del Congresso, gli attori istituzionali, introdotti dal professore Salvatore Corrao, si sono confrontati sul rapporto tra le cronicità- in una società, come quella odierna, fortemente caratterizzata dal calo demografico e dall’invecchiamento della popolazione- e il modello di governance gestionale, costantemente chiamato a coniugare scienza, innovazione e sostenibilità della spesa sanitaria pubblica, al fine di conciliare le ragioni di spending review con quelle di finanziamento del  welfare  socio-sanitario, in atto necessariamente inclusivo anche dei profili inerenti l’accoglienza e l’assistenza ai migranti, versante su cui la Sicilia è impegnata in prima linea.

Le interviste di Insanitas

Salvatore Corrao, direttore della Unità Operativa di Medicina Interna dell’Ospedale Civico di Palermo, evidenzia: «Nell’ambito del moderno modello organizzativo ospedaliero è centrale il ruolo della Medicina Interna, poiché è in grado di affrontare la complessità clinica ed assistenziale del paziente, essendo una metodica volta a gestire le patologie croniche come il diabete, lo scompenso cardiaco, la cardiopatia ischemica, la broncopatia cronica ostruttiva, l’insufficienza renale, la fibrillazione atriale e tante altre, che si combinano tra di loro e che, soprattutto nella popolazione anziana, sempre più consistente e, dunque, anche voce rilevante dei costi di ospedalizzazione, determinano un coacervo di morbilità. Il ruolo dell’internista ospedaliero deve passare per una visione unitaria che porti all’ottimizzazione diagnostico-terapeutica, affinché il paziente sia trattato nella complessità del suo organismo».

«Ciò richiede- afferma Corrao- un sistema di valutazione multidimensionale e non soltanto multidisciplinare, che comprenda altresì i profili dell’attività fisica adattata e anche quelli della nutrizione, affinché il paziente possa essere guardato in tutte le sue sfaccettature attraverso un modello di governance clinica a forte gestione infermieristica. Questo obiettivo è l’elemento fondante di un progetto che sarà presentato a Singapore, nell’ambito del congresso mondiale di nursing, finanziato dal Ministero della Salute su tre comorbilità: BBCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), scompenso cardiaco e diabete”.

«Nel nostro contesto all’Arnas Civico- dice ancora il medico- il valore aggiunto della valutazione internistica, accanto a quella dermatologica e reumatologica, consente di favorire un triplice obiettivo: controllare i fattori di rischio, pervenire a una diagnosi precoce e ottimizzare le terapie».

E in tale direzione, ricorda come recenti studi abbiano dato ingresso al concetto di “riconciliazione terapeutica” per accentare il gravame ulteriore che spesso insiste e qualifica, al contempo, la responsabilità del medico internista, «ovvero quello di dover farsi carico di regolare e puntualizzare l’eterogenea mole di prescrizioni che si accavalla da parte degli altri professionisti coinvolti nel percorso di cura, al fine di armonizzare le iterazioni tra farmaci che, oltre a porre un problema di appropriatezza prescrittiva, possono causare effetti collaterali al paziente».

Corrao conclude: «L’obiettivo del Congresso è perciò anche valorizzare la Medicina Interna in quanto risorsa di sistema, idonea a far dialogare i vari specialisti di settore, al fine di ottimizzare i processi di cura, che devono essere personalizzati, e migliorare la qualità dell’assistenza nel rispetto delle risorse economiche disponibili».

Sul piano dell’integrazione tra medicina interna e medicina dello sport, interviene il professore Vittorio Virzì (medico dello sport e presidente dell’associazione Medici sportivi di Palermo): «La medicina dello sport è a servizio non solo delle persone sane, ma anche di quelle con patologie croniche e in età avanzata. In questa direzione, la cosiddetta AFA (attività fisica adattata), disegnata perciò sulle specificità individuali del paziente, soprattutto nell’anziano, ma anche, più in generale, attinente ai soggetti sottoposti a processi riabilitativi, evita i danni che potrebbero scaturire da un generico e non meglio modellato rinvio degli stessi ad attività sportive non personalizzate, ovvero non ritagliate sul loro quadro fisiopatologico individuale».

Il ruolo della dermatologia, nell’ambito della complessità clinica, è tracciato dal presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, Toti Amato, che sottolinea come «il dermatologo sia ancora, tra i medici specialisti, l’unico che attraverso la visita, ovvero l’esame obiettivo del paziente, mediante l’osservazione di segni cutanei anche minimi, è in grado fare diagnosi senza necessità di ricorrere a indagini strumentali costose». Amato poi illustra un’approfondita relazione sulla psoriasi rilevando come nel tempo sia mutato l’approccio a questa patologia, su cui in passato si registrava una minor consapevolezza.

«Si tratta – egli precisa – di una malattia infiammatoria sistemica. Ne sono affetti, secondo i dati ufficiali, il 2,7 per cento degli italiani e di questi il 10 per cento presenta forme gravi». E proprio in riferimento a questa fascia di pazienti Amato lancia un appello: «È il caso di avviare un’attenta riflessione, al fine di valutare in sede di programmazione sanitaria, la possibilità di destinare quantomeno un numero limitato di posti letto a questi malati, che necessitano di cure dermatologiche intensive, affinché possano trovare adeguate risposte del sistema in virtù delle loro particolari esigenze».

In sede di apertura dei lavori, i manager dell’Arnas Civico e del Policlinico Universitario di Palermo, rispettivamente Giovanni Migliore e Fabrizio De Nicola si sono, invece, soffermati sui profili della governance gestionale, non soltanto in riferimento alla complessità clinica, in ordine all’impatto delle cronicità sulla spesa sanitaria, ma anche in relazione alla necessità di adottare modelli organizzativi in grado di rispondere adeguatamente alle grandi sfide.

Dall’integrazione ospedale-territorio, determinante per governare i processi di congestione degli accessi ai pronto soccorsi, sempre più distolti dalla loro mission istituzionale, cioè quella dell’assistenza per acuti, dovendo ormai far fronte ai cittadini che non trovano risposte nella rete territoriale, oltre che alla quota di stranieri – ivi compresi i minori non accompagnati – che impongono secondo etica e coscienza di una società globalizzata, civile e multietnica, di garantire i livelli elementari di assistenza (LEA) a tutti indistintamente. Ancora una volta è, dunque, emersa l’esigenza di rivisitare gli assetti al fine di conciliare la garanzia di erogazione delle prestazioni essenziali con la sostenibilità del sistema sanitario pubblico.

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