PALERMO. Il peggioramento delle condizioni di lavoro è denunciato anche dai medici ospedalieri siciliani. Prendendo atto delle gravi criticità del Servizio Sanitario Nazionale, Anaao Assomed “minaccia” infatti una manifestazione a Roma e, soprattutto, uno sciopero di 72 ore entro metà novembre facendo appello a un decreto dignità per il lavoro ed il ruolo dei medici e dei dirigenti sanitari.
Tra le principali motivazioni il mancato rinnovo del contratto, fermo al 2010, sbloccato nel 2016 ma di fatto mai attuato. «Per quanto riguarda i medici, a parte alcuni punti percentuali- spiega Antonino Palermo (nella foto), segretario regionale Anaao Assomed Sicilia- non vi è stato un rinnovo contrattuale perché lo Stato non riconosce le nostre richieste».
Turni massacranti e stressanti, aggressioni fisiche e verbali, assenza di turn-over e medici che emigrano o, guardando a condizioni migliori, preferiscono rivolgersi al settore privato, con condizioni economiche e di lavoro più vantaggiose e serene, piuttosto che al pubblico, causando uno svuotamento consistente degli ospedali.
«Chiediamo condizioni di lavoro dignitose- spiega Palermo- dal momento che esercitiamo la professione con un numero ridotto di medici andando incontro sempre più spesso a molte più ore di servizio di quanto stabilito dal contratto al fine di garantire le cure necessarie ai cittadini. E tutto questo a costo a zero».
Si calcola infatti che nella Sanità pubblica siciliana ad oggi manchino 3/4 mila medici. «Siamo in attesa che le reti sanitarie vengano approvate dal Ministero della Salute. Intanto non si fanno concorsi e tanti medici specializzati non riescono a trovare il loro spazio definitivo. Nonostante la maggior parte dei medici precari siano stati regolarizzati. Tutto ciò però non è servito a sanare il deficit di sanitari».
A questo si aggiunge la situazione dei giovani medici: «Tra le nostre richieste c’è anche l’estensione del numero di accessi alle scuole di specializzazione che al momento- sottolinea Palermo- non corrisponde al numero di medici di cui si avrà bisogno per il turn-over in futuro. Si stima infatti che nei prossimi cinque anni in Italia dai 30 mila ai 50 mila medici andranno in pensione».
A fare le spese di tutte queste problematiche sono anche i pazienti stipati in Pronto soccorso a cui si accede spesso anche in maniera impropria a causa della carenza dei servizi sul territorio.
«Accade così che al cittadino si dà sempre di meno, con spazi nettamente ristretti e sovraffollati- dichiara Palermo- e aumentano le liste d’attesa soprattutto in Pronto soccorso. Il paziente non può far altro che rivolgere il proprio malcontento agli operatori sanitari, medici e infermieri. Ecco il motivo dello sciopero: mettere al corrente gli utenti che i medici lavorano per garantire il SSN che di anno in anno si sta svuotando di risorse soprattutto umane. Ci auguriamo che la politica prenda atto delle nostre richieste e ci possa dare delle risposte concrete».