Dal palazzo

Intervista al prof. Francesco Cappello

Medicina dello Sport, in Sicilia pochi specializzandi e carenze strutturali: «Ma stiamo voltando pagina»

Intervista di Insanitas a Francesco Cappello, da novembre scorso presidente del Comitato Ordinatore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico.

Tempo di lettura: 6 minuti

Francesco Cappello, 43 anni, professore ordinario di Anatomia Umana. Qual è la situazione della medicina dello sport in Sicilia?

«Posso iniziare col parlare dei problemi che ho trovato quando mi sono insediato il primo novembre scorso come Presidente del Comitato Ordinatore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico della Sicilia, con sede amministrativa presso l’Università di Palermo e sedi consorziate presso le Università di Catania e di Messina. La formazione dura quattro anni e ci sono quattro posti l’anno: avrei dovuto trovare 16 specializzandi, ne ho trovati 9 con due richieste di trasferimento sul tavolo. C’era qualcosa che non andava. L’Università doveva fare autocritica, assumersi le proprie colpe e provare ad invertire la tendenza».

Quali i principali problemi?

«I problemi erano e sono tutt’ora numerosi. Il primo che ho dovuto affrontare è stato la carenza della rete formativa. Oggi in tutte le Scuole di Specializzazione medica si entra tramite un concorso nazionale, la graduatoria è unica e i candidati vanno scegliendo la Scuola e la sede in base alla loro posizione in graduatoria. Quindi a Milano possono finire laureati in medicina siciliani e viceversa. È chiaro che se non sei attrattivo, se non offri un buon percorso formativo, se non ti apri al territorio e ai privati di qualità, i giovani non ti scelgono e vanno altrove».

Qual’era la situazione della rete formativa della Scuola siciliana?

«Era molto carente, adesso posso dire che è molto migliorata. Abbiamo fatto un accordo col CONI servizi S.p.A di Roma (per intenderci, la società che si occupa dello sviluppo dello sport in Italia e che gestisce il più grande parco sportivo italiano presente presso lo storico centro di preparazione olimpica di Acqua Acetosa, dove vanno ad allenarsi praticamente tutti i campioni olimpici) e un altro accordo con l’Istituto di Medicina dello Sport della Federazione Medico-Sportiva italiana (FMSI), che ha sede presso lo Stadio Comunale di Torino e che rappresenta uno dei centri di eccellenza per la ricerca in medicina dello sport in Italia e in Europa. Adesso queste strutture fanno parte della rete formativa della Scuola di Specializzazione siciliana è già i nostri specializzandi vanno lì a prendere parte alle attività degli ambulatori e dei laboratori. Inoltre, assieme ai colleghi che coordinano le attività nelle sedi di Catania e Messina, rispettivamente i professori Santo Signorelli e Ludovico Magaudda, stiamo potenziando la rete di rapporti con importanti realtà pubbliche e private del territorio, incluse le associazioni sportive dov’è gli specializzandi possono andare a fare pratica al di fuori degli orari della formazione. Ringrazio i colleghi Magaudda e Signorelli coi quali si è realizzata subito un’eccellente sintonia e coi quali sto agendo in stretta sinergia».

I principali problemi in quest’opera di potenziamento?

«Fare dialogare gli Enti pubblici tra di loro. Sono riuscito a concludere un accordo con l’ARNAS Civico e adesso anche il Dipartimento di Medicina Interna diretto dal Prof. Salvatore Corrao è diventato parte della nostra rete formativa, con evidente beneficio per gli specializzandi. Invece non sono riuscito a far dialogare l’Università con l’ASP: nonostante le buone premesse ciascun Ente ha proposto all’altro un modello di convenzione molto diverso e nessuno dei due si è mostrato disponibile ad adoperare il modello dell’altro. Pertanto, ho scritto ai rispettivi uffici dicendo che rinunciavo a portare avanti l’atto convenzionale».

Perché sarebbe stato importante per la vostra Scuola questa convenzione con la ASP?

«Beh, il problema più grande che ho riscontrato appena insediatomi è stato la situazione dell’Unita Operativa di Medicina dello Sport del Policlinico di Palermo: d’accordo col Responsabile, ho mandato una lettera al Rettore e al Direttore Generale dell’Azienda segnalando gravi criticità che rendevano impossibile per me autorizzare la frequenza degli specializzandi presso quel reparto».

Quali criticità?

«Le ho scritte nella lettera che ho inviato il 2 novembre e che qualche settimana fa, quando il Direttore generale del Policlinico è stato sostituito dall’attuale Commissario straordinario, ho nuovamente invitato all’attenzione di quest’ultimo. Questa lettera non ha avuto riscontro e il servizio, senza gli specializzandi, ha finito per chiudere. Per questo avevo cercato di fare una convenzione con il Servizio di Medicina dello Sport della ASP, il cui responsabile, il Dr. Sergio Punzi, si era mostrato molto disponibile».

E adesso gli specializzandi di Palermo come fanno?

«La frequenza presso un servizio di medicina dello sport dove vengano rilasciati certificati di idoneità fisica all’attività sportiva è solo una piccola parte della formazione degli specializzandi (anche se in passato è stata svolta come attività prevalente…). Come detto prima, adesso abbiamo la possibilità di mandare gli specializzandi a Roma e a Torino, in centri di eccellenza, quindi questo problema è stato ampiamente superato».

I prossimi obiettivi?

«Nei prossimi mesi sarà avviata una nuova procedura nazionale di accreditamento delle Scuole di specializzazione. Il primo obiettivo è raggiungere i parametri per l’accreditamento. Il secondo è attrarre sempre più specializzandi. Adesso al CONI e alla Federazione Medico-Sportiva sanno che in Sicilia, e a Palermo in particolare, c’è stata un inversione di rotta e questo ci aiuterà ad attrarre più specializzandi. Ho già avuto questo mese una richiesta di trasferimento dalla Sardegna alla Sicilia, che ovviamente accoglieremo. Un altro obiettivo è continuare e anzi potenziare il dialogo col CONI e la FMSI siciliani, nonché con le società sportive. Col Dr. Gennaro La Delfa, Presidente regionale della FMSI, abbiamo già stretto un accordo in tal senso. Sono stato contattato dalla Atalanta BC, in particolare dal suo Medico Sportivo, il Dr. Marco Bruzzone, che sarà a Palermo e che è interessato a un rapporto scientifico con noi. Diciamo che il mio “passato” di ricercatore mi aiuta in tal senso. Un ultimo obiettivo, sul quale inizieremo a lavorare il prossimo anno, è differenziare la formazione di Palermo, Catania e Messina su tre macrotemi: lo sport e l’esercizio fisico per i bambini, per gli anziani e per i disabili. Così gli specializzandi, ruotando tra le tre sedi avranno modo di subspecializzarsi in questi ambiti ricercati da un punto di vista lavorativo e in Sicilia realizzeremo un percorso formativo innovativo e all’avanguardia nel panorama nazionale».

Cosa ritiene più positivo e più negativo in questa Sua breve esperienza da presidente?

«Avere quattro specializzandi all’anno, distribuiti in tre sedi, ci consente di seguirli da vicino e potere personalizzare la loro formazione; penso che la nostra Scuola regionale abbia le potenzialità per formarne fino a sei e spero di riuscire a convincere chi di dovere ad aumentare il numero di posti In futuro. Il silenzio di alcune Istituzioni davanti a certe nostre legittime richieste ovviamente non ci ha resi felici ma siamo determinati a non demordere e andare avanti per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Lo dobbiamo ai nostri specializzandi, presenti e futuri, e all’Accademia che rappresentiamo».

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