PALERMO. In Sicilia con i pensionamenti conseguenti all’abolizione della Legge Fornero avremo un ammanco netto di 2251 specialisti al 2025.
Lo sostiene uno studio condotto in tutta Italia da Anaao Assomed (clicca qui), secondo il quale «la carenza di personale medico nelle corsie ospedaliere e nei servizi territoriali rischia di subire una ulteriore brusca accelerazione con l’introduzione della “Quota 100” prevista nella Legge di Bilancio 2019 e in via di definizione con il cosiddetto “Decretone”, con l’obiettivo politico del superamento dell’articolo 24 del DL n. 201 del 6 dicembre del 2011, la cosiddetta “Riforma Fornero”».
In particolare per la Sicilia le carenze principali riguarderanno i medici dell’emergenza urgenza con un ammanco di 356 medici, igiene e medicina preventiva con 196, anestesia e rianimazione con 153, chirurgia generale con 141, medicina interna con 66, pediatria con 471, psichiatria con 126, ginecologia con 180, ortopedia con 78 e radiologia con 67.
Secondo l’Anaao Assomed «i fabbisogni dichiarati dalla regione Sicilia per il periodo 2018-2025 per tali specialità sono inferiori rispetto alla stima da noi effettuata, in particolare per chirurgia (240 contro 337), ginecologia (160 contro 289), igiene e medicina preventiva (160 contro 276) e psichiatria (160 contro 241). In generale, la Sicilia sottostima di 1.493 unità il fabbisogno al 2025».
Dall’analisi delle curve di pensionamento e dei nuovi specialisti formati nel periodo 2018-2025, in tutta Italia è previsto un ammanco di circa 16.700 medici. Il margine di errore è del 5% (+- 835), in considerazione della
complessità della stima.
Le carenze più elevate si osservano in Piemonte e Lombardia al Nord (2004 e 1921, rispettivamente), Toscana al Centro (1793 medici), Puglia, Calabria e Sicilia al Sud e Isole (1686, 1410 e 2251, rispettivamente).
Nessuna regione, con l’eccezione del Lazio, ma non in tutte le discipline, sarà in grado di soddisfare il disavanzo netto determinato dalla fuoriuscita di specialisti, accelerata dall’entrata in vigore di “Quota 100”.
L’associazione dei dirigenti medici sottolinea: «I nostri dati mostrano che non basteranno i neo specialisti a sostituire i quiescenti, per colpa dell‘errata programmazione delle borse di specialità perpetrata negli anni passati, ma soprattutto è a rischio la qualità generale del sistema perché la velocità dei processi in atto non concederà il tempo necessario per il trasferimento di conoscenze dai medici più anziani a quelli con meno esperienza alle spalle. Si tratta, infatti, di competenze cliniche e capacità tecniche che richiedono tempo e un periodo di passaggio di esperienze tra diverse generazioni professionali per essere trasferite correttamente».